Dopo
aver disastrato il camper in un tragico tamponamento abbiamo
ripiegato per una vacanza con la vecchia
Dedra, con il motore rigenerato, in tenda a igloo, scegliendo, come
meta, la Calabria, regione attraversata molte volte ma mai visitata.
Siamo partiti un lunedì, con la raccomandazione del meccanico di
alternare brevi tratti di autostrada (150-200 chilometri) a soste
nei grill, per far riposare il motore. Altra raccomandazione era di
mantenere una velocità moderata (110-120 Km/h) e in effetti questo
sistema aveva ridotto a tal punto i consumi da non riuscire più a
capire se c’era ancora gasolio nel serbatoio, complice una
lancetta difettosa. Angosciati dal dubbio di rimanere a secco, dopo
circa 500 chilometri, con la lancetta che segnava ancora metà
serbatoio, siamo usciti dalla autostrada nei pressi di Canosa per
trovare un distributore e, fatto il pieno, siamo incappati nel più
strategico negozio di mozzarelle di bufala della A1, a 200 metri dal
casello. Con la scusa di far riposare il motore ci siamo
naturalmente abbuffati e riforniti opportunamente delle preziose
leccornie. Essendo un viaggio decisamente lungo, verso sera ci siamo
fermati in un campeggio nei pressi di Paestum: era la nostra prima
notte in igloo in tre.
Siamo ripartiti il mattino presto, raggiungendo rapidamente
la Calabria. Usciti dalla autostrada e raggiunta la costa, dopo una
breve sosta per il bagno e per un frugale pranzo a sacco e ci siamo
diretti a CAPO VATICANO, al CAMPEGGIO QUATTRO SCOGLI.
L’impatto con il campeggio è stato veramente deprimente. I posti
più tranquilli e all’ombra erano già occupati da tende e
rulottes. Rimaneva posto nel piazzale al centro, con poca ombra, via
di passaggio di tutti i campeggiatori. I servizi poi da non credere:
pochi gabinetti microscopici con turca, lavatoi in cemento, muri
scrostati. Maria Rosa voleva girare la Dedra e andarsene alla
ricerca di una sistemazione più decente ma io ero troppo stanco per
cui abbiamo deciso di rimanere in prova per qualche giorno. In
effetti è stata una buona scelta perché la vista della spiaggia ci
ha allargato il cuore: avevamo di fronte una splendida insenatura
con sabbia bianca e scogli ai bordi, bagnata da un’acqua a dir
poco meravigliosa. La spesa era poi abbastanza contenuta, un po’
perché non eravamo in alta stagione, un po’ perché eravamo
dotati di un igloo che ha una tariffa bassa. Piazzata la tendina
abbiamo timidamente montato l’enorme gazebo, occupando così lo
spazio di una grande tenda. La sistemazione sul piazzale sulle prime
ci era sembrata un ripiego ma in effetti ci ha dato la possibilità
di fare amicizia con altre famiglie simpatiche, anche loro con
bambini. Il campeggio era dotato di una animazione abbastanza
vivace: durante il giorno Elena frequentava il miniclub e alla sera
si scatenava nella baby-dance, dalle 21 alle 21,30. Seguivano poi
vari tipi di intrattenimenti per gli ospiti: balli di gruppo,
Karaoke, gare di barzellette e veri e propri brevi spettacoli. In
effetti il gruppo di animazione si dava parecchi da fare. Una nota
di colore era costituita dalla vecchia madre del gestore che
assisteva a queste serate semisdraiata su una poltrona al bordo
dell’arena.
Obbligatoria una gita a TROPEA distante pochi
chilometri di strada tortuosa. Il
paese è arroccato su uno scoglio e ha un centro storico
antico, molto interessante. Piccole piazze caratteristiche sono
collegate da minuscole vie, costellate di negozi, bar e ristoranti.
Prodotto tipico sono le cipolle di Tropea, vendute nei negozi di
alimentari che le espongono in grande quantità ai lati della porta
di entrata. Da
un terrazzo si può ammirare il SANTUARIO DI S. MARIA DELL’ISOLA,
situato su uno scoglio isolato, proprio di fronte al paese.
Un’altra gita molto interessante è stata la visita alla
chiesa di PIEDIGROTTA, nei pressi di Pizzo Calabro.
All’interno di una grotta scavata nel tufo, si trovano nicchie con
statue raffiguranti la vita di Cristo e altre figure del Vecchio
Testamento. Nella parte centrale della grotta vi è l’altare.
L’insieme è molto suggestivo. A pochi chilometri abbiamo visita
anche il centro di PIZZO CALABRO, paese circondato in parte
dalle mura e caratteristico per un grande castello, nel quale fu
imprigionato e poi giustiziato Gioacchino Murat. Interessanti le
sale del castello e le prigioni. Bella è la grande piazza,
circondata da chiese e da antichi palazzi.
Le giornate trascorrevano pigramente nel campeggio Quattro
Scogli, tra bagni di sole, nuotate e animazione, ma la nostra tipica
irrequietezza non ci dava tregua, per cui abbiamo programmato una
doverosa visita ai BRONZI DI RIACE. Siamo partiti al mattino presto,
attraversando, non senza difficoltà per le scarse indicazioni, Capo
Vaticano. La nostra prima tappa è stata il paesino di SCILLA,
sullo stretto di Messina. La parte più interessante del paese è
situata sul porto, nel cosiddetto QUARTIERE CHIANALEA. Le vecchie
case di pescatori si affacciano direttamente sull’acqua, mentre
all’interno si alternano piccole vie e piazzette con fontane.
Elena era molto spaventata dal racconto mitologico di Scilla e
Cariddi e si aspettava, da un momento all’altro, di veder spuntare
dall’acqua questi orridi mostri. Dopo il solito pranzo a sacco,
consumato sul porto, tra una moltitudine di gatti, in breve tempo
abbiamo raggiunto REGGIO CALABRIA per visitare il Museo
Archeologico. Il pezzo forte del Museo è senz’altro costituito
dai BRONZI DI RIACE che troneggiano in una apposita sala. La visita
risulta molto emozionante. Particolarmente interessanti anche le
altre sale del museo, con vari reperti di archeologia sottomarina.
Abbiamo passeggiato sul famoso lungomare di Reggio Calabria,
degustando un ottimo gelato. Ci siamo poi diretti verso l’interno,
inerpicandoci con la Dedra tra le montagne dell’ASPROMONTE.
Il nome è veramente azzeccato: i crinali sono cupi, divisi da valli
strette e profonde. Si sale rapidamente oltre i mille metri,
attraversando piccoli paesi di scarso interesse architettonico. Una
deviazione conduce CIPPO GARIBALDI ove Giuseppe Garibaldi fu ferito
ad una gamba. E’ stato eretto una specie di mausoleo, in ricordo
di quell’avvenimento storico, per cui ci siamo fermati per rendere
omaggio, cantando ovviamente il noto motivetto con i classici
cambiamenti di vocale.
Uno dei principali programmi della nostra vacanza calabra
era l’escursione alle ISOLE EOLIE. Mi ero informato in
campeggio e in effetti avevo scoperto che una agenzia di Tropea
organizzava le gite alle isole in giornata. La nostra idea era però
più ambiziosa: rimanere nell’arcipelago più giorni, dormendo in
tenda e spostandoci con i traghetti da un’isola all’altra. I
responsabili della Agenzia non hanno sollevato particolari difficoltà:
la motonave ci avrebbe portato a Stromboli, lasciandoci sull’isola
e, dopo alcuni giorni, un’altra motonave di avrebbe raccolto a
Lipari. Abbiamo pertanto smontato il nostro accampamento e sistemato
il grosso del materiale nella Dedra, che rimaneva parcheggiata nel
campeggio. Riempiti gli zaini con l’igloo, pochi ricambi di
biancheria e le immancabili pinne e maschera, al mattino presto un
pulmino della agenzia ci è venuto a prelevare al campeggio e, dopo
aver raccolto in un lungo giro numerosi altri turisti, ci ha portato
al porto di Tropea, dove ci siamo imbarcati. Lo zaino, il pulmino
scassato in cui eravamo ammassati e il programma un po’ campato in
aria e ricco di incognite mi ricordavano certi nostri viaggi
avventurosi dei vecchi tempi.
Siamo arrivati a STROMBOLI verso le 11 del mattino
e, seguendo le indicazioni del
capitano della motonave, ci siamo rivolti al gestore del bar situato
sul porto che era suo fratello. Un breve giro di telefonate e costui
ci ha trovato una camera per il breve soggiorno. In effetti a
Stromboli non ci sono campeggi. La stanza era semplice ma
accogliente e si affacciava su di una veranda coperta da arelle con
vista sul mare. Il tutto con un
vago sapore coloniale. Un po’ caro l’affitto (120 mila
senza colazione). La sabbia a Stromboli è nera per cui i fondali
sono scuri e poco appariscenti. Anche qui, come in Calabria, siamo
stati infastiditi dalle numerose meduse. Di fronte al porto c’è
uno scoglio, denominato STROMBOLICCHIO che in realtà è un
agglomerato di lava che nei millenni, per azione del mare, ha perso
la terra del vulcano che lo conteneva. Abbiamo pranzato al bar, a
base di arancini e altre ghiottonerie, assaggiando alla fine
indimenticabili granite al cocomero e al melone. Nel pomeriggio ci
siamo concessi una circumnavigazione dell’isola in barca e
l’escursione ci ha permesso di visitare il piccolo centro abitato
di GINOSTRA situato nella zona sud dell’isola, di vedere da
vicina la famosa SCIARA DI FUOCO, cioè la zona ove continuamente
scende la lava, e di fare un bel bagno proprio ai piedi di
Strombolicchio. Verso sera, dopo una visita al piccolo museo di
vulcanologia e al centro storico, veramente grazioso e con bei
negozietti di artigianato, ci siamo incamminati verso la località
BELVEDERE. La strada, asfaltata nel primo tratto, passa tra
splendide ville sul mare e poi si inerpica sulla collina fino ad
arrivare al piazzale dal quale è possibile vedere le eruzioni del
vulcano. Abbiamo cenato in una vasta pizzeria, con vetrate rivolte
verso la cima del vulcano, interrompendo di continuo il pasto per
ammirare le esplosioni di lapilli e le colate di lava che si
succedono ogni 15-20 minuti. Poi dopo cena ho sistemato la macchina
fotografica su un ripiano, ricavando splendide immagini delle
eruzioni. Il ritorno alla nostra pensione è stato un po’
burrascoso visto che Elena non ce la faceva proprio a camminare per
la stanchezza e a turno la tenevamo in braccio.
In tarda mattinata avevamo un appuntamento con la motonave
di Tropea che ci portava a LIPARI. Costeggiando ancora una volta la
Sciara di Fuoco, abbiamo potuto vedere alcune esplosioni e colate di
lava, ma di notte è tutta un’altra cosa. Sbarcati a Lipari,
mentre cercavamo un mezzo pubblico diretto al campeggio, situato ad
alcuni chilometri dal paese, in località CANNETO, abbiamo
trovato un automobilista che gentilmente ci ha accompagnato. Il
campeggio è vasto e vicino al mare. Era popolato prevalentemente da
giovani particolarmente rumorosi, specie di notte. Sul terreno
abbiamo trovato una grandissima quantità di piccoli frammenti di
ossidiana (un minerale di origine vulcanica: in sostanza lava
vetrificata) che abbiamo raccolto per arricchire la nostra
collezione di minerali. Sulla spiaggia abbiamo conosciuto una coppia
di giovani in vacanza a Lipari, in un appartamento in affitto. Siamo
andati a cena assieme a loro e abbiamo così visitato il centro
storico di Lipari, molto caratteristico, e raccolto informazioni per
altri possibili itinerari.
Il giorno dopo, da Lipari, mediante un aliscafo, abbiamo
raggiunto l’ISOLA VULCANO, nota per il Vulcano e per le
zone di fanghi e sorgenti sulfuree. In una piccola pozza di fango
bollente e acqua si riversano decine e decine di turisti, cercando
di resistere al calore dell’acqua che, soprattutto nei primi
minuti, sembra insopportabile. Anche per noi è stato inevitabile
coricarsi nella melma. Sulla spiaggia poi si notano piccoli
soffioni di fumo solforoso mentre l’acqua in certi punti ribolle
per le esalazioni di gas che proviene dal fondale. Nel pomeriggio,
vincendo a fatica le resistenze di Elena, ci siamo incamminati verso
il sentiero che conduce sulla cima del vulcano. C’era molto caldo
e la salita è stata ripida e molto faticosa. Lo sforzo però è
stato abbondantemente ripagato dal paesaggio e dalla veduta del
cratere del vulcano. Il terreno era caldo e in parte ricoperto da
blocchi di zolfo. Dappertutto fumo denso e fastidioso. Abbiamo raccogliamo numerosi frammenti di
zolfo per la nostra collezione e poi alla svelta abbiamo preso la
strada del ritorno, per non perdere il traghetto per Lipari. Più
che una discesa è stata una scivolata a mo’ di frana lungo i
canaloni di Vulcano.
L’isola di Lipari è caratteristica per la estrazione e
la lavorazione della POMICE, altro minerale di origine vulcanica.
Per arrivare alla spiaggia della pomice però occorreva una mezzo di
trasporto: cosa c’è di meglio che uno scooter a nolo? Elena
davanti, io alla guida e Maria Rosa dietro. Abbiamo percorso un
discreto tratto di costa, visitando belle insenature e raggiungendo
le cave, dove un tecnico ci ha regalato un bel blocco di minerale.
L’avventura delle Eolie era ormai vicina alla conclusione:
puntuale è ripassata la motonave che ci ha condotto a Tropea e di
qui, col solito pulmino, al campeggio Quattro Scogli.
Trascorsa la notte al
campeggio, di buon ora siamo ripartiti per visitare anche la costa
ionica della Calabria. Il primo paese a cui ci siamo diretti è
stato GERACE, situato in cima ad una collina a pochi
chilometri dalla costa ionica. Abbiamo visitato alcune delle
numerose chiese erette nei secoli: tra le più belle la Cattedrale e
S. Francesco. La costa ionica è alquanto piatta e poco attraente in
questo tratto. Riacquista interesse nel promontorio di ISOLA CAPO
RIZZUTO, che è caratterizzato da belle insenature e scogliere.
Ci siamo sistemati nel CAMPEGGIO OASI, semivuoto ma ben attrezzato,
dotato di piscina, di ristorante e di animazione. I servizi igienici
però, come al solito, alquanto modesti. Per scendere alla spiaggia
era necessario utilizzare una lunga gradinata, piuttosto faticosa al
ritorno. Purtroppo il tempo era cambiato: nuvoloni e temporali
notturni. Siamo stati costretti a rinforzare il binomio
igloo-gazebo, acquistando un telo di plastica. In queste condizioni
anche il mare risultava meno attraente. In compenso siamo rimasti
strabiliati dai prezzi: abbiamo ripetutamente mangiato pesce nel
ristorante del campeggio spendendo dalle 10 alle 15 mila lire in tre.
A pochi chilometri dal nostro campeggio siamo andati a visitare CAPO
COLONNA, e il SANTUARIO
DI HERA LACINIA, un interessante complesso di origine romana. In
effetti si tratta sostanzialmente di una colonna su di un capo.
CROTONE presenta un centro storico caratterizzato da piccole vie
che scendono dal castello formando una specie di labirinto, con
panni stesi e donne vocianti. Abbiamo pranzato in un piccolo bar,
consumando tartine e panzarotti ed è memorabile lo scontrino
fiscale con 18 caffè. Il pezzo forte della giornata è stato però
la visita a S. SEVERINA, un borgo medioevale situato su di un
colle nell’interno. Parcheggiata l’auto, siamo saliti a piedi
nella vasta piazza, delimitata da un lato dal CASTELLO NORMANNO e
dall’altro dalla CATTEDRALE. l castello è stato ristrutturato di
recente è la visita guidata è risultata interessante. Di fianco
alla Cattedrale ci ha particolarmente colpito il BATTISTERO
BIZANTINO, con una cupola tonda e un colonnato interno. Il soggiorno
a Isola Capo Rizzato è stato allietato da una serata veramente
fantastica: nientemeno che una meravigliosa sfilata di abiti da
sposa organizzata nell’anfiteatro del paese. La serata ha creato
una valida alternativa alla scarsa animazione del campeggio. Per
fortuna sono arrivati in camper gli amici Ciccarelli, di ritorno
dalla Sicilia e, con loro, abbiamo trascorso alcuni giorni,
visitando la località LE CASTELLA. Il castello è costruito
su un isolotto, collegato alla terraferma da un ponte ed è
sicuramente in una posizione incantevole.
Un altro appuntamento della nostra vacanza era con gli
amici Cardamone, anche loro in vacanza in Calabria, essendo
originari di Corigliano Calabro. Siamo stati ospiti a casa della
sorella di Franco e con loro abbiamo visitato la parte antica del
paese e il Castello medioevale, anche questo ristrutturato di
recente. Siamo poi saliti
alla CHIESA DI S. MARIA DEL PATIRE (accento sulla A), che
risale al 1100 ed è situata in uno splendido bosco sui monti della
Sila. Il bosco è attrezzato con tavoloni e panche per cui ne
abbiamo approfittato per fare un pic-nic. Abbiamo trascorso
l’ultima piacevole serata della vacanza in pizzeria, insieme a
loro e poi, non senza aver preso una SUPERMULTA con l’AUTOVELOX,
siamo ripartiti verso il nord, diretti alla nostra casetta.
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