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U.S.A. Luglio 2010: FLORIDA - NEW ORLEANS

 

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FLORIDA

22 luglio – giovedì: 

Una sveglia balorda alle 3,30 poi in auto fino all’aeroporto Catullo di Verona. Abbiamo sistemato il mezzo nel parcheggio sotterraneo a pagamento e ci siamo imbarcati alle 7,10, in orario,  per Monaco di Baviera. Da qui un lungo volo di circa 10 ore ci ha condotto a MIAMI, dove siamo sbarcati alle 14:00 (le 20:00 ora italiana). L’auto era prenotata presso la compagnia ALAMO RENT A CAR che abbiamo raggiunto mediante una navetta gratuita (Rental Car Shuttle) che fa la spola dal terminal ai vasti parcheggi del nolo. Al desk della compagnia si consegna il coupon e, come tradizione, l’impiegato cerca di dirottarti verso auto più voluminose e naturalmente più costose. Abbiamo confermato la COMPACT già scelta a casa ma abbiamo ceduto alle insistenti pressioni, accettando un supplemento assicurativo e il pieno di benzina. 140 $ in più. Poco dopo la consegna, ci siamo resi conto che lo spinotto dei 12 volt, necessario per poter usare il navigatore, non funzionava per cui siamo ritornati dal centro della città al parcheggio della compagnia Alamo e abbiamo ottenuto la sostituzione dell’auto: un modello più ampio e confortevole senza alcuna differenza di prezzo. 

Grazie al navigatore abbiamo raggiunto senza difficoltà l’albergo prenotato, il Motel Blu (7700 Biscayne Blvd. 33138). E’ situato nei quartieri nord di Miami, North Miami, all’incrocio con la 77th St. a una decina di chilometri dal centro della città e da Miami Beach.  Le stanze sono decisamente scarse, dotate di un sistema antidiluviano di aria condizionata, molto rumoroso. Di buono c’è un parcheggio interno gratuito ed una piccola piscina che peraltro non abbiamo utilizzato. Abbiamo dormito fino alle 19 e poi siamo usciti in auto, raggiungendo la famosa OCEAN DRIVE, il lungomare di Miami Beach. Proprio qui, alle prese con uno splendido tramonto, ho rotto la reflex. Rientrati verso l’Hotel, abbiamo cenato in un TacoBell. 

La città ha una fisionomia molto particolare che è bene conoscere per potersi orientare. Il centro, (Downtown) e i vari quartieri residenziali, di livello alto, medio o basso (es. quartiere cubano e haitiano), sono sulla terraferma. Parallela alla costa, a distanza di 3-4 Km,  c’è una isola lunga e stretta, collegata con vari ponti alla terraferma. E’ questa Miami Beach che ospita la maggior parte degli alberghi, zone residenziali di lusso, negozi e centri commerciali. Il lungomare di questa isola è la famosa Ocean Drive. In realtà è una penisola, perché a nord si collega con la terraferma. Se si sceglie Miami per una vacanza è opportuno sistemarsi qui, per evitare lunghi e noiosi spostamenti in auto. Meglio se l’albergo dispone di un parcheggio che risulta un problema logistico non indifferente. Sempre di fronte, parallele alla costa, più a sud di Miami Beach, ci sono due piccole isole: Fisher Island e Key Biscayne, zone di grande lusso, con splendide ville e pochissimi accessi al mare per i comuni mortali.

23 luglio – venerdì 

Dopo la colazione al McDonald’s abbiamo lasciato la città diretti al Centro Spaziale di Cape Canaveral KENNEDY SPACE CENTER che si trova a 350 Km a nord, sulla costa. L’autostrada gratuita è molto comoda ma purtroppo siamo stati rallentati da un incidente che ha creato lunghe colonne per cui siamo arrivato al Centro alle 14:30 (pranzo lungo la strada al ristorante Vero Beach – 21 $ in tre). Per fortuna il Centro è aperto fino alle ore 20:00 per cui abbiamo calcolato che era possibile una visita anche non affrettata. Il parcheggio è gratuito. L’ingresso è 41 $ per persona. Dalla piazzola centrale (VISITOR COMPLEX) si raggiunge la fermata della navetta che consente di effettuare l’intero tour. Le navette partono ogni 15 minuti. Le tappe importanti sono tre: si scende, si visita e si sale sulla navetta successiva. Il giro completo dura circa 3 ore. Come al solito gli autobus e le sale di visita hanno un’aria condizionata gelida mentre all’esterno caldo e umidità.

L'OBSERVATION GANTRY è una grande torre su più piani, sulla quale potrete salire per vedere dall'alto numerose rampe di lancio di razzi, shuttle, sonde ecc... In una saletta limitrofa vengono di continuo proiettati filmati sui lanci nello spazio. Interessante. Il secondo punto strategico è costituito dall'APOLLO/SATURN V CENTER. Questo è il momento e lo spazio più bello di questa visita. Entrerete in una grande sala dove verrete accolti da una guida virtuale che ancora vi spiegherà la storia dello shuttle e dei vari lanci che sono stati effettuati. I filmati riguardano la conquista americana dello spazio. Potrete ammirare anche il vero Apollo V, quello che ha portato il primo uomo sulla Luna, lungo circa 90 metri. Nell’immenso hangar si trovano piccole salette che espongono tute spaziali e molti altri oggetti appartenuti agli astronauti.

Da qui ci si ferma all'INTERNATIONAL SPACE STATION CENTER per una visita audio-guidata sulla storia dello shuttle. Altri filmati, e la visita alle sale di allestimento dei motori e delle parti meccaniche delle navi spaziali. Questa è forse la parte meno interessante e si potrebbe anche saltare, tornando subito al Visitor Complex. Da qui, dopo una lunga fila, abbiamo avuto l’accesso alla SHUTTLE LAUNCH EXPERIENCE che vorrebbe essere una riproduzione di un lancio spaziale. Tutti allineati su comode poltrone e muniti di cinture di sicurezza siamo stati proiettati nello spazio avvertendo le sensazioni della forte accelerazione e poi della assenza di peso, di fronte ad uno schermo virtuale. Una riproduzione molto suggestiva anche se un po’ infantile. 

Abbiamo assistito a due film in 3D, uno sullo sbarco sulla Luna ed un altro sulle bellezze dell’universo. Vi è una lunga programmazione di questi films ma i nostri sono risultati molto ripetitivi. Verso le 20:00 ci siamo diretti verso Orlando (distante 86 Km) e ci siamo sistemati al Best Western Hotel Airport (80 $ con prima colazione) per la notte, bello e pulito. Abbiamo cenato proprio di fianco all’Hotel, a Waffle House, spendendo 27,50 $ in tre. 

24 luglio – sabato:  

Gli UNIVERSAL STUDIOS distano circa 15 Km dall’Hotel e sono dotati di un enorme parcheggio dal costo di 14 $ per l’intera giornata. Si viene inevitabilmente incanalati dagli addetti ma è molto importante definire esattamente la posizione della propria auto per poterla ritrovare all’uscita. Ci si serve di tabelle che riportano nomi di film (tipo King Kong). Bisogna ricordare i numeri delle corsie e i piani. In realtà i parchi da visitare sono due, quello tradizionale denominato UNIVERSAL STUDIOS, a destra rispetto alla biglietteria. e quello più recente, a sinistra, ISLANDS OF ADVENTURE. L’ingresso ad entrambi i parchi costa 109 $ + tax. In totale abbiamo speso 348 $. La visita richiede minimo una intera giornata visto che le file fanno perdere molto tempo. La scelta di visitare di sabato non è stata tra le migliori.

Seguendo la mappa consegnata alla biglietteria, abbiamo cominciato dagli Studios e in particolare da Revenge of the Mummy (percorso veloce nell’antico Egitto). Poi Disaster, una ricostruzione del terremoto di S. Francisco effettuata mediante scenografie già precostituite e attori scelti tra il pubblico. Permette di capire con quale abilità vengono realizzate le scene dei film. Lo Squalo è un divertente percorso su un battello. Veramente esilarante e da non perdere The Simpson Ride anche se la fila per accedere è molto lunga. Shrek, in 4 D si può veramente tralasciare. Nel pomeriggio ci siamo spostati in Islands of Adventure e sicuramente l’attrazione maggiore è costituita dal Castello di Henry Potter. Un guasto agli impianti ci ha costretto a prolungare la fila per oltre 1 ora e 30. E’ comunque una ricostruzione fantastica. Al termine della visita ci siamo concessi inevitabilmente una “burro birra”. Molto bello anche Jurassic Park. Abbiamo perso l’Uomo Ragno che pare sia splendido ma oramai verso sera siamo rientrati al parcheggio e, dopo una disperata ricerca, abbiamo recuperato l’auto e siamo tornati in albergo. Cena ancora una volta al Waffle House, spendendo 21 $.  

25 luglio – domenica: 

Ci siamo svegliato presto e dopo una abbondante colazione a base di waffles ci siamo diretti a sud, verso le EVERGLADES. E’ una distanza notevole (350 Km.) e il viaggio ha impegnato l’intera mattina e il primo pomeriggio. Parte dell’itinerario è su strada normale e il tempo di percorrenza è stato condizionato dalla interruzione di un ponte che ci ha costretto ad una lunga deviazione. Il lato nord di questo parco è percorso dalla n° 41 ove si trovano i Visitor Center e numerose piccole fattorie che propongono itinerari sull’area paludosa mediante gli Airbots. Abbiamo optato per il WOOTENS EVERGLADES AIRBOAT che propone anche una escursione mediante Shrampbuggy (131 $ in tre).

L’airboat è una imbarcazione piatta che utilizza come propulsore una enorme elica posteriore che funge anche da timone. Raggiunge velocità notevoli passando senza problemi tra le canne, acqua salmastra e terreno fangoso. Il motore è assordante per cui siamo stati forniti di grosse cuffie per attutire il rumore. Naturalmente il pilota alterna tratti a bassa velocità per individuare i numerosi alligatori, a tratti ad alta velocità, con improvvise sterzate e virate. L’escursione dura circa ½ ora e assolutamente è da non perdere. Discreto anche il breve itinerario nella palude boschiva mediante lo shrampbuggy, un veicolo molto alto dal suolo e dotato di enormi ruote che gli permettono di spostarsi senza difficoltà nella fanghiglia. Abbiamo avvistato altri uccelli e mammiferi. Nei pressi della farm di prenotazione e di acquisto del biglietto, in un piccolo canale, stazionano alcuni alligatori, probabilmente attratti dalla presenza dei turisti che li foraggiano, per cui è possibile scattare foto a distanza ravvicinata. Poco distante si visita un padiglione tipo zoo all’aperto, che ospita vari alligatori e altri animali della zona.

Il tratto di strada successivo è stato funestato da un forte temporale. Avevamo previsto altre escursioni a piedi che avrebbero impegnato un’ora e ½  (Località SHARK VALLEY – Flamingo) ma siamo stati costretti a procedere verso KEY WEST che dista parecchi chilometri (342 Km.), più di 4 ore di strada. Quest’area della Florida è costituita da una miriade di isolette che la natura ha disposto in fila e che l’uomo ha unito in un primo momento con una linea ferroviaria (ora in disuso) e in un secondo momento con una superstrada lunga ben 100 miglia. L’ultima di queste isole è proprio Key West. Il lungo percorso assicura bellissimi panorami sulla laguna che in molte parti assume colorazioni notevoli per la presenza della barriera corallina. Siamo arrivati a Key West giusto al tramonto e abbiamo parcheggiato nei pressi del porto. Di qui, secondo la guida, si gode uno dei più bei tramonti del mondo. La piazzetta del molo è davvero carina: qua e là giocolieri e artisti da strada esibiscono i loro numeri circondati da capannelli di turisti e in effetti il tramonto, con il profilo delle due isolette che delimitano la rada è da ricordare.

Avevamo prenotato  l’Hotel Double Tree Grand Key Resort – 3990 South Roosvelt Blvd, di gran lusso ma situato in una posizione sfavorevole, tanto da costringere di continuo l’impiego dell’auto. Oltre a questo Elena non ha avuto a disposizione un vero letto ma un divano apribile abbastanza scomodo. Cenato al McDonald’s. Una passeggiata in centro e sul lungo mare. Il movimento non è per le strade ma solo all’interno dei locali e dei pubs, vietati ai minori di 21 anni quindi abbiamo dovuto rinunciare causa Elena. Per le strade un vero mortorio.  

26 luglio – lunedì:  

Dopo una abbondante colazione abbiamo lasciato l’albergo e, parcheggiato in centro senza troppe difficoltà, abbiamo visitato la casa di Hemingway. E’ una villa in stile coloniale, circondata da una vasto parco di piante tropicali e, da un lato, una bella piscina. L’ingresso costa 12 $ a testa e la visita è libera anche se alcune guide cercano di intruppare i turisti per dare spiegazioni. Le stanze sono arredate e dappertutto sono esposte foto di Hemingway e dei suoi familiari. Il punto di forza è sicuramente il parco, molto bello. Caratteristica è la presenza di numerosissimi gatti con zampe a sei e anche sette dita che lo scrittore ospitava e allevava. Usciti dalla villa abbiamo fatto una passeggiata per la cittadina, ammirando le numerose case coloniali ma soprattutto i bellissimi giardini esotici. Non è chiaro come accedere al mare perché non abbiamo trovato spiagge fruibili. Probabilmente per godere pienamente di questi luoghi occorre fare escursioni in battello o disporre di una barca. Siamo ripartiti verso le 11,45, allucinati dal caldo umido e abbiamo percorso a ritroso la strada a scorrimento veloce verso Miami che dista 265 Km attraversando bei paesini bagnati da un mare dai colori favolosi.

Arrivati in città verso le 15 abbiamo preferito effettuare alcune escursioni programmate di quartieri situati nella area sud-ovest. In particolare CORAL GABLES non va assolutamente tralasciato. Punto di riferimento è la VENETIAN POOL situata nei pressi della rotonda di Desoto Blvd. Qui si può lasciare l’auto e fare un bagno (9 $ l’ingresso). E’ una piscina all’aperto in vago stile veneziano, con cascatelle. Non troppo speciale. Molto interessante invece il vasto quartiere intorno, in particolare nei pressi di Columbus Blvd e Almeria Ave. Si possono ammirare ville sontuose, immerse in bellissimi parchi e affacciate su viali di enormi ficus e piante tropicali. Lo abbiamo percorso in auto, lentamente, fermandoci spesso stupiti per fare foto.

Percorrendo le tangenziali di collegamento, siamo ritornati a Miami Beach diretti all’isola di KEY BISCAYNE, situata a sud e collegata da un ponte (913) dal costo di 1 $. Gran parte della bellissima isola è occupata da favolosi quartieri di ville Hollywoodiane con porticcioli privati e pochissimi accessi al mare per i turisti. Solo un tratto della costa orientale dispone di una spiaggia libera rivolta verso l’oceano, con un grande parcheggio. Percorrendo a ritroso il ponte per ritornare sulla costa, una buona tappa è rappresentata dal parcheggio di Rickenbacker Marina (quasi alla fine del ponte) dal quale si possono fare buone fotografie dello skyline della città, con gli alti grattacieli in controluce al tramonto.

Percorrendo un altro ponte (1°) siamo ritornati a Miami Beach e abbiamo parcheggiato nei pressi di LINCOLN ROAD MALL, una via del tutto chiusa al traffico e trasformata in un mega centro commerciale che accoglie le firme più famose oltre che ristoranti rinomati. E’ una via piena di movimento ma i negozi sono in realtà abbastanza dozzinali, tranne rare eccezioni. Numerosi i negozi di elettronica e di materiale fotografico, gestiti in gran parte da veri filibustieri per cui i prezzi non sono mai certi. Purtroppo l’aver sistemato l’auto nel parcheggio a pagamento con il muso rivolto all’interno ci è costato una multa di 23,8 $. E’ comunque un parcheggio di riferimento per l’area commerciale, situato tra la Jackie Gleason Drive N e la 17th. Un ampia visita ai negozi e poi al ristorante cubano indicato dalla guida: Ristorante Puerto Sagua al n° 700 della Collins Ave. Abbiamo mangiato molto bene (cernia), spendendo 66 $ in tre. E’ un indirizzo da tener presente se si vuole assaggiare una autentica cena cubana in un ambiente caratteristico. Siamo poi rientrati al Motel Blu per la notte.

27 luglio – martedì:

Il Motel Blu si trova nei pressi del quartiere Haitiano (LITTLE HAITI) ma pur seguendo le indicazioni della guida non siamo riusciti a identificare tracce della popolazione di provenienza haitiana e tanto meno il museo voodoo o il mercato. Abbiamo chiesto nei distributori ma nessuno ci ha saputo aiutare. Ci siamo spostati pertanto verso il quartiere cubano (LITTLE HAVANA) che è attraversato da Calle Ocho (SW 8th St), una via a senso unico verso il mare. Consiglio di percorrere la 7th in direzione ovest fino alla 22nd Ave e poi invertire la rotta imboccando Calle Ocho verso est. Molti negozi di sigari, ristoranti e qualche bar di stile cubano ove si può assaggiare un caffè molto più vicino ai nostri gusti. Probabilmente la lunga via andrebbe percorsa verso sera. Non abbiamo trovato elementi di particolare interesse se non un caffè di stile più simile al nostro espresso.

Il quartiere COCONUT GROVE è un’area molto rinomata vicino al mare. Punto di interesse è il  centro commerciale COCOWALK, 3030 Grand Ave. In realtà a noi i centri commerciali non interessano particolarmente per cui ci siamo allontanati dopo una breve esplorazione. Poco distante abbiamo percorso alcune vie caratteristiche del quartiere come Fuller St., Commodore Plaza e abbiamo ammirato la rinomata Coconaut Grove Playhouse uno storico e caratteristico teatro dipinto in azzurro. Una stretta via ci ha condotto in un quartiere residenziale fino al porticciolo.

Siamo ritornati a Miami Beach per pagare la multa al centro di polizia (Miami Beach District Court - 1130, Washington St.). Minime le formalità. Tra la 5° e la Alton c’è un vasto centro commerciale (parcheggio gratuito interno) con spazi dedicati anche all’elettronica. I prezzi sono vantaggiosi ma non vengono proposti modelli di macchine fotografiche particolarmente sofisticati. La scelta quindi è molto scarsa. Un’altra passeggiata sulla Lincoln che al mattino è l’unica via veramente movimentata e poi il pranzo in un diner molto carino, situato nei pressi del distretto di polizia. Abbiamo speso 30 € in tutto. Nel pomeriggio siamo andati in spiaggia per un breve bagno. La spiaggia è molto vasta, non attrezzata e poco affollata. Molto bello il colore dell’acqua. Accanto agli ingressi alla spiaggia si trovano docce all’aperto.

Elena ed io abbiamo fatto una passeggiata su Ocean Drive, tappezzata di ristoranti, pub e bar. I camerieri fermano i passanti invitandoli ad entrare e proponendo in gran parte gli stessi piatti a base di pesce. Una via vivace, con strani e insoliti personaggi ma nel complesso non particolarmente affascinante. Probabilmente andrebbe percorsa di sera o meglio ancora di notte e nei giorni prefestivi o festivi.

Lasciata Miami Beach, siamo ritornati sulla costa attraversando il ponte e abbiamo visitato Bayside Market Place, un vasto centro commerciale situato in Downtown, sul porto. Non è facile parcheggiare se si vogliono evitare tariffe molto elevate. Ci siamo sistemati poco distante, in Arena Blvd, nei pressi della stazione del Metrorail. Il porto è a pochi minuti. Si tratta di un centro commerciale molto affollato e movimentato, con bellissimi negozi, bar e ristoranti. Dalle terrazze del centro è bella la veduta sul porto e sulla baia. Dopo la cena al McDonald’s siamo rientrati in albergo. 

NEW ORLEANS

28 luglio – mercoledì:

Restituita l’auto alla Alamo Rent a Car, ci siamo imbarcati alle 10:50 per New Orleans. Da Miami a New Orleans c’è un’ora di volo e un’ora in meno di fuso orario per cui si arriva all’ora in cui si è partiti. Siamo stati accolti nella hall dell’aeroporto a suon di jazz, da una intera orchestra di fiati. Non ci si poteva aspettare altro dalla città della musica. 

Abbiamo preferito utilizzare il taxi per il centro (42 $ x 3 persone) dopo aver scoperto che lo shuttle risulta un po’ più caro, visto che viene pagato a persona. Avevamo prenotato all’HOTEL RAMADA INN PLAZA, dislocato nella via principale, 541 Bourbon Streat, nel cuore del FRENCH QUARTIER. La posizione è ottima, belle le stanze e buoni i servizi.  

A New Orleans è perfettamente inutile prendere a nolo un’auto perché l’area di interesse turistico è molto piccola e visitabile comodamente a piedi. Le vie centrali, compresa la mitica BOURBON STREAT, sono inoltre chiuse al traffico. 

Verso le 14 ci siamo ritrovati alla ricerca di un ristorante e abbiamo optato per PO’ BOYS, un ristorante storico della città. Si tratta di una specie di piccola latteria con pochi posti a sedere, famoso per i suoi panini. Po’ Boys sta per poor boys: i poveri ragazzi di un tempo ovviamente mangiavano solo panini. Il panino con ostriche fritte, una delle più famose specialità del ristorante, è enorme e favoloso. Varrebbe la pena di prenderne uno in due per le sue dimensioni, risparmiando anche un tot. Ottima anche la mufletta, un altro tipo di panino farcito con carne e vari ingredienti. Abbiamo speso 42 $ in tre, portando in albergo quello che non siamo riusciti a consumare, come abitudine negli USA. 

Il quartiere si affaccia sul fiume Mississippi sulle cui rive sono ormeggiati i classici battelli. Nelle piazzette, sugli incroci principali, nei pressi di bar rinomati è facile incontrare piccole orchestre di jazz che suonano, circondate da capannelli di turisti. Un po’ dappertutto artisti da strada agghindati nei modi più strani. Abbiamo visitato i negozi del FRENCH MARKET e verso il tramonto abbiamo raggiunto il RIVER WALK (si trova al termine della Channel St.) imbarcandoci sul battello che attraversa il fiume (gratuito), per cogliere le immagini dello skyline della città. Siamo poi tornati all’Hotel per un bagno in piscina. 

Abbiamo cenato con pizza e birra da asporto, passeggiando poi per Bourbon Streat e per le vie limitrofe. L’ambiente è molto trasgressivo. Locali notturni a luci rosse e pornoshop, pubs e discoteche. Prostitute in vetrina o per strada, in biancheria intima ridottissima, cercano di attrarre i turisti nei loro locali. Le vie sono affollatissime e illuminate da una miriade di luci al neon multicolori. L’ingresso ai bar e ai ristoranti è rigorosamente vietato ai minori di 21 anni e giganteschi buttafuori controllano i documenti ai giovani. In questo ambiente di moralità decisamente incerta sembra che l’unica preoccupazione sia evitare che un minore beva un bicchiere di birra. Tutto il resto è lecito. In realtà la birra viene venduta a chiunque da ambulanti nei vicoli meno illuminati. La polizia a cavallo controlla gli angoli delle strade ma sembra non vedere niente. 

29 luglio 2010 – giovedì: 

Fatta colazione al McDonald’s, abbiamo acquistata una macchina fotografica presso il negozio New York Camera, situato sulla Channal St. In Luisiana è possibile recuperare le tasse di un acquisto importante presentando un particolare modulo rilasciato dal negoziante all’ufficio delle tasse, che a New Orleans è situato al secondo piano nel Centro Commerciale situato presso River Walk. La restituzione in contanti è limitata ai turisti, per cui occorre esibire il biglietto aereo e il passaporto. Nello stesso Centro Commerciale abbiamo pranzato in un fast food, poi siamo rientrati in Hotel. Una delle attrazioni di New Orleans è rappresentata dal Cimitero (St. Louis Cemetery n°1, in Basin Street) che accoglie le spoglie di una sacerdotessa voodoo Marie Laveau, vissuta nell’ottocento. Siamo arrivati però dopo la chiusura che avviene alle 15. Esistono anche tours organizzati che partono dal Zombie's Voodoo Shop, (723 St. Peter St). A questo proposito non si deve perdere la visita ai piccoli NEGOZI VOODOO che espongono talismani, pozioni magiche, strani animali imbalsamati e tanto altro materiale da utilizzare per riti e stregonerie. C’è anche un museo Voodoo - 724 Dumaine Street (Between Bourbon and Royal Streets in the Heart of the French Quarter) ma non l’abbiamo visitato. 

Le vie sono molto animate anche nel pomeriggio e nei bar si ascolta musica dal vivo e si beve birra. Dopo una sosta nella piscina dell’Hotel, abbiamo cenato al ristorante PERE ANTOINE che propone cucina creola. Ottimo il pesce gatto. Le porzioni sono abbondanti, per un totale di 58 $. 

Nella superaffollata Bourbon Streat, tra musica, luci e trasgressione vi è l’abitudine di gettare dai balconcini collane di perline alle belle donne che passeggiano sulla strada. Della paurosa alluvione di qualche anno prima nessuna traccia: qui tutto è stato ricostruito in funzione del divertimento. 

30 luglio 2010 – venerdì: 

Tornati all’aeroporto in taxi (42 $), ci siamo imbarcati alle 13:50, con un ritardo di tre ore, per Las Vegas.  

New Orleans è una città da non perdere. Ha una fisionomia unica e caratteristica che non ha riscontri negli USA. Si visita rapidamente e in modo confortevole ma lascia un indiscutibile ricordo. Bellissima l’architettura e lo stile degli edifici ma soprattutto straordinaria la vitalità che passa attraverso la musica, la tradizione e la trasgressione, quest’ultima naturalmente solo per i maggiori di 21 anni

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