Il viaggio era
stato organizzato dalla Agenzia turistica ABITUR VIAGGI di Chieti,
ma pochi giorni prima della partenza avevo avuto almeno due
comunicazioni di cambiamento del programma dalla titolare Patrizia.
Questo ha richiesto una estensione del periodo di ferie, reso
possibile da cambi di turni con i colleghi. Il programma definitivo
pertanto prevedeva 8 giorni, dal 19 al 26 aprile: un rientro quindi
anticipato di due giorni rispetto al mio gruppo. Patrizia mi aveva
procurato il visto individuale (è stata la mia fortuna),
preparandomi un programma personalizzato per Pechino con visita a
monumenti e muraglia.
Venerdì
19: Partito alle 7:30
in auto, ho incontrato il collega Alberto a Reggio e insieme abbiamo
raggiunto la Malpensa verso le 11:00. Nonostante le confuse
indicazioni, tipicamente italiane, siamo arrivati all’appuntamento
presso il desk della Swiss Air
e, fatto il check-in, ci siamo imbarcati. Un volo regolare
fino a Zurigo ci ha ricongiunto ai compagni di viaggio, provenienti
da varie parti d’Italia. Alle 16:30 è iniziato il lungo
“salto” di 10 ore fino a Pechino. Grazie al fuso, siamo
atterrati alle 8:10, ma le lunghe e noiose pratiche doganali ci
hanno permesso di sistemarci all’Hotel Sino-Swiss verso le 11:30.
Sabato
20: Per motivi non
chiari mi è stata assegnata una camera già occupata da un
partecipante e, dopo le ovvie rimostranze alla reception, in
mancanza d’altro, mi hanno sistemato provvisoriamente nella stanza
del TOUR LEADER DELLA ABITUR, Giuseppe, un bancario, commerciante a
tempo perso di abiti firmati, prestato all’ultima ora a questo
malaugurato compito. Purtroppo il meritato riposo post-doccia è
stato funestato dall’arrivo di due poliziotti della dogana che
avevano rilevato delle irregolarità nel passaporto di un altro
partecipante. Dopo una prolungata discussione con il Capogruppo in
accappatoio, a gesti e suoni gutturali, vista l’assoluta non
conoscenza dell’inglese da entrambe le parti, grazie al pietoso
intervento del corrispondente cinese, i poliziotti se ne sono
finalmente andati. Siamo partiti verso il centro della città con un
buon ritardo, dovuto al fatto che il Tour Leader aveva perduto il
cellulare. Dopo una accurata ricerca, lo ha ritrovato nientemeno che
nella tasca del suddetto accappatoio. Insospettito dalle difficoltà
avute nell’assegnazione della camera d’albergo, ho chiesto al
corrispondente cinese se era informato sul mio particolare programma
personalizzato di visita a Pechino e alla Muraglia, dal 24 al 26.
Sul suo registro
in effetti un piccolo ideogramma riguardava Gianni Rossi ma
semplicemente per dire che esisteva. Nessun ideogramma su volo
aereo, albergo prenotato, visita alla Muraglia o alla Città
Proibita. Ho esposto ovviamente il caso al Tour Leader ma questi mi
ha tranquillizzato (si fa per dire) dicendomi che, arrivati a Tai
Yuan, ne avrebbe parlato con il cugino Dino, dell’ABITUR, marito
di Patrizia, e questi avrebbe risolto tutto. Nei pressi della PIAZZA
TIAN AN MEN, di lato al Museo della Storia Cinese, abbiamo avuto
il primo impatto con la cucina cinese, in un bel ristorante con
arredamento d’epoca. Un’occhiata all’annesso mega negozio di
souvenir e poi nella immensa piazza, affollata di visitatori cinesi
e di turisti occidentali. Mi sono perso a fotografare militari e
aquiloni, tra la Porta della Pace Celeste e il Mausoleo di Mao ma
dopo poco siamo ripartiti verso l’aeroporto, diretti a TAI YUAN,
capoluogo della provincia Shanxi, meta del nostro viaggio.
Questa volta, pur nel caos generale dovuto ad un gruppo
decisamente numeroso (80 persone), ho avuto una regolare
assegnazione della camera. Il programma stilato da ABITOUR,
contenuto nella busta di viaggio, non menzionava la cena per cui ho
proposto ad alcuni amici
una breve passeggiata, magari alla ricerca di un panino
(prodotto peraltro totalmente sconosciuto in Cina). Casualmente ci
siamo ritrovati nella hall con il fido Giuseppe e insieme abbiamo
deciso di tentare una esplorazione nella sala ristorante
dell’Hotel, forse sperando in qualche avanzo del pranzo di mezzodì.
Con grande stupore siamo stati accolti trionfalmente da uno stuolo
di camerieri che si sono prodigati a servire zuppe, ravioli,
crostacei e carne, il tutto innaffiato da birra a volontà, con
musica cinese di sottofondo. Unica nota stonata era questa continua
richiesta: “ e gli altli? quando allivale gli altli?“. Non
toccava certo a me farmi dei sensi di colpa per i 77 coperti andati
a pallino, per cui mi sono unito al Giuseppe che già mangiava a
quattro palmenti.
Domenica
21: In mattinata di
sono fuggito dall’Hotel, alla ricerca di personaggi tipici da
fotografare. La grande piazza è apparsa subito molto animata. Ad
ogni angolo la gente si assiepava attorno a prestigiatori, pittori
da strada, giocatori di carte. Un gruppo di musicisti in costume si
esibiva con trombe, piatti e tamburi di fronte ad un albergo. Su di
un palco, nel grande giardino, tre ragazze ballavano musica
occidentale, di fronte ad un rumoroso pubblico, fatto di giovani in
jeans e di anziani con casacche e berretti da Rivoluzione Culturale.
Dappertutto insegne e cartelloni pubblicitari di Coca Cola,
telefonini o computer, segni evidenti di una Cina che cambia.
Ho poi incontrato finalmente Dino, marito di Patrizia, che mi ha
consigliato di unirmi ad un altro gruppo parallelo, che seguiva un
itinerario diverso, comprendente, tra l’altro, la visita
all’esercito di terracotta. Questo itinerario mi avrebbe
consentito di visitare in gruppo sia Pechino che la Grande Muraglia.
Avrebbe pensato lui alle necessarie prenotazioni di voli aerei e di
alberghi. Il pullman ci attendeva davanti all’albergo alle 13:00
per l’escursione del pomeriggio. Abbiamo attraversato la
periferia di questa grande città di 2 milioni di abitanti,
osservando dal finestrino sporcizia e miseria. Poi la vasta
campagna, in gran parte coltivata, per 95 Km. verso sud. La nostra
meta era PINGYAO, città monumentale entrata da pochi anni
nella lista dell’UNESCO, direi a buon titolo. Il pullman si è
fermato di fronte al MONASTERO SHUANLINGSI (delle due
foreste). Intorno al monastero tipici quadretti di vita quotidiana,
con l’immancabile meccanico di biciclette. Ho accuratamente
evitato di ascoltare le lunghe spiegazioni del genere “statua per
statua”, preferendo esplorare da solo gli angoli più
caratteristici. Notevole la cosiddetta “Sala dei Mille Buddah”,
costellata di statue di tutte le dimensioni.
La CITTÀ ANTICA DI PING YAO è circondata da alte mura,
lunghe circa 7 chilometri, con torri di difesa. Le abitazioni e i
templi risalgono al 1370 e sono in discreto stato di conservazione.
Sulle strade, affollate da pedoni, da carrozzelle e biciclette, si
aprono negozi di tutti i generi, dagli alimentari
all’antiquariato. La visita avrebbe meritato un’intera giornata
ma purtroppo il tempo a disposizione è stato veramente scarso: 20
minuti! Con altri colleghi sono partito in rapida esplorazione su
carrozzelle trainate da improbabili biciclette: freno a leva con
trasmissione a fil di ferro e sistema di pedalata all’indietro.
Inevitabile il ribaltamento di una carrozzella tra le risate
generali. Tappa successiva è stata la visita
alla casa residenziale della famiglia QIAO ( si legge ciao): QIAO’S
FAMILY COURTYARD. Costui era un ricco commerciante che, tra
villa (ben 313 stanze) e mogli, si trattava decisamente bene. La sua
abitazione è stato luogo di ambientazione del film Lanterne Rosse.
Ora è adibita a museo. Siamo rientrati all’Hotel giusto in tempo
per partecipare al rinfresco. Qui ho avuto modo di studiare con
Dino, il famoso marito di Patrizia, i dettagli della modifica del
mio itinerario. Mi sarei unito all’altro gruppo il mattino dopo,
alle ore 6:15 precise (mi raccomando, precise!), nella hall
dell’albergo, per la partenza verso l’aeroporto, direzione Xian.
Lunedì
22:
Puntuale come un orologio svizzero sono stato il primo ad
arrivare nella hall. Poi pian piano tutto il gruppo. Tutti tranne
Dino. Alle 6:30, colto da atroci dubbi ho interpellato Paola,
l’accompagnatrice dell’altro gruppo che gentilmente mi ha
informato di non sapere nulla del mio biglietto aereo. Ci siamo
precipitati al telefono e con voce assonnata il Dino mi ha detto che
il biglietto era ancora in suo possesso. Dopo pochi minuti è sceso
in ascensore per consegnarmi, tra gli sbadigli, il famigerato
biglietto e gli yuan necessari per la tassa d’imbarco di tutto il
gruppo. Pare che la reception non gli avesse dato la sveglia.
Finalmente ci siamo imbarcati e in un’ora di volo abbiamo
raggiunto XIAN. Il corrispondente cinese, una simpatica
ragazza di nome Nuvola, ci ha condotto in pullman direttamente all’Esercito
di Terracotta, raccontando, lungo il percorso, la storia del
ritrovamento e degli scavi. I guerrieri erano la guardia armata del
primo imperatore della Cina, il relativamente famoso Qin Shihuang
Di, fondatore della dinastia Qin (si legge Cin, da cui il nome
Cina). Tipico megalomane, dopo aver unificato la Cina, trecento anni
prima di Cristo, aveva progettato una tomba faraonica: una intera
città sotterranea, con l’esercito di guardia. Aveva fatto
lavorare 700.000 persone e, per evitare che i segreti della
costruzione potessero trapelare, aveva poi rinchiuso architetti e
ingegneri nella tomba, per l’eternità. L’area degli scavi è
molto estesa, ricoperta da brutti capannoni in cemento, ma il colpo
d’occhio di fronte ai 6000 soldati allineati è stato veramente
indimenticabile. Sono a grandezza naturale, con volti, acconciature
e abbigliamento diversi l’uno dall’altro. Diverse sono perfino
le suole delle scarpe. Abbiamo
visitato altri due hangar con altri guerrieri e un piccolo
museo. Poco distante il negozio dei souvenir, dove il contadino che
nel 1974 ha fatto la mirabile scoperta, firmava il libro fotografico
del sito archeologico. Dopo aver pranzato nel ristorante situato nei
pressi degli scavi, siamo poi rientrati. Il pullman ha fatto sosta
presso le possenti mura che circondano la CITTÀ ANTICA DI XIAN
e siamo saliti per visitare il MUSEO DEI CALLIGRAFI, una lunga serie
di pannelli di tutte le dimensioni, ricoperti di ideogrammi in
corsivo, in stampatello, in caratteri antichi e moderni, spesso
incomprensibili anche per la guida cinese. E’ stata poi la volta
del TEMPIO DELLA PICCOLA OCA SELVATICA, con annesso negozietto. La
nostra accompagnatrice si è esibita in un saggio di bella
calligrafia, scrivendo i nostri nomi in ideogrammi sulla carta di
riso. Dopo una rapida restaurata all’Hotel Garden, siamo stati
accompagnati al ristorante THE TANG DYNASTY, per una notevole cena a
base di ravioli al vapore, la specialità di Xian. Dopo ben 12
portate di ravioli è iniziato lo spettacolo di danze e musica:
meravigliosi costumi e splendide scenografie a rappresentare,
mediante la danza, scene di vita quotidiana dell’epoca TANG, (700
d.c.), ricostruite tramite antichi dipinti.
Martedì
23: Un altro museo
interessante di Xian è chiamato MUSEO DELLA FORESTA DELLE STELE. In
vari edifici sono custodite centinaia di lapidi con antiche
iscrizioni che raccolgono gli insegnamenti di Confucio. Poco
distante vi è la GRANDE PAGODA DELL’OCA SELVATICA, uno dei pochi
templi ancora oggetto di devozione. Al centro del cortile la gente
si raccoglie attorno ad un grande braciere e accende candele votive
e bastoncini di incenso, inginocchiandosi e pregando. Nel monastero
vivono tuttora una ventina di monaci buddisti. Viaggiando con una
agenzia del luogo si è obbligatoriamente accompagnati in qualche
negozio convenzionato. Il pullman si è fermato davanti alla
fabbrica della lavorazione della giada. L’impatto è stato un
po’ scioccante per i prezzi particolarmente elevati ma poi ci
siamo lasciati prendere dalla frenesia della contrattazione e alla
fine abbiamo lasciato nel negozio un bel po’ di dollari. Dopo il
pranzo in albergo siamo stati accompagnati nel piccolo QUARTIERE
MUSULMANO: un vero e proprio bazar, con cianfrusaglie di ogni tipo,
situato in un dedalo di viuzze che conducono all’unica moschea
della città. Poi il volo verso Pechino e la sistemazione
presso il NOVOTEL XINQIAO ove abbiamo cenato all’occidentale a
buffet.
Mercoledì
24: La VIA SACRA
si trova ad una cinquantina di Km. a nord di Pechino. Trattasi di un
lungo viale affiancato da grandi raffigurazioni di animali in
pietra, alcuni seduti, in posizione Yin e altri in piedi, in
posizione Yang. Era il percorso del corteo funebre
dell’imperatore. A breve distanza, in una piccola vallata
circondata da amene colline, sono state ritrovate alcune tombe di
imperatori della dinastia MING, risalenti al 16° e 17° secolo d.C.
Una di queste tombe, scoperta in epoca relativamente recente grazie
alla fortuna del solito contadino, si visita scendendo per 50-60
metri nel sottosuolo. In origine era chiusa da un’enorme porta di
pietra, con una stele che fungeva da lucchetto. E’ formata da tre
sale con grandi volte ad arco. L’interno è molto scarno. I
sarcofagi laccati in rosso sono delle riproduzioni perché gli
originali si sono dissolti all’apertura della tomba. Poco distante
un museo con vasi e gioielli ritrovati presso il sarcofago. La tomba
in verità è deludente. Ci siamo poi diretti verso la GRANDE
MURAGLIA. Il paesaggio diventa montuoso e
già dall’autostrada si possono notare alcuni tratti di
muraglia sulla cresta delle colline. Dopo alcune gallerie ci siamo
fermati in località BADALING, uno dei tratti più
frequentati dai turisti. La visita è iniziata da un vasto piazzale
fortificato, circondato naturalmente da negozietti e bancarelle. Il
tratto verso destra è più ripido e pertanto meno frequentato dai
turisti. Abbiamo arrancato sui piccoli gradini fino a raggiungere le
torrette di osservazione, situate a poche centinaia di metri l’una
dall’altra. Di qui lo spettacolo è decisamente grandioso. La
muraglia si stende sulla cresta delle colline come un enorme
serpente, a perdita d’occhio. Abbiamo percorso il camminamento per
poche centinaia di metri, ossessionati da venditori ambulanti sempre
alla ricerca di un affare. Siamo ritornati a Pechino verso le 18:00,
scendendo dall’autobus in un quartiere noto per la presenza di
numerosi grandi magazzini di stato. Proprio nei pressi, abbiamo
attraversato un mercatino di generi alimentari, fritti per i
passanti al momento. Le specialità più raffinate (si fa per dire)
erano rappresentate da cavallette, scorpioni, scarafaggi, bruchi e
piccoli uccellini neonati allo spiedo. Dopo la cena continentale
all’Hotel, in taxi abbiamo raggiunto un quartiere denominato BAR
STREET. Si tratta di una strada costellata di minuscoli e fumosi
locali stipati di giovani, ove piccole orchestre suonano musica
rock. Una birra e poi siamo rientrati.
Giovedì
25: Abbiamo dedicato
l’intera mattinata alla visita della famosa CITTA’ PROIBITA,
antichissima residenza degli imperatori. L’autobus ci ha scaricato
in piazza Tian An Men, proprio di fronte al mausoleo di Mao. Una
lunghissima fila di cinesi ogni giorno si snoda nella piazza per
visitare la tomba del famoso presidente. Superata la Porta della
Pace Celeste, l’ingresso della Città Proibita, si accede ad un
primo vasto cortile. Segue poi un immenso complesso di edifici,
cortili, giardini per una superficie di 720.000 mq. Tutta la
struttura è recintata da mura alte 10 metri e da un fossato largo
50 m. I palazzi sono in
posizione più elevata rispetto ai cortili e vi si accede
mediante scalinate in marmo. Sono circondati da vaste terrazze,
ornate di statue raffiguranti per lo più leoni e draghi. I
caratteristici tetti a pagoda hanno tegole gialle. Le pareti esterne
sono rosso mattone. Alcuni palazzi avevano un significato di
rappresentanza, con tanto di trono dell’imperatore al centro,
altri costituivano la residenza vera e propria dell’imperatore,
delle sue mogli e delle sue 77 concubine. Ora gli edifici sono
adibiti a museo per cui si possono ammirare gli interni, con pareti
e soffitti finemente affrescati e con arredamenti in gran parte
originali. L’area è veramente immensa e la visita si limita ad
alcuni settori pur richiedendo diverse ore. Alcuni padiglioni hanno
il pavimento in legno per cui siamo stato forniti di buffi
soprascarpe per evitare di creare danni. La visita termina nel
grande parco, ornato di fontane e finte rocce, con ricostruzione di
scenari di montagna. Abbiamo pranzato alla cinese e nel primo
pomeriggio il bus ci ha condotto al TEMPIO DEL CIELO,
utilizzato dall’Imperatore per la preghiera in occasione del
solstizio d’inverno e d’estate: uno spreco immenso, visto che
per tutto il resto dell’anno il tempio rimaneva rigorosamente
chiuso al culto. Anche in questo caso gli architetti non avevano
badato a spese. Su una vasta area recitata da mura sorgono in
successione numerosi edifici religiosi che culminano con il Tempio
della Preghiera del Buon Raccolto, un imponente edificio circolare a
tre livelli, riccamente ornato con motivi geometrici, draghi, nuvole
e altri simboli religiosi. Un particolare interesse ha suscitato il
tempio denominato Celeste Volta Imperiale, nei pressi del quale è
situato il Muro dell’Eco. L’ultima tappa di Pechino è stata la VIA
DELLA SETA, un piccolo quartiere di bancarelle ad hoc per i
turisti. E’ in vendita, a prezzi veramente ridicoli, una quantità
enorme di prodotti occidentali taroccati, dal Rolex (20 €) alla
giacca a vento “Patagonia”. Abbiamo così speso gli ultimi yuan,
prima di ritornare all’albergo. Infine la cena di gala a Pechino,
a base di anatra laccata, un piatto veramente delizioso, in un
ristorante di ottimo livello. Dopo cena, durante una breve
passeggiata in un vicino quartiere popolare, ho avuto modo di vedere
il negozio del barbiere: il servizio prevede il taglio dei capelli
seguito dai massaggi.
Venerdì
26: E’ ormai ora di
imbarcarci per il rientro in Italia. Viaggio tranquillo fino alla
Malpensa. Elena e Mari ad aspettarmi.
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