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UZBEKISTAN

17- 29 marzo 2018

Taskent - Samarcanda - Shakhrisabz -  Sayrob - Boisun - Bukhara - Khiwa - Castelli del deserto - Nukus - Moynaq - Lago Aral

 

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Paese straordinario, ben al di sopra delle aspettative. Le città sono veri e propri musei all'aperto. Tra moschee, madrasse (scuole coraniche), mausolei, c'è da perdere la testa. La gente è decisamente ospitale, interessata ai turisti che accoglie con grande cordialità, anche se c'è una forte difficoltà di comunicazione per la non conoscenza dell'inglese. Molti, specie nei villaggi, amano vestire i costumi tradizionali. C'è un bell'artigianato di tappeti, di oggetti intagliati e di ceramica. La cucina è gradevole ma va bene solo per i primi due giorni, poi ripropone sempre gli stessi piatti. La viabilità è discreta ma è obbligatorio avere un autista, utile anche perché non esistono indicazioni stradali. Il turismo è in crescita e gli alloggi sono accettabili. Prezzi naturalmente ai minimi storici. Quindi un paese tutto da vedere in 12-15 giorni, in primavera perché in estate le temperature sono altissime.

Sabato 17: siamo partiti da Bologna alle 10:45 del mattino e dopo una sosta a Mosca di circa 3 ore (ben 13 gradi sotto zero) siamo arrivati a Taskent alle 22:30 (ora italiana 2:45 - fuso orario di 4 ore). All'aeroporto abbiamo trovato un pulmino da 12 posti con autista e la guida Giulia che ci ha poi accompagnato per tutto il viaggio. Giulia parla benissimo l'italiano e conosce il suo Paese alla perfezione per cui si è dimostrata insostituibile. Abbiamo trascorso una notte tranquilla presso i Samyr hotel che si trova in una zona silenziosa ed è pulito e accogliente.

Domenica 18: l'appuntamento con Giulia era alle 12:00 e all'uscita dell'hotel abbiamo trovato regolarmente il pulmino. Abbiamo attraversato grandi viali con ambasciate e abbiamo parcheggiato di fronte al Teatro di Taskent, costruito di recente ma che ha già ospitato vari spettacoli internazionali. E' stato possibile visitare solo l'esterno della costruzione.

Verso le 13:00 casualmente ci siamo imbattuti in una festa organizzata da alcuni sindaci delle città limitrofe in occasione del Navruz, la festa di primavera**. Siamo stati ospitati all'interno di un vasto cortile, abbastanza dimesso per il vero, e abbiamo pranzato gratuitamente con loro, con i cibi che utilizzano abitualmente in queste occasioni. Al centro del cortile un cuoco mescolava e serviva il riso da un enorme pentolone poi i piatti venivano portati ai tavoli con un passamano tra i commensali. Ci hanno servito varie verdure molto speziate, con salse varie, abbinate al loro piatto nazionale denominato plov, riso con verdure, uvetta e carne di montone. Fin dai primi momenti del viaggio gli Uzbeki si sono rivelati estremamente ospitali.

Nel pomeriggio abbiamo proseguito l'itinerario di visita a piedi cercando un hotel per cambiare gli euro nella loro valuta, il Som, (1 € circa 10.000 som). Abbiamo trovato un cambio disponibile nel hotel Uzbekistan dove c'era una coppia di sposi che si è fatta fotografare. Poco distante, in una grande piazza, nei pressi di un parco, il monumento equestre dedicato a Tamerlano.

Con il pulmino abbiamo lasciato la parte nuova della città e abbiamo raggiunto la città vecchia dove ci sono diverse moschee costruite abbastanza di recente. Tutta la città infatti è stata distrutta nel 1966 da un grande terremoto per cui tantissime zone della città sono state ricostruite.

Il complesso di maggior pregio è denominato Kast Imom**: su una vasta piazza si affaccia la Moschea del Venerdì - Hazroti Imom, con alti minareti, la madrassa di Barak Khan, nel cui cortile si affacciano numerosi negozietti e il Museo Moile Mobarek, con entrata a pagamento, che conserva il Corano di Osama, il più antico esistente al mondo, scritto e dipinto su pelle di montone. La piazza e il parco limitrofo sono molto animati e abbiamo trovato bimbi che facevano volare gli aquiloni.

Con il pulmino ci siamo spostati nella zona del Bazar Chorsu** in parte all'aperto e in parte all'interno di una grande struttura a cupola. L'area è molto vasta e i prodotti venduti sono suddivisi per zona. Abbiamo visitato l'area dei fornai dove le pagnotte rotonde, grandi quasi come una pizza, vengono cotte attaccandole sulle pareti del forno. I prodotti della terra vengono venduti direttamente sul marciapiede da donne in abbigliamento tradizionale. L'edificio centrale è rotondo, ricoperto da un enorme cupola. Qui i banconi sono disposti a cerchi concentrici e suddivisi in base ai prodotti venduti.

A piedi abbiamo raggiunto una stazione della metropolitana e siamo usciti nei pressi della Piazza della Indipendenza, dove abitualmente si svolgono le parate. In lontananza il Palazzo del Senato e al centro del vasto parco il monumento del Milite Ignoto, con la classica tradizionale fiamma che arde perennemente. Siamo andati a cenare in un bel ristorante di cui ricordo un armadio pieno di statuette di Babbo Natale, cosa particolarmente strana in questi luoghi.

Lunedì 19: alle 8:15 siamo partiti con un treno ad alta velocità e alle 10:15 siamo scesi a Samarcanda**. L’interno della stazione di Samarcanda è arredato con grandi vetrate colorate.

Il pulmino ci ha condotti sulla collina di Afrosiab**, una zona archeologica che nasconde i resti della città antica di Samarcanda. Visitando l'interessante museo, Giulia ci ha raccontato le origini storiche della città. Abbiamo anche passeggiato sulle collinette erbose circostanti, sotto le quali ci sono i resti dell'antica città. Le collinette sono frequentate da pastori con le loro pecore e, dall'alto, si possono ammirare le moschee in lontananza.

Siamo poi andati a visitare l'osservatorio astronomico di Ulughbek** costruito nel 1420 dal figlio di Tamerlano. Costui era un famoso astronomo che aveva accolto a Samarcanda studiosi da tutte le parti del mondo.  L’osservatorio è stato scoperto agli inizi del 900. Al centro dell'osservatorio c'è un enorme sestante** e poco distante c’è un museo che illustra le grandi conoscenze astronomiche dell'epoca. In un piccolo parco adiacente alla osservatorio astronomico ci siamo fermati in un ristorante per un pranzo a base di vari tipi di verdura condita con salse e spezie, spendendo € 2 a testa.

Shakhi-Zinda** è un complesso di mausolei di eccezionale bellezza, forse il luogo più suggestivo della città. Essendo meta di pellegrinaggi, è sempre affollato di devoti in preghiera. E' costituito da uno stretto percorso sul quale si affacciano meravigliosi edifici rivestiti di maiolica. Si alternano piccoli cortili, archi, scalinate ripide. Gli edifici, rivestiti di maiolica anche nelle pareti interne, contengono le tombe di familiari di Tamerlano e il santuario, situato al termine del complesso, ospita la tomba di un cugino del profeta Maometto, attorno alla quale si affollano i pellegrini. A piedi, in pochi minuti, abbiamo raggiunto un'altra vasta area archeologica formata da 4 edifici in gran parte restaurati. Trattasi della Madrassa (scuola coranica) e del Mausoleo di Bibi-Khanum**, con l'annessa splendida Moschea del Venerdì, risalente all'epoca di Tamerlano. Abbiamo costeggiato a piedi il Bazar (chiuso per la festività) fino alla piazza che accoglie la grande statua dell'ultimo presidente, morto lo scorso anno. Di qui, mediante un breve pedonale, abbiamo raggiunto il Reghistan**, il cuore di Samarcanda, costituito da una vasta area circondata da tre scuole coraniche, la Madrassa di Ulugbek, di Sher-dor e di Tillya-Kari. La piazza è davvero molto scenografica, indimenticabile. In occasione della festa di primavera nella piazza c'erano suonatori e danzatori e comuni cittadini in costume tradizionale, ben disposti a farsi fotografare. All'interno delle madrasse abbiamo visitato piccoli negozi di artigianato, con strumenti musicali, oggetti in legno e tappeti. Siamo rientrati in albergo verso le 18:30 e poi a cena in un’abitazione privata in cui il proprietario ha organizzato una trattoria. Era il compleanno di Enrico per cui l'agenzia ha offerto una bellissima torta. Siamo poi rientrati in hotel (Hotel Ziloz Baxt, comodo ma con poca connessione internet).

Martedì 20: usciti dall'albergo siamo andati a visitare il Mausoleo di Gur-Emir**, la cosiddetta Necropoli dei Temuridi, che accoglie le spoglie di Tamerlano, di due suoi figli e di un suo nipote. E' un edificio ottagonale con ricche decorazioni in maiolica che contiene varie tombe allineate. Tra queste, di giada scura, la tomba di Tamerlano. Usciti con l'auto dalla città, abbiamo fatto sosta nei pressi del villaggio di Urgut, per visitare un grande bazar, costituito da edifici allineati, tanti negozietti di merce varia e bancarelle. Francamente poco interessante. Siamo ripartiti dopo un paio d'ore e, seguendo una strada tra le colline, abbiamo raggiunto un area dove, da informazioni raccolte dal nostro autista, avremmo potuto assistere al buskashi** (Kupkari in uzbeko). E' una gara tradizionale di origine afgana, nella quale centinaia di cavalieri cercano di afferrare un montone decapitato e di portarlo alla meta. Uno spettacolo molto insolito e decisamente emozionante al quale abbiamo assistito rimanendo sui bordi della collina. Le competizioni si susseguono una dopo l'altra. Ci siamo trattenuti per un paio d'ore.

Abbiamo pranzato in un ristorante abbastanza misero, con brutti bagni all'esterno, spendendo circa €1 a testa e in seguito siamo ritornati a Samarcanda nei pressi della piazza Reghistan dove abbiamo assistito alle danze di ragazze in costume, con l'accompagnamento di musiche tradizionali. Qualcuno di noi è andato a visitare il vicino Bazar. Abbiamo cenato con ottime costine di agnello in un ristorante molto elegante, denominato Oasis Garden, raggiunto a piedi.

Mercoledì 21: siamo partiti da Samarcanda verso le 9:00 e, dopo circa un'ora di viaggio, ci siamo fermati in una yurta nei pressi del villaggio di Arabbandi per visitare una fabbrica di tappeti. I proprietari, molto gentili, ci hanno offerto una colazione a base di marmellata di germogli di grano. La strada che porta verso Shakhrisabz, circa 90 km, attraversa un passo non è agibile per un pulmino delle nostre dimensioni e, per questo motivo, abbiamo dovuto effettuare un percorso più lungo, circa 150 km. Casualmente, attraversando un villaggio, il nostro autista ha identificato un gruppo di persone che stavano assistendo ad un combattimento tra i galli. Inevitabile la sosta, decisamente molto interessante. Siamo arrivati a Shakhrisabz**, la città di Tamerlano, verso le 13:00 e, per pranzo abbiamo sostato nel gazebo di un ristorante molto caratteristico, all'aperto. Abbiamo assaggiato i Lagman che sono spaghetti tipici di questo paese.

Nel pomeriggio abbiamo visitato le tre più importanti aree archeologiche della città, collegate tra loro da un piacevole parco pedonale, con fontane, piccoli negozi sul lato e una grande statua di Tamerlano. E' un'area ristrutturata di recente che termina con i resti del Palazzo Bianco (Ak-Saray), la grandiosa residenza di Tamerlano, ora totalmente in rovina. Eravamo stati informati che ci sarebbe stata una manifestazione importante ai piedi dell'ingresso del palazzo reale per cui abbiamo cercato di raggiungere quest'area, ma non è stato possibile per i controlli dei militari. Rientrati verso le 18:30 all'hotel Shakhrisabz, abbiamo trovato un invito ufficiale dalle autorità per assistere allo spettacolo, per cui siamo ritornati nell'area del Castello dove ci erano stati riservati posti a sedere in prima fila. Si trattava di una sfilata di moda con splendide modelle in costumi folkloristici o in abbigliamento moderno. Il tutto nell'area prospiciente al castello, illuminato con luci colorate. Serena è stata intervistata dalla TV locale.

Siamo andati a cena in un ristorante dove siamo stati sistemati in un chiostro sotto una tettoia. Abbiamo mangiato bene, ma purtroppo al freddo. L’hotel che ci ha ospitato si è dimostrato scarso: l'acqua non era riscaldata a sufficienza e funzionava solo in determinati orari. Anche la colazione era modesta.

Giovedì 22: abbiamo lasciato l'hotel verso le 9:00 e poco dopo abbiamo fatto una brevissima sosta per acquistare frutta e verdura. Una donna si è avvicinata al pulmino con un braciere da cui veniva fumo molto denso dicendo frasi sconnesse. La guida Giulia ci ha spiegato che si tratta di Beganum Hamala, una pianta del deserto che contiene un alcaloide che storicamente si era dimostrata efficace durante la peste e che attualmente la popolazione utilizza in caso di malattia. Purtroppo che ci ha spuzzolentato tutta la macchina.

Abbiamo proseguito verso sud, raggiungendo il villaggio di Sayrob, costituito da una piazzetta con due immensi alberi, all'interno dei quali sono state ricavate delle piccole scuole coraniche. Scendendo alcuni gradini, è possibile visitare l'interno di questi enormi alberi che contengono una piccola cappella con altare tappeti e oggetti religiosi. Questo villaggio pare sia patrimonio dell'UNESCO, ma non è chiaro il motivo. Abbiamo pranzato all’aperto, mangiando delle specie di calzoni denominati samsà, pieni di verdura con pezzi di agnello.

Verso le 15:15 siamo arrivati a Boisun e ci siamo sistemati all'hotel Gaza. La città è circondata da colline aride con una panorama abbastanza caratteristico e scorci molto belli. Il paese è privo di particolari attrazioni per cui ci siamo limitati a visitare un caratteristico bazar poi, causa pioggia, verso le 18:00 siamo ritornati e abbiamo cenato discretamente nel ristorante dell’hotel. La visita a Sayrob e Boisun, cittadine senza specifiche attrazioni, ha comporto una deviazione di molti chilometri e ci ha costretto a limitare il tempo destinato alla città di Bukhara.

Venerdì 23: partiti verso le 6:30, siamo arrivati a Bukhara**, distante 330 km verso le 13:15. Lungo la strada abbiamo effettuato una breve sosta per visitare una antica cisterna per la raccolta dell'acqua. In città ci siamo sistemati presso l'hotel Fatima, con belle camere, proprio vicino alla piazza Lyabi-Hauz**, costruita attorno ad una vasca del 1600, sulla quale si affaccia la Madrassa di Nadir Divambegi e, da un lato, la Madrassa di Kukeldash*. Dopo un pranzo veloce in un ristorante poco distante, abbiamo iniziato il giro della città, iniziando dalla vicina Moschea di Maghoki-Attar*, la più antica della città, esplorando poi il labirinto degli antichi bazar coperti*, sormontati da cupole, un crocevia di piccoli mercati, negozietti, bancarelle. Proseguendo il percorso, dopo gli acquisti di rito, abbiamo deviato verso una vasta piazza sulla quale si fronteggiano due splendide Madrasse: di Ulugbek** e di Abdulaziz-Khan**, con cortili interni e stanze riccamente decorate. Bancarelle e rivenditori, con i loro prodotti artigianali, sono ospiti abituali di moschee e madrasse.

A poche centinaia di metri, superata la splendida area dei bazar coperti, si raggiunge una un'altra magnifica piazza sulla quale si staglia il Minareto Kalon**, del 1127, per secoli il più alto dell'Asia, perfettamente conservato. Chiudono la piazza la Moschea Kalon** e la Madrassa di Mir-i Arab**, un complesso che lascia senza parole. Tutte le strutture sono restaurate e visitabili, nei cortili interni, nei chiostri e nelle stanze. Peccato le auto parcheggiate ai lati della piazza. L'itinerario prosegue verso la cittadella, denominata Ark**, circondata da alte mura**, all'interno della quale si visitano la Moschea Juma del venerdì** e i vari padiglioni del palazzo reale. Di fronte all'Arak, il Registan, ampia piazza e antico cuore della città e, dall'altra parte della strada, la Moschea di Bolo-Hauz**  con, a fianco, la Torre dell'acqua. Il bazar e i vari monumenti di notte hanno una illuminazione molto suggestiva.

Siamo ritornati all'hotel verso le 19:00 ma, per mancanza della luce elettrica non abbiamo potuto fare la doccia. Al ristorante, situato all'interno di un bellissimo negozio di tappeti a poche centinaia di metri dall'hotel, abbiamo mangiato un ottimo plov. La visita si è conclusa con un fuori programma inaspettato. Giulia ci ha accompagnato nella magnifica abitazione di una sua conoscente, commerciante di tappeti, che ci ha permesso di fotografare la struttura e l'arredamento straordinario delle sale.

Sabato 24: verso le 8:30 abbiamo raggiunto una vasto parco periferico che accoglie il magnifico mausoleo di Chashma-Ayub*, sormontato da una insolita cupola conica, che ospita la Fonte di Giobbe e il mausoleo dei Samanidi*, uno dei più antichi dell'Asia, di forma cubica. Ci siamo diretti verso Khiwa che dista circa 460 km, lungo una buona strada, percorsa da pochissimi veicoli , facendo sosta per il pranzo in un fatiscente grill frequentato da camionisti e personaggi molto caratteristici. Arrivati a Khiwa** verso le 16:30, ci siamo sistemati presso l’Hotel Arkanchi, ottimo per il confort e la posizione, essendo situato in prossimità del centro.

La città è totalmente circondata dalle mura e chiusa al traffico automobilistico. A piedi abbiamo iniziato una visita preliminare alla vicina madrassa di Mohammed Amin Khan**, trasformata in hotel (Orient Star) a fianco della quale sorge il Minareto Kalta-minor**, un tronco di cono interamente rivestito di maiolica. Doveva essere il minareto più alto del Islam ma è rimasto incompiuto. L'ingresso ovest delle mura è forse il più interessante e caratteristico. Nella piazza un grande pannello descrive i percorsi antiche della Via della Seta. Visto l'orario, abbiamo fatto un giro solo esplorativo. Siamo rientrati all'hotel verso le 19:30 e poi a piedi siamo andati al ristorante situato anche questo in un antico edificio storico.

Domenica 25: era nostra intenzione visitare il bazar di Khiwa che però abbiamo trovato chiuso per allestimenti in vista di prossime festività. Percorrendo circa 100 km siamo arrivati nel deserto del Kara-kul, situato a nord di Khiwa, nella cosiddetta zona dei castelli**. E' un vasto sito archeologico costellato dai resti di numerosi castelli del 3° e 4° secolo a.C., risalenti alla dinastia Korezm. Abbiamo visitato una prima fortezza denominata Tuprak Kalà** e, poco distante, un'altra area denominata Ayaz Kalà** costituita da 3 fortezze vicine l'una all'altra, che abbiamo potuto visitare salendo all'interno attraverso varchi nelle mura. I castelli sono diroccati ma è ben riconoscibile la struttura originaria. Il deserto intorno è in gran parte ricoperto di sale. Abbiamo pranzato nella yurta dei nomadi e visitato poi un allevamento di cammelli. Siamo ripartiti verso le 15:30 per arrivare a Khiwa alle 17:15 con un cielo nebbioso e molto caldo. Ci siamo riservati un paio d'ore per una passeggiata nella città, un vero e proprio museo all'aperto. A piedi sono salito sulle alte mura per una veduta della città dall'alto, al tramonto. L'accesso alle mura è situato presso la porta nord della città. Abbiamo cenato in un ristorante nei pressi dell'hotel assistendo ad uno spettacolo di cantanti e ballerine in costume.

Lunedì 26: abbiamo dedicato la bella giornata di sole alla visita di Khiwa, città ricchissima di monumenti, madrasse e moschee estremamente decorate con splendide maioliche. Su ogni strada si affacciano antichi monumenti molti dei quali sono attualmente adibite a musei, mentre altri accolgono bancarelle con oggetti di artigianato o sono addirittura abitati. Il Kuhna Ark** è la fortezza e residenza  dei sovrani di Khiwa, costituita da numerosi cortili e padiglioni tra cui spiccano la Moschea estiva, la Sala del trono, l'harem. La Moschea Juma** è molto caratteristica per il colonnato interno formato da ben 218 colonne di legno intagliato che sostengono il tetto. A fianco il Minareto Juma*. La Medressa Mohammed Rakhim Khan ** è una delle più grandi della città, riccamente decorata. La madrassa ospita i manoscritti del khan, che era anche un poeta. Di fronte a questa, nella Madrassa Arabkhan* abbiamo assistito, pagando una modesta somma, ad uno spettacolo di funamboli, tradizione circense caratteristica dell'Uzbekistan, mantenuta e tramandata da poche famiglie. Poco distante un altro piccolo museo è dedicato ad una fotografo che, avendo documentato il lavoro e la povertà della popolazione, era stato messo al bando dal regime sovietico.

Durante la passeggiata tra moschee e mausolei, siamo per caso capitati in un cortile dove una famiglia stava preparando un enorme pentolone di marmellata di cereali. Siamo stati accolti con grande piacere tant'è che i padroni di casa, con la musica a tutto volume, hanno improvvisato balli folcloristici. Nel cortile il piccolo di famiglia era sistemato e legato con fasce nella famosa culla che viene utilizzata fino a 2 anni di età. Abbiamo completato il giro delle possenti mura che, a tratti sono affiancate da antiche tombe. Abbiamo sostato per il pranzo nel ristorante della sera prima, in compagnia di anziani giocatori di scacchi.

Tappa pomeridiana il mausoleo di Pahlavon-Mahmud**, uno degli edifici più belli della città, che ospita una tomba e un sarcofago e, nel cortile, abbiamo visitato diverse botteghe di artigiani del legno. La Madrassa di Islam-Khoja**, sormontata da un magnifico minareto rivestito di piastrelle di maiolica colorata, il più alto dell'Uzbekistan, ospita un piccolo museo di Arti Applicate, dove sono esposti tappeti, vasi e manufatti antichi. Il Palazzo Tosh-Hovli (Tash-Khauli)** fu fatto costruire nell'ottocento da Allakuli Khan e contiene le decorazioni più sontuose della città, con sala del trono, harem, cortili, colonne di legno intagliate. In uno dei cortili una struttura rialzata costituiva la base per l'allestimento di una yurta per accogliere gli ospiti.

Verso sera siamo rientrati nel Kuhna Ark, il palazzo dei sovrani, già visitato al mattino, e siamo saliti sulla Torre di guardia* per effettuare delle fotografie dalle mura dalla porta ovest con la luce favorevole del tramonto. Abbiamo cenato in un ristorante situato nei pressi della moschea del venerdì, sistemati addirittura dai ristoratori nella loro casa privata. Il racconto probabilmente contiene varie imprecisioni ma il numero così elevato di monumenti visitati, situati uno accanto all'altro, determina una certa difficoltà nella ricostruzione dell'itinerario. Rimane forte lo stupore per l'incredibile bellezza complessiva.

Martedì 27: alle 9:00 abbiamo lasciato Khiwa e ci siamo diretti verso Nukus distante 190 km. Lungo il percorso abbiamo fatto una breve deviazione per raggiungere la Torre del Silenzio*, dove secondo la tradizione di Zoroastro venivano lasciati i cadaveri per essere scarnificati dagli uccelli. Si sale in breve sulla collina e, attraverso uno stretto passaggio, si arriva sulla sommità della torre. Siamo arrivati a Nukus alle 13:00 circa, al Jipek Jolie Hotel e abbiamo pranzato in un ristorante a base di pesce.  

La città è rinomata perché durante il regime di Stalin un ricco mecenate Igor Savitsky, per valorizzare le personali qualità artistiche, aveva realizzato una grande raccolta di dipinti e opere di artisti messi al bando dalle regime. Si tratta del Museo d'Arte Savitsky* che accoglie in realtà una piccola parte delle opere che vengono esposte a rotazione. Nel vi è una sezione etnografica con gioielli, oggetti d'uso comune, tessuti e abbigliamento, forse più interessante della pinacoteca. All'ingresso del museo siamo capitati durante il servizio fotografico di un matrimonio e abbiamo avuto la possibilità di fare varie foto anche durante il lancio di colombe bianche. Verso sera abbiamo effettuato una passeggiata al bazar, molto grande e vivace e abbiamo cenato nel ristorante dell'albergo.

Mercoledì 28: siamo partiti da Nukus verso le 8:00 del mattino per raggiungere Moynaq che si trova 200 km a nord. La strada è poco frequentata e abbastanza dissestata e, nell'ultimo tratto siamo incappati in un forte acquazzone, cosa rara per questi luoghi desertici. Siamo arrivati verso le 11:15 ma purtroppo abbiamo trovato il museo chiuso per motivi di restauro. All'estremità nord della cittadina abbiamo sostato in un grande piazzale dominato da un faro. Era l'ingresso del porto di Nukus** prima del prosciugamento del lago Aral. Dall'alto del piazzale è possibile vedere i resti arrugginiti di numerosi pescherecci arenati sulla sabbia, a ricordo del disastro ecologico realizzato dal regime stalinista. Grazie al cielo molto nuvoloso dopo il temporale, abbiamo potuto vedere questo ambiente in un contesto estremamente caratteristico.

Ripartiti da Moynaq verso le 13:00, abbiamo fatto sosta presso la Necropoli di Mizfakhan*, un enorme cimitero sulla collina con una infinità di tombe, cippi, lapidi di ogni epoca, in un disordine sconcertante, interessante per la presenza di antiche tombe e mausolei con mosaici. Verso le 17:00 abbiamo cenato in città, assaggiando una strana pasta sfoglia con carne e verdure. Alle 19:00 ci siamo imbarcati e, con un volo di un paio d'ore, siamo arrivati a Taskent alle 23:30. Un'auto ci aspettava per condurci all'Hotel Samir, utilizzato il primo giorno.

Giovedì 29: Dopo colazione ci ha accolto la responsabile dell'agenzia turistica, portando un regalo. Avendo la mattina libera, siamo ritornati a visitare la scuola coranica, già vista all'inizio del viaggio, con i suoi negozietti di artigianato. Di seguito una nuova visita al bazar. Ci siamo imbarcati verso le 15:30 per il ritorno in Italia.

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