30
luglio – venerdì:
In taxi
abbiamo raggiunto l’aeroporto di New Orleans (42 $) ma purtroppo il
volo su LAS VEGAS** aveva un ritardo di tre ore per cui siamo
sbarcati alle 14.50 e, mediante una navetta gratuita, ci siamo
spostati al noleggio auto dell’AVIS ove ci è stata assegnata una
Nissan Sentra. Con l’aiuto del navigatore abbiamo effettuato un giro
di esplorazione fino a Las Vegas Boulevard, la via principale
della città, soprannominata The Strip, in riferimento al
fatto che all’interno dei Casinò si viene facilmente “spogliati”.
Ci
siamo sistemati all’Hard Rock Hotel, prenotato da casa (179
$). L’albergo, molto lussuoso, è dotato di una straordinaria piscina
costituita da numerose vasche immerse nel verde. Viene spesso
utilizzata da attori o artisti famosi per feste private. Si trova al
4455 in Paradise Road, abbastanza lontano dai casinò più famosi che
comunque sono facilmente raggiungibili in auto.
Siamo
ovviamente usciti subito e abbiamo parcheggiato l’auto gratuitamente
al Casinò Paris. Per fortuna gli alberghi più famosi
dispongono di enormi parcheggi multipiano del tutto free. Importante
ricordare esattamente la posizione dell’auto per evitare di
girovagare invano.
Descrivere le fantasiose ricostruzioni ambientali degli Hotel-Casinò
è impossibile. Dai Boulevard alberati di Parigi ai canali di Venezia
percorsi dai gondolieri, ai fori imperiali del Caesar Palace.
Ogni angolo è in grado di stupire. Di fronte al Bellagio, nel
lago, ogni mezz’ora vengono proposti stupendi giochi d’acqua. Di
fianco al Mirage, verso sera, viene simulata una eruzione
vulcanica. Abbiamo cenato a buffet al Harrah’s, non troppo
bene in verità (85 $ in tre). Siamo rientrati verso mezzanotte.
Ovviamente si è trattato solo di un tour preliminare infatti il
nostro programma di viaggio prevedeva il ritorno a Las Vegas con
soggiorno il 5 e il 6 agosto, avendo completato la visita dei parchi
dell’Ovest.
31
luglio – sabato:
Fatta
colazione e visitate le sale e la stupenda piscina dell’Hard Rock
Hotel, verso le 10 ci siamo diretti a nord e dopo 275 Km, alle 14,30
abbiamo raggiunto lo ZION NATIONAL PARK. All’ingresso (15 $
per auto) viene consegnata una cartina che propone vari itinerari.
Una navetta gratuita segue un percorso nel Canyon ed è possibile
scendere per seguire sentieri alternativi, salendo poi sulla navetta
successiva.
NB: Da
segnalare che è in vendita un biglietto cumulativo valido per molti
parchi, al costo di 80 $ per auto. E’ sicuramente molto conveniente
per un tour come quello programmato. Purtroppo abbiamo avuto
l’informazione troppo tardi.
Le
soste consigliate allo Zion sono tre: la prima permette di
raggiungere, con una breve salita, una belvedere decisamente poco
significativo. La seconda sosta conduce ad una cascata che in
presenza di acqua avrebbe potuto anche essere molto bella. Più
interessante il terzo sentiero, lungo un paio di chilometri,
pianeggiante sul bordo del fiume, nel fondo di una gola
verdeggiante. Siamo ritornati allo shuttle appena in tempo per
evitare un forte temporale. Abbiamo concluso che lo Zion potrebbe
tranquillamente essere escluso da una visita. Probabilmente per
apprezzare quest’area occorrerebbe dedicarle qualche giorno e
percorrerla in modo più accurato.
Tra
scrosci di pioggia e lampi siamo usciti dal parco su strade
panoramiche di montagna e poi siamo discesi verso il villaggio di
PANGUITCH. (circa 100 Km). Il Panguitch Inn Motel (78 $),
l’unico disponibile, è da evitare. Le stanze sono spartane e le
lenzuola di dubbia pulizia. Abbiamo cenato proprio di fronte, al
Cowboy's Smoke House,
un ristorante rinomato con la fila per entrare. Giusto del resto,
perché la grigliata di costine di manzo era grandiosa e i dolci
enormi e deliziosi. Abbiamo speso 20 $ a testa.
01
agosto – domenica:
Panguitch si trova a 33 Km dal Visitor Center del BRYCE CANYON**
ma già lungo il percorso il paesaggio diventa molto affascinante. Si
attraversa infatti il Red Canyon*, con rocce, guglie e
pinnacoli inequivocabilmente di colore rosso. Immancabili le soste
fotografiche. Una curiosità: il nome deriva dal primo mormone che
vistò questi luoghi, Ebeneezer Bryce che esclamò: In questo posto
è meglio non perdere una mucca.
Una
splendida giornata di sole ha permesso di ammirare gli stupendi
scenari di quest’area decisamente molto vasta e in quota (quasi a
3000 mt sul livello del mare). Superato il Visitor Center, dopo aver
pagato i 15 $ per auto di accesso, abbiamo scelto uno degli
itinerari classici del Bryce, il sentiero ad anello che porta da
Sunrise Point a Sunset Point. Non è facile trovare il
parcheggio ma siamo stati fortunati e ci siamo quindi incamminati
scendendo tra i fantastici e irreali pinnacoli, denominati
hoodoos, con colori dall’arancione al rosso al viola al bianco.
Naturalmente l’itinerario consente numerose varianti che abbiamo
evitato visto che non siamo dei grandi camminatori. L’ultimo tratto
è decisamente ripido per cui forse si potrebbe percorrere l’anello
al contrario. Il tutto richiede un paio d’ore.
Abbiamo
pranzato in modo frugale al bar e nel pomeriggio, in auto, abbiamo
seguito il bordo del vastissimo canyon facendo sosta nei punti
panoramici indicati dalla mappa. Da non perdere il Bryce Point
e il Reinbow Point.
Usciti
dal parco nel pomeriggio, ci siamo diretti a nord est e dopo una
decina di miglia abbiamo raggiunto il Vistor Center del
KODACHROME BASIN*, un piccolo parco poco noto, reso famoso dai
fotografi del National Geographic. L’ingresso è economico, 6 $ per
auto e il materiale fornito è decisamente scarno. Tra i vari
itinerari a piedi abbiamo scelto un sentiero che conduce ad un
grande arco naturale. Bello ma non straordinario. All’interno del
parco un campeggio semplice e tranquillo. Il pregio del parco è di
non essere affollato e di consentire splendidi itinerari tra pace e
silenzio.
La
visita ha richiesto circa 2 ore, dopodiché ci siamo diretti a
PAGE, nei pressi del Lago Powell (239 Km.) che abbiamo
raggiunto al tramonto, verso le 19,30. Avevamo prenotato all’Hotel
Super 8 Page -
649 S Lake Powell
Blvd (con piscina, una delle poche che
siamo riusciti a sfruttare per un bagno prima di cena). L’hotel è
ottimo, pulito, organizzato e con prima colazione inclusa. Prezzo di
due notti 195 $. Strana cittadina Page. Sulla circonvallazione
abbiamo contato ben 14 chiese di professioni religiose diverse con
relativa canonica.
Abbiamo
cenato bene al ristorante Fiesta Mexicana (56$) e ci siamo
concessi un Margarita nonostante l’età di Elena.
02
agosto – lunedì:
Il
famoso UPPER ANTELOPE CANYON** si trova a 6 km. a est della
città, in una piana isolata, sulla quale è stato organizzato un
vasto parcheggio a cui si accede dopo una paziente fila (6 $ a
testa). In realtà regna la disorganizzazione. Alla baracca della
biglietteria, gestita dagli indiani Navajo, si deve effettuare una
seconda fila e fino all’ultimo non è chiaro se si riuscirà a salire
sui camion che conducono all’ingresso del Canyon. Non resta che
pagare i 25 $ a testa della visita e attendere sulle panche o sotto
il sole.
L’attesa è comunque premiata dalla straordinaria bellezza del
Canyon, uno stretto e contorto budello lungo poche centinaia di
metri nel quale filtra la luce del sole creando fantastici giochi di
colore sulle pareti di arenaria. Ovviamente l’ingresso è
contingentato perché lo spazio è decisamente limitato, da cui le
lunghe attese. La visita dura circa 1 ora. Siamo stati fortunati
perché nei giorni precedenti le visite erano state bloccate per
pioggia e allagamenti. Poco distante vi è anche il Lower Antelope
Canyon, chiuso perché impraticabile per la pioggia. Rientrati a
Page, ci siamo informati per una escursione sul Lago Powel ma i
costi proibitivi ci hanno fatto desistere (50 $ a testa per una gita
di 1 ora e ½). Pranzo alla Pizza Hut e riposo in albergo.
Verso
le 17 ci siamo diretti al porto di Wahweep (12 Km da Page),
un piccolo villaggio da cui partono le barche per i tour
organizzati. Anche in questo caso è necessario pagare 15 $ di
ingresso al parco e sicuramente non ne vale la pena. Il paesaggio è
bello, specie nei pressi di Lone Rock, ma le spiagge sono
insignificanti e comunque il costo non è proporzionato a quanto si
vede. Rientrati a Page, abbiamo seguito in auto la Scenic Drive,
a sud della cittadina, che consente belle vedute sulla diga. Abbiamo
cenato al Burger King e dormito al solito Hotel Super 8.
03
agosto – martedì:
Lasciato l’hotel verso se 8,30, ci siamo diretti alla HORSESHOE
BEND**, una stupenda ansa del fiume Colorado situata a 5 Km dal
paese, verso sud, sulla nazionale 89. Il luogo, non molto
pubblicizzato, è bellissimo. Lasciata l’auto, occorre seguire un
sentiero sabbioso e un po’ faticoso sino al belvedere (mezz’ora tra
andata e ritorno). Dall’alto si può ammirare la enorme e profonda
spaccatura della roccia e in fondo il torbido fiume.
Antelope Point Marina
è un porticciolo sul lago Powel in cui non c’è assolutamente niente
da vedere. La classica perdita di tempo.
Abbiamo
lasciato Page verso le dieci e percorso 195 Km fino alla MONUMENT
VALLEY**. Attraversato il villaggio di Kayente, un incrocio con
solo distributori di benzina, verso le 12,30 abbiamo pagato
l’ingresso (15 $) al Visitor Center e pranzato a buffet (abbondante
10 $ a testa) nel ristorante situato accanto al belvedere.
L’area
dei ristoranti è dotata di terrazzi da cui si godono viste
spettacolari** ma è d’obbligo il tour con la propria vettura,
seguendo la Valley Drive**, il sentiero di strada sterrata
polveroso, pieno di buche che talvolta sono vere e proprie voragini.
Lungo l’itinerario di 17 miglia tra giganteschi blocchi di roccia, è
possibile sostare nei luoghi più strategici indicati con nomi
pittoreschi tipo il John Ford’s Point. Indimenticabile.
Abbiamo
lasciato la Monument Valley diretti a sud est, intenzionati a
raggiungere Ganada ove la mappa indicava alcuni Motel. La
nazionale costeggia il Canyon de Kelly e dal lato
paesaggistico è di notevole rilievo. Proseguendo su strade
semideserte, il cielo pian piano si è rannuvolato e ci siamo trovati
nella più profonda solitudine tra nuvoloni neri, lampi, tuoni, senza
una goccia di pioggia. Una atmosfera a dir poco angosciante. Poche
case navajo di aspetto assai misero e un unico villaggio di case
sparse sulla collina denominato Many Farms. Siamo arrivati ad
una rotonda a cui affluiscono quattro strade con le indicazioni dei
quattro punti cardinali. Un po’ di luce, un distributore e un fast
food. Ganada è un paesino desolato senza alberghi. Abbiamo cercato
aiuto in un distributore ottenendo indicazioni confuse e
contraddittorie.
Abbiamo
deciso di proseguire verso sud e verso le 22:30 abbiamo raggiunto
Holbrook, l’unica vera città dell’area (401 Km. dalla Monument
Valley). Ci siamo sistemati al Best Western a 90 $ + tasse
con camera molto bella e prima colazione.
04
agosto – mercoledì:
La
FORESTA PIETRIFICATA** si raggiunge con facilità da Holbrook,
seguendo le indicazioni che portano all’ingresso Sud ove si trova il
Visitor Center. La Foresta Pietrificata e il Deserto Dipinto sono un
unico parco con due soli accessi, uno a Sud e uno a Nord. Il parco è
percorso da un’unica strada asfaltata con tante aree di sosta dalle
quali partono sentieri più o meno lunghi, ben descritti sulla mappa.
L’ingresso costa 20 $ per veicolo e permette un soggiorno di una
settimana. Partendo dall’ingresso sud, si visita per prima la
Foresta Pietrificata, mentre il Deserto Dipinto è a nord del parco.
Nel
Visitor Center è possibile visitare un piccolo museo, il Rainbow
Forest Museum, vedere un filmato e, all’esterno, percorrere un
brevissimo itinerario che consente di ammirare enormi tronchi
pietrificati distesi al suolo. E’ chiaramente un allestimento
dimostrativo che consente di avvicinarsi senza fatica ai ceppi e
scattare qualche foto. La visita nel complesso richiede 30 - 40
min.
Abbiamo
continuato in auto sostando nei punti panoramici segnati sulla
mappa. Da solo ho percorso un sentiero** (circa 45 min) non
particolarmente faticoso ma molto bello. I sentieri sono privi di
particolari dislivelli ma la difficoltà maggiore è costituita dal
notevole caldo. Si ammirano tronchi di alberi pietrificati in un
paesaggio lunare di rocce vulcaniche. Trasformati in quarzo,
sfoggiano stupendi colori, dal rosso all’arancio all’ocra.
Man
mano si prosegue verso nord, il paesaggio cambia e la pianura colma
di detriti di alberi pietrificati lascia il posto alle colline di
rocce levigate e stratificate del DESERTO DIPINTO**. Due
soste in successione consentono di ammirare graffiti rupestri
risalenti a 5000 anni a. C. I primi mediante cannocchiali sistemati
opportunamente per i turisti, gli altri a distanza molto
ravvicinata, nei pressi di un antico villaggio indio di epoca
precolombiana, di cui si intravedono le fondamenta.
Poco
più a nord vi è il
primo trail**
del Deserto Dipinto che conviene decisamente percorrere. Dopo una
ripida discesa, il sentiero (facile e purtroppo in cemento) passa
attraverso alte pareti di roccia di struttura molto variegata. Dopo
un’ora di percorso, siamo ritornati all’auto. Continuando verso nord
e superata la HW, abbiamo raggiunto gli ultimi punti di veduta,
situati come belvedere nei pressi di ampi parcheggi. La sosta è
d’obbligo per la notevole bellezza del panorama sulle colline
colorate che in questo caso vengono viste dall’alto.
Lasciato il parco dall’uscita nord, ci siamo diretti verso
Williams*
che abbiamo raggiunto alle 16. All’ingresso del villaggio era
segnalato un Campground molto particolare, il Canyon Motel,
in cui gli alloggi sono ricavati in una antica locomotiva o nei suoi
vagoni. Una sistemazione decisamente insolita ma ci siamo limitati a
visitare gli interni ammirando gli arredamenti d’epoca. Il prezzo
elevato (150 $) ci ha fatto desistere. Abbiamo optato per un
vicino Motel 6
in cui ci siamo sistemati comodamente a prezzi abbordabili.
Williams è un paese decisamente animato, situato sulla storica
Route 66, con molti edifici in stile vecchio west. Abbiamo
visitato vari negozi e assistito ad una sparatoria per turisti nella
via principale, chiusa al traffico per l’occasione. Abbiamo cenato
al
ristorante Steaks and BB.Q optando
per un rib decisamente abbondante ma condito con salse dolciastre.
La spesa è stata contenuta. Siamo
poi rientrati in Hotel.
05
agosto – giovedì:
Abbiamo
lasciato l’albergo verso le 6 del mattino per raggiungere di buon
ora il GRAND CANYON**, distante circa 100 Km. Superata la
sbarra e pagati i 20 $ ormai noti, ci siamo sistemati nel primo
parcheggio, accanto al Visitor Center e al Grand Canyon Village.
Conviene arrivare presto per trovare posto, perché d’estate i
parcheggi si affollano rapidamente. Dal parcheggio partono di
continuo autobus gratuiti con varie fermate per gli alberghi e per
il Villaggio.
Utilizzando la linea verde siamo arrivati nei pressi dell’itinerario
ovest, il più caratteristico e anche il più frequentato denominato
Hermit trail. A piedi abbiamo seguito il sentiero che si
sporge sull’immensa voragine profonda quasi due chilometri,
ammirando, dai belvedere, i crinali ripidi, le guglie, le rocce
stratificate con splendidi colori. Abbiamo scelto sulla mappa i
punti di veduta più suggestivi, Hopi Point, Mohave Point, Pima
Point, spostandoci a volte a piedi e a volte
con il bus. Si può
salire e scendere dal bus liberamente.
Ritornati al
parcheggio, abbiamo pranzato a sacco e, dopo la visita al piccolo
museo del Visitor Center, siamo risaliti in auto lungo la Kaibab
Trail Route, la strada che costeggia il lato est sostando in due
punti di belvedere, il Yavapai Point e il Mather Point.
Siamo usciti dal
parco verso le 15,30 e ci siamo diretti verso Las Vegas, distante
circa 400 Km. Avendo una prenotazione
per il Luxor Hotel
- 3900 Las Vegas Boulevard South per la notte del 6
agosto, abbiamo chiesto di alloggiare nello stesso Hotel anche la
notte del 5. Nessun problema, anzi la camera del Luxor, acquistata
sul posto, si è dimostrata più economica (122 $) rispetto alla
prenotazione effettuata da casa (230 $ !!!). Siamo stati alloggiati
all’interno della piramide, arredata in stile antico Egitto, tra
obelischi e sfingi. Oramai sera, abbiamo cenato al ristorante del
Luxor con un gigantesco buffet e, dopo cena, ci siamo limitati ad
una passeggiata nei dintorni, visitando il prospiciente Mandalay
Hotel, con i suoi arredamenti in stile birmano e le fontane con
elefanti colorati.
06
agosto – venerdì:
Las
Vegas non è famosa solo per i Casinò ma anche per i grandiosi Centri
Commerciali ove sono disponibili interi magazzini dedicati alla
marche di abbigliamento più prestigiose. Per questo motivo gran
parte della mattinata è stata dedicata ad uno di questi Outlets,
situato a pochi Km. dal centro.
Abbiamo
pranzato in un fast food e nel primo pomeriggio, in auto, ci siamo
spostati verso downtown per visitare il prestigioso Circus
Circus. Era famoso un tempo ma ora pare sia alquanto decaduto.
All’interno è allestito un grande parco giochi con numerose giostre
tra cui un ottovolante ed una grande cascata che viene discesa con
un gommone. Nelle sale interne vi sono attrazioni anche per bimbi
piccoli oltre alle solite slot machine.
Dopo un
momento di relax in albergo, abbiamo preso possesso della piscina
del Luxor, grande, con varie cascate e obelischi ma non
particolarmente spettacolare se si eccettua la veduta della piramide
di vetro scuro.
Per festeggiare i
18 anni di Elena, avevamo prenotato tre posti al famosissimo
spettacolo di danze sull’acqua “O” che ogni sera viene
proposto del Cirque du Soleil** all’Hotel Bellagio. Il costo
è elevato (120 $ per persona) ma lo spettacolo è davvero grandioso.
All’uscita ancora una volta abbiamo assistito allo spettacolo delle
fontane danzanti sul lago, questa volta con favolose illuminazioni
notturne. Abbiamo cenato in un fast food e visitato altri casinò,
come il New York New York che riproduce i più famosi
grattacieli della Grande Mela tra i quali corre un gigantesco
ottovolante e il MGM (Metro Goldwyn Mayer), con tematiche
Hollywoodiane.
07
agosto – sabato:
Abbiamo
lasciato la città del vizio
al mattino, diretti verso la DEATH VALLEY
NATIONAL MONUMENT*, la Valle della Morte che dista circa
236 Km. (da Las Vegas a Furnace Creek). Seguendo le indicazioni
della guida, abbiamo proseguito fino a Beatty, un minuscolo
villaggio a nord est del parco e ci siamo sistemati al
Stagecoach Hotel, storico, fornito di
Casinò e di piscina. A Beatty c’è anche un piccolo e brutto museo,
tipo arte contadina, ove abbiamo raccolto mappe e informazioni.
Nel
primo pomeriggio ci siamo concessi un bagno in piscina e poi ci
siamo diretti all’interno della Death Valley, facendo una prima
tappa al Visitor Center di Furnace Creek ove staziona l’unico
distributore di benzina ed è possibile acquistare il biglietto
d’ingresso (20 $ per una settimana). Poco distante il Golden
Canyon che ho percorso da solo per un paio di Km a piedi, senza
trovare panorami speciali. Solo un gran caldo. Abbiamo proseguito
fino al Devil’s Golf Course*, una immensa distesa di sale che
il vento ha scolpito con formazioni cristalline e più avanti fino al
Badwater, il piccolo lago salato.
Al
ritorno abbiamo deviato per la Artist Drive**, un circuito
asfaltato a senso unico che in 15 chilometri ti avvicina alle
spettacolari rocce ricche di pigmenti minerali, particolarmente
colorate nei pressi di un anfiteatro naturale ove è inevitabile
scattare foto. In effetti abbiamo perso molto tempo a in gran fretta
abbiamo cercato di raggiungere, prima del tramonto, il famoso
Zabrinsky Point, immortalato nel film di Antonioni. Corsa inutile.
Siamo quindi rientrati in albergo per la cena.
08
agosto – domenica:
Ho
fatto un alzataccia e in circa un’ora, da solo, sono tornato a
Zabrinsky Point** per godermi l’alba facendo foto spettacolari.
Il luogo è davvero unico, un anfiteatro circondato da rocce colorate
e di forme assurde. Al ritorno, nei pressi del Visitor Center di
Furnace Creek, ho potuto fotografare nientemeno che un coyote
e a poca distanza la sua vittima preferita, il Road Runner,
meglio conosciuto come Bip Bip. Recuperata la famiglia e saldato
l’Hotel, ci siamo avviati in auto verso nord, direzione San
Francisco. |