Paese
straordinario, ben al di sopra delle aspettative. Le città sono veri
e propri musei all'aperto. Tra moschee, madrasse (scuole coraniche),
mausolei, c'è da perdere la testa. La gente è decisamente ospitale,
interessata ai turisti che accoglie con grande cordialità, anche se
c'è una forte difficoltà di comunicazione per la non conoscenza
dell'inglese. Molti, specie nei villaggi, amano vestire i costumi
tradizionali. C'è un bell'artigianato di tappeti, di oggetti
intagliati e di ceramica. La cucina è gradevole ma va bene solo per
i primi due giorni, poi ripropone sempre gli stessi piatti. La
viabilità è discreta ma è obbligatorio avere un autista, utile anche
perché non esistono indicazioni stradali. Il turismo è in crescita e
gli alloggi sono accettabili. Prezzi naturalmente ai minimi storici.
Quindi un paese tutto da vedere in 12-15 giorni, in primavera perché
in estate le temperature sono altissime.
Sabato 17:
siamo partiti da Bologna alle 10:45 del mattino e dopo una sosta a
Mosca di circa 3 ore (ben 13 gradi sotto zero) siamo arrivati a
Taskent alle 22:30 (ora italiana 2:45 - fuso orario di 4 ore).
All'aeroporto abbiamo trovato un pulmino da 12 posti con autista e
la guida Giulia che ci ha poi accompagnato per tutto il viaggio.
Giulia parla benissimo l'italiano e conosce il suo Paese alla
perfezione per cui si è dimostrata insostituibile. Abbiamo trascorso
una notte tranquilla presso i Samyr hotel che si trova in una zona
silenziosa ed è pulito e accogliente.
Domenica 18:
l'appuntamento con Giulia era alle 12:00 e all'uscita dell'hotel
abbiamo trovato regolarmente il pulmino. Abbiamo attraversato grandi
viali con ambasciate e abbiamo parcheggiato di fronte al Teatro di
Taskent, costruito di recente ma che ha già ospitato vari spettacoli
internazionali. E' stato possibile visitare solo l'esterno della
costruzione.
Verso le 13:00
casualmente ci siamo imbattuti in una festa organizzata da alcuni
sindaci delle città limitrofe in occasione del Navruz, la festa
di primavera**. Siamo stati ospitati all'interno di un vasto
cortile, abbastanza dimesso per il vero, e abbiamo pranzato
gratuitamente con loro, con i cibi che utilizzano abitualmente in
queste occasioni. Al centro del cortile un cuoco mescolava e serviva
il riso da un enorme pentolone poi i piatti venivano portati ai
tavoli con un passamano tra i commensali. Ci hanno servito varie
verdure molto speziate, con salse varie, abbinate al loro piatto
nazionale denominato plov, riso con verdure, uvetta e carne
di montone. Fin dai primi momenti del viaggio gli Uzbeki si sono
rivelati estremamente ospitali.
Nel pomeriggio
abbiamo proseguito l'itinerario di visita a piedi cercando un hotel
per cambiare gli euro nella loro valuta, il Som, (1 € circa 10.000
som). Abbiamo trovato un cambio disponibile nel hotel Uzbekistan
dove c'era una coppia di sposi che si è fatta fotografare. Poco
distante, in una grande piazza, nei pressi di un parco, il monumento
equestre dedicato a Tamerlano.
Con il pulmino
abbiamo lasciato la parte nuova della città e abbiamo raggiunto la
città vecchia dove ci sono diverse moschee costruite abbastanza di
recente. Tutta la città infatti è stata distrutta nel 1966 da un
grande terremoto per cui tantissime zone della città sono state
ricostruite.
Il complesso
di maggior pregio è denominato Kast Imom**: su una vasta
piazza si affaccia la Moschea del Venerdì - Hazroti Imom, con
alti minareti, la madrassa di Barak Khan, nel cui cortile si
affacciano numerosi negozietti e il Museo Moile Mobarek, con
entrata a pagamento, che conserva il Corano di Osama, il più
antico esistente al mondo, scritto e dipinto su pelle di montone. La
piazza e il parco limitrofo sono molto animati e abbiamo trovato
bimbi che facevano volare gli aquiloni.
Con il pulmino
ci siamo spostati nella zona del Bazar Chorsu** in parte
all'aperto e in parte all'interno di una grande struttura a cupola.
L'area è molto vasta e i prodotti venduti sono suddivisi per zona.
Abbiamo visitato l'area dei fornai dove le pagnotte rotonde, grandi
quasi come una pizza, vengono cotte attaccandole sulle pareti del
forno. I prodotti della terra vengono venduti direttamente sul
marciapiede da donne in abbigliamento tradizionale. L'edificio
centrale è rotondo, ricoperto da un enorme cupola. Qui i banconi
sono disposti a cerchi concentrici e suddivisi in base ai prodotti
venduti.
A piedi
abbiamo raggiunto una stazione della metropolitana e siamo usciti
nei pressi della Piazza della Indipendenza, dove abitualmente
si svolgono le parate. In lontananza il Palazzo del Senato e al
centro del vasto parco il monumento del Milite Ignoto, con la
classica tradizionale fiamma che arde perennemente. Siamo andati a
cenare in un bel ristorante di cui ricordo un armadio pieno di
statuette di Babbo Natale, cosa particolarmente strana in questi
luoghi.
Lunedì 19:
alle 8:15 siamo partiti con un treno ad alta velocità e alle 10:15
siamo scesi a Samarcanda**. L’interno della stazione di
Samarcanda è arredato con grandi vetrate colorate.
Il pulmino ci
ha condotti sulla collina di Afrosiab**, una zona
archeologica che nasconde i resti della città antica di Samarcanda.
Visitando l'interessante museo, Giulia ci ha raccontato le origini
storiche della città. Abbiamo anche passeggiato sulle collinette
erbose circostanti, sotto le quali ci sono i resti dell'antica
città. Le collinette sono frequentate da pastori con le loro pecore
e, dall'alto, si possono ammirare le moschee in lontananza.
Siamo poi
andati a visitare l'osservatorio astronomico di Ulughbek**
costruito nel 1420 dal figlio di Tamerlano. Costui era un famoso
astronomo che aveva accolto a Samarcanda studiosi da tutte le parti
del mondo. L’osservatorio è stato scoperto agli inizi del 900. Al
centro dell'osservatorio c'è un enorme sestante** e poco
distante c’è un museo che illustra le grandi conoscenze astronomiche
dell'epoca. In un piccolo parco adiacente alla osservatorio
astronomico ci siamo fermati in un ristorante per un pranzo a base
di vari tipi di verdura condita con salse e spezie, spendendo € 2 a
testa.
Shakhi-Zinda**
è un complesso di mausolei di eccezionale bellezza, forse il luogo
più suggestivo della città. Essendo meta di pellegrinaggi, è sempre
affollato di devoti in preghiera. E' costituito da uno stretto
percorso sul quale si affacciano meravigliosi edifici rivestiti di
maiolica. Si alternano piccoli cortili, archi, scalinate ripide. Gli
edifici, rivestiti di maiolica anche nelle pareti interne,
contengono le tombe di familiari di Tamerlano e il santuario,
situato al termine del complesso, ospita la tomba di un cugino del
profeta Maometto, attorno alla quale si affollano i pellegrini. A
piedi, in pochi minuti, abbiamo raggiunto un'altra vasta area
archeologica formata da 4 edifici in gran parte restaurati. Trattasi
della Madrassa (scuola coranica) e del Mausoleo di Bibi-Khanum**,
con l'annessa splendida Moschea del Venerdì, risalente all'epoca di
Tamerlano. Abbiamo costeggiato a piedi il Bazar (chiuso per la
festività) fino alla piazza che accoglie la grande statua
dell'ultimo presidente, morto lo scorso anno. Di qui, mediante un
breve pedonale, abbiamo raggiunto il Reghistan**, il cuore di
Samarcanda, costituito da una vasta area circondata da tre scuole
coraniche, la Madrassa di Ulugbek, di Sher-dor e di
Tillya-Kari. La piazza è davvero molto scenografica,
indimenticabile. In occasione della festa di primavera nella piazza
c'erano suonatori e danzatori e comuni cittadini in costume
tradizionale, ben disposti a farsi fotografare. All'interno delle
madrasse abbiamo visitato piccoli negozi di artigianato, con
strumenti musicali, oggetti in legno e tappeti. Siamo rientrati in
albergo verso le 18:30 e poi a cena in un’abitazione privata in cui
il proprietario ha organizzato una trattoria. Era il compleanno di
Enrico per cui l'agenzia ha offerto una bellissima torta. Siamo poi
rientrati in hotel (Hotel Ziloz Baxt, comodo ma con poca connessione
internet).
Martedì
20:
usciti dall'albergo siamo andati a visitare il Mausoleo di
Gur-Emir**, la cosiddetta Necropoli dei Temuridi, che accoglie
le spoglie di Tamerlano, di due suoi figli e di un suo nipote. E' un
edificio ottagonale con ricche decorazioni in maiolica che contiene
varie tombe allineate. Tra queste, di giada scura, la tomba di
Tamerlano. Usciti con l'auto dalla città, abbiamo fatto sosta nei
pressi del villaggio di Urgut, per visitare un grande bazar,
costituito da edifici allineati, tanti negozietti di merce varia e
bancarelle. Francamente poco interessante. Siamo ripartiti dopo un
paio d'ore e, seguendo una strada tra le colline, abbiamo raggiunto
un area dove, da informazioni raccolte dal nostro autista, avremmo
potuto assistere al buskashi** (Kupkari in uzbeko). E' una
gara tradizionale di origine afgana, nella quale centinaia di
cavalieri cercano di afferrare un montone decapitato e di portarlo
alla meta. Uno spettacolo molto insolito e decisamente emozionante
al quale abbiamo assistito rimanendo sui bordi della collina. Le
competizioni si susseguono una dopo l'altra. Ci siamo trattenuti per
un paio d'ore.
Abbiamo
pranzato in un ristorante abbastanza misero, con brutti bagni
all'esterno, spendendo circa €1 a testa e in seguito siamo ritornati
a Samarcanda nei pressi della piazza Reghistan dove abbiamo
assistito alle danze di ragazze in costume, con l'accompagnamento di
musiche tradizionali. Qualcuno di noi è andato a visitare il vicino
Bazar. Abbiamo cenato con ottime costine di agnello in un ristorante
molto elegante, denominato Oasis Garden, raggiunto a piedi.
Mercoledì
21:
siamo partiti da Samarcanda verso le 9:00 e, dopo circa un'ora di
viaggio, ci siamo fermati in una yurta nei pressi del villaggio di
Arabbandi per visitare una fabbrica di tappeti. I proprietari, molto
gentili, ci hanno offerto una colazione a base di marmellata di
germogli di grano. La strada che porta verso Shakhrisabz, circa 90
km, attraversa un passo non è agibile per un pulmino delle nostre
dimensioni e, per questo motivo, abbiamo dovuto effettuare un
percorso più lungo, circa 150 km. Casualmente, attraversando un
villaggio, il nostro autista ha identificato un gruppo di persone
che stavano assistendo ad un combattimento tra i galli. Inevitabile
la sosta, decisamente molto interessante. Siamo arrivati a
Shakhrisabz**, la città di Tamerlano, verso le 13:00 e, per
pranzo abbiamo sostato nel gazebo di un ristorante molto
caratteristico, all'aperto. Abbiamo assaggiato i Lagman che sono
spaghetti tipici di questo paese.
Nel pomeriggio
abbiamo visitato le tre più importanti aree archeologiche della
città, collegate tra loro da un piacevole parco pedonale, con
fontane, piccoli negozi sul lato e una grande statua di Tamerlano.
E' un'area ristrutturata di recente che termina con i resti del
Palazzo Bianco (Ak-Saray), la grandiosa residenza di
Tamerlano, ora totalmente in rovina. Eravamo stati informati che ci
sarebbe stata una manifestazione importante ai piedi dell'ingresso
del palazzo reale per cui abbiamo cercato di raggiungere quest'area,
ma non è stato possibile per i controlli dei militari. Rientrati
verso le 18:30 all'hotel Shakhrisabz, abbiamo trovato un invito
ufficiale dalle autorità per assistere allo spettacolo, per cui
siamo ritornati nell'area del Castello dove ci erano stati riservati
posti a sedere in prima fila. Si trattava di una sfilata di moda con
splendide modelle in costumi folkloristici o in abbigliamento
moderno. Il tutto nell'area prospiciente al castello, illuminato con
luci colorate. Serena è stata intervistata dalla TV locale.
Siamo andati a
cena in un ristorante dove siamo stati sistemati in un chiostro
sotto una tettoia. Abbiamo mangiato bene, ma purtroppo al freddo.
L’hotel che ci ha ospitato si è dimostrato scarso: l'acqua non era
riscaldata a sufficienza e funzionava solo in determinati orari.
Anche la colazione era modesta.
Giovedì 22:
abbiamo lasciato l'hotel verso le 9:00 e poco dopo abbiamo fatto una
brevissima sosta per acquistare frutta e verdura. Una donna si è
avvicinata al pulmino con un braciere da cui veniva fumo molto denso
dicendo frasi sconnesse. La guida Giulia ci ha spiegato che si
tratta di Beganum Hamala, una pianta del deserto che contiene un
alcaloide che storicamente si era dimostrata efficace durante la
peste e che attualmente la popolazione utilizza in caso di malattia.
Purtroppo che ci ha spuzzolentato tutta la macchina.
Abbiamo
proseguito verso sud, raggiungendo il villaggio di Sayrob,
costituito da una piazzetta con due immensi alberi, all'interno dei
quali sono state ricavate delle piccole scuole coraniche. Scendendo
alcuni gradini, è possibile visitare l'interno di questi enormi
alberi che contengono una piccola cappella con altare tappeti e
oggetti religiosi. Questo villaggio pare sia patrimonio dell'UNESCO,
ma non è chiaro il motivo. Abbiamo pranzato all’aperto, mangiando
delle specie di calzoni denominati samsà, pieni di verdura con pezzi
di agnello.
Verso le 15:15
siamo arrivati a Boisun e ci siamo sistemati all'hotel Gaza.
La città è circondata da colline aride con una panorama abbastanza
caratteristico e scorci molto belli. Il paese è privo di particolari
attrazioni per cui ci siamo limitati a visitare un caratteristico
bazar poi, causa pioggia, verso le 18:00 siamo ritornati e abbiamo
cenato discretamente nel ristorante dell’hotel. La visita a Sayrob e
Boisun, cittadine senza specifiche attrazioni, ha comporto una
deviazione di molti chilometri e ci ha costretto a limitare il tempo
destinato alla città di Bukhara.
Venerdì 23:
partiti verso le 6:30, siamo arrivati a Bukhara**, distante
330 km verso le 13:15. Lungo la strada abbiamo effettuato una breve
sosta per visitare una antica cisterna per la raccolta dell'acqua.
In città ci siamo sistemati presso l'hotel Fatima, con belle camere,
proprio vicino alla piazza Lyabi-Hauz**, costruita attorno ad
una vasca del 1600, sulla quale si affaccia la Madrassa di Nadir
Divambegi e, da un lato, la Madrassa di Kukeldash*. Dopo
un pranzo veloce in un ristorante poco distante, abbiamo iniziato il
giro della città, iniziando dalla vicina Moschea di Maghoki-Attar*,
la più antica della città, esplorando poi il labirinto degli
antichi bazar coperti*, sormontati da cupole, un crocevia di
piccoli mercati, negozietti, bancarelle. Proseguendo il percorso,
dopo gli acquisti di rito, abbiamo deviato verso una vasta piazza
sulla quale si fronteggiano due splendide Madrasse: di Ulugbek**
e di Abdulaziz-Khan**, con cortili interni e stanze riccamente
decorate. Bancarelle e rivenditori, con i loro prodotti artigianali,
sono ospiti abituali di moschee e madrasse.
A poche
centinaia di metri, superata la splendida area dei bazar coperti, si
raggiunge una un'altra magnifica piazza sulla quale si staglia il
Minareto Kalon**, del 1127, per secoli il più alto dell'Asia,
perfettamente conservato. Chiudono la piazza la Moschea Kalon**
e la Madrassa di Mir-i Arab**, un complesso che lascia senza
parole. Tutte le strutture sono restaurate e visitabili, nei cortili
interni, nei chiostri e nelle stanze. Peccato le auto parcheggiate
ai lati della piazza. L'itinerario prosegue verso la cittadella,
denominata Ark**, circondata da alte mura**, all'interno
della quale si visitano la Moschea Juma del venerdì** e i
vari padiglioni del palazzo reale. Di fronte all'Arak, il
Registan, ampia piazza e antico cuore della città e, dall'altra
parte della strada, la Moschea di Bolo-Hauz** con, a fianco,
la Torre dell'acqua. Il bazar e i vari monumenti di notte
hanno una illuminazione molto suggestiva.
Siamo
ritornati all'hotel verso le 19:00 ma, per mancanza della luce
elettrica non abbiamo potuto fare la doccia. Al ristorante, situato
all'interno di un bellissimo negozio di tappeti a poche centinaia di
metri dall'hotel, abbiamo mangiato un ottimo plov. La visita si è
conclusa con un fuori programma inaspettato. Giulia ci ha
accompagnato nella magnifica abitazione di una sua conoscente,
commerciante di tappeti, che ci ha permesso di fotografare la
struttura e l'arredamento straordinario delle sale.
Sabato 24:
verso le 8:30 abbiamo raggiunto una vasto parco periferico che
accoglie il magnifico mausoleo di Chashma-Ayub*, sormontato
da una insolita cupola conica, che ospita la Fonte di Giobbe
e il mausoleo dei Samanidi*, uno dei più antichi dell'Asia,
di forma cubica. Ci siamo diretti verso Khiwa che dista circa 460
km, lungo una buona strada, percorsa da pochissimi veicoli , facendo
sosta per il pranzo in un fatiscente grill frequentato da camionisti
e personaggi molto caratteristici. Arrivati a Khiwa** verso
le 16:30, ci siamo sistemati presso l’Hotel Arkanchi, ottimo per il
confort e la posizione, essendo situato in prossimità del centro.
La città è
totalmente circondata dalle mura e chiusa al traffico
automobilistico. A piedi abbiamo iniziato una visita preliminare
alla vicina madrassa di Mohammed Amin Khan**, trasformata in
hotel (Orient Star) a fianco della quale sorge il Minareto
Kalta-minor**, un tronco di cono interamente rivestito di
maiolica. Doveva essere il minareto più alto del Islam ma è rimasto
incompiuto. L'ingresso ovest delle mura è forse il più interessante
e caratteristico. Nella piazza un grande pannello descrive i
percorsi antiche della Via della Seta. Visto l'orario, abbiamo fatto
un giro solo esplorativo. Siamo rientrati all'hotel verso le 19:30 e
poi a piedi siamo andati al ristorante situato anche questo in un
antico edificio storico.
Domenica 25:
era nostra intenzione visitare il bazar di Khiwa che però abbiamo
trovato chiuso per allestimenti in vista di prossime festività.
Percorrendo circa 100 km siamo arrivati nel deserto del Kara-kul,
situato a nord di Khiwa, nella cosiddetta zona dei castelli**.
E' un vasto sito archeologico costellato dai resti di numerosi
castelli del 3° e 4° secolo a.C., risalenti alla dinastia Korezm.
Abbiamo visitato una prima fortezza denominata Tuprak Kalà**
e, poco distante, un'altra area denominata Ayaz Kalà**
costituita da 3 fortezze vicine l'una all'altra, che abbiamo potuto
visitare salendo all'interno attraverso varchi nelle mura. I
castelli sono diroccati ma è ben riconoscibile la struttura
originaria. Il deserto intorno è in gran parte ricoperto di sale.
Abbiamo pranzato nella yurta dei nomadi e visitato poi un
allevamento di cammelli. Siamo ripartiti verso le 15:30 per arrivare
a Khiwa alle 17:15 con un cielo nebbioso e molto caldo. Ci siamo
riservati un paio d'ore per una passeggiata nella città, un vero e
proprio museo all'aperto. A piedi sono salito sulle alte mura per
una veduta della città dall'alto, al tramonto. L'accesso alle mura è
situato presso la porta nord della città. Abbiamo cenato in un
ristorante nei pressi dell'hotel assistendo ad uno spettacolo di
cantanti e ballerine in costume.
Lunedì 26:
abbiamo dedicato la bella giornata di sole alla visita di Khiwa,
città ricchissima di monumenti, madrasse e moschee estremamente
decorate con splendide maioliche. Su ogni strada si affacciano
antichi monumenti molti dei quali sono attualmente adibite a musei,
mentre altri accolgono bancarelle con oggetti di artigianato o sono
addirittura abitati. Il Kuhna Ark** è la fortezza e
residenza dei sovrani di Khiwa, costituita da numerosi cortili e
padiglioni tra cui spiccano la Moschea estiva, la Sala del trono,
l'harem. La Moschea Juma** è molto caratteristica per il
colonnato interno formato da ben 218 colonne di legno intagliato che
sostengono il tetto. A fianco il Minareto Juma*. La
Medressa Mohammed Rakhim Khan
**
è una delle più grandi della città, riccamente decorata. La madrassa
ospita i manoscritti del khan, che era anche un poeta. Di fronte a
questa, nella Madrassa Arabkhan* abbiamo assistito, pagando
una modesta somma, ad uno spettacolo di funamboli, tradizione
circense caratteristica dell'Uzbekistan, mantenuta e tramandata da
poche famiglie. Poco distante un altro piccolo museo è dedicato ad
una fotografo che, avendo documentato il lavoro e la povertà della
popolazione, era stato messo al bando dal regime sovietico.
Durante la
passeggiata tra moschee e mausolei, siamo per caso capitati in un
cortile dove una famiglia stava preparando un enorme pentolone di
marmellata di cereali. Siamo stati accolti con grande piacere tant'è
che i padroni di casa, con la musica a tutto volume, hanno
improvvisato balli folcloristici. Nel cortile il piccolo di famiglia
era sistemato e legato con fasce nella famosa culla che viene
utilizzata fino a 2 anni di età. Abbiamo completato il giro delle
possenti mura che, a tratti sono affiancate da antiche tombe.
Abbiamo sostato per il pranzo nel ristorante della sera prima, in
compagnia di anziani giocatori di scacchi.
Tappa
pomeridiana il mausoleo di Pahlavon-Mahmud**, uno degli
edifici più belli della città, che ospita una tomba e un sarcofago
e, nel cortile, abbiamo visitato diverse botteghe di artigiani del
legno. La Madrassa di Islam-Khoja**, sormontata da un
magnifico minareto rivestito di piastrelle di maiolica colorata, il
più alto dell'Uzbekistan, ospita un piccolo museo di Arti Applicate,
dove sono esposti tappeti, vasi e manufatti antichi. Il Palazzo
Tosh-Hovli (Tash-Khauli)** fu fatto costruire nell'ottocento da
Allakuli Khan e contiene le decorazioni più sontuose della città,
con sala del trono, harem, cortili, colonne di legno intagliate. In
uno dei cortili una struttura rialzata costituiva la base per
l'allestimento di una yurta per accogliere gli ospiti.
Verso sera
siamo rientrati nel Kuhna Ark, il palazzo dei sovrani, già visitato
al mattino, e siamo saliti sulla Torre di guardia* per
effettuare delle fotografie dalle mura dalla porta ovest con la luce
favorevole del tramonto. Abbiamo cenato in un ristorante situato nei
pressi della moschea del venerdì, sistemati addirittura dai
ristoratori nella loro casa privata. Il racconto probabilmente
contiene varie imprecisioni ma il numero così elevato di monumenti
visitati, situati uno accanto all'altro, determina una certa
difficoltà nella ricostruzione dell'itinerario. Rimane forte lo
stupore per l'incredibile bellezza complessiva.
Martedì 27:
alle 9:00 abbiamo lasciato Khiwa e ci siamo diretti verso Nukus
distante 190 km. Lungo il percorso abbiamo fatto una breve
deviazione per raggiungere la Torre del Silenzio*, dove
secondo la tradizione di Zoroastro venivano lasciati i cadaveri per
essere scarnificati dagli uccelli. Si sale in breve sulla collina e,
attraverso uno stretto passaggio, si arriva sulla sommità della
torre. Siamo arrivati a Nukus alle 13:00 circa, al Jipek Jolie Hotel
e abbiamo pranzato in un ristorante a base di pesce.
La città è
rinomata perché durante il regime di Stalin un ricco mecenate Igor
Savitsky, per valorizzare le personali qualità artistiche, aveva
realizzato una grande raccolta di dipinti e opere di artisti messi
al bando dalle regime. Si tratta del Museo d'Arte Savitsky*
che accoglie in realtà una piccola parte delle opere che vengono
esposte a rotazione. Nel vi è una sezione etnografica con gioielli,
oggetti d'uso comune, tessuti e abbigliamento, forse più
interessante della pinacoteca. All'ingresso del museo siamo capitati
durante il servizio fotografico di un matrimonio e abbiamo avuto la
possibilità di fare varie foto anche durante il lancio di colombe
bianche. Verso sera abbiamo effettuato una passeggiata al bazar,
molto grande e vivace e abbiamo cenato nel ristorante dell'albergo.
Mercoledì
28:
siamo partiti da Nukus verso le 8:00 del mattino per raggiungere
Moynaq che si trova 200 km a nord. La strada è poco frequentata
e abbastanza dissestata e, nell'ultimo tratto siamo incappati in un
forte acquazzone, cosa rara per questi luoghi desertici. Siamo
arrivati verso le 11:15 ma purtroppo abbiamo trovato il museo chiuso
per motivi di restauro. All'estremità nord della cittadina abbiamo
sostato in un grande piazzale dominato da un faro. Era l'ingresso
del porto di Nukus** prima del prosciugamento del lago Aral.
Dall'alto del piazzale è possibile vedere i resti arrugginiti di
numerosi pescherecci arenati sulla sabbia, a ricordo del disastro
ecologico realizzato dal regime stalinista. Grazie al cielo molto
nuvoloso dopo il temporale, abbiamo potuto vedere questo ambiente in
un contesto estremamente caratteristico.
Ripartiti da
Moynaq verso le 13:00, abbiamo fatto sosta presso la Necropoli di
Mizfakhan*, un enorme cimitero sulla collina con una infinità di
tombe, cippi, lapidi di ogni epoca, in un disordine sconcertante,
interessante per la presenza di antiche tombe e mausolei con
mosaici. Verso le 17:00 abbiamo cenato in città, assaggiando una
strana pasta sfoglia con carne e verdure. Alle 19:00 ci siamo
imbarcati e, con un volo di un paio d'ore, siamo arrivati a Taskent
alle 23:30. Un'auto ci aspettava per condurci all'Hotel Samir,
utilizzato il primo giorno.
Giovedì 29:
Dopo colazione ci ha accolto la responsabile dell'agenzia turistica,
portando un regalo. Avendo la mattina libera, siamo ritornati a
visitare la scuola coranica, già vista all'inizio del viaggio, con i
suoi negozietti di artigianato. Di seguito una nuova visita al
bazar. Ci siamo imbarcati verso le 15:30 per il ritorno in Italia. |