FLORIDA
22 luglio – giovedì:
Una sveglia balorda alle 3,30 poi in auto fino
all’aeroporto Catullo di Verona. Abbiamo sistemato il mezzo nel
parcheggio sotterraneo a pagamento e ci siamo imbarcati alle 7,10,
in orario, per Monaco di Baviera. Da qui un lungo volo di circa 10
ore ci ha condotto a MIAMI, dove siamo sbarcati alle 14:00
(le 20:00 ora italiana). L’auto era prenotata presso la compagnia
ALAMO RENT A CAR che abbiamo raggiunto mediante una navetta gratuita
(Rental Car Shuttle) che fa la spola dal terminal ai vasti parcheggi
del nolo. Al desk della compagnia si consegna il coupon e, come
tradizione, l’impiegato cerca di dirottarti verso auto più
voluminose e naturalmente più costose. Abbiamo confermato la COMPACT
già scelta a casa ma abbiamo ceduto alle insistenti pressioni,
accettando un supplemento assicurativo e il pieno di benzina. 140 $
in più. Poco dopo la consegna, ci siamo resi conto che lo spinotto
dei 12 volt, necessario per poter usare il navigatore, non
funzionava per cui siamo ritornati dal centro della città al
parcheggio della compagnia Alamo e abbiamo ottenuto la sostituzione
dell’auto: un modello più ampio e confortevole senza alcuna
differenza di prezzo.
Grazie al navigatore abbiamo raggiunto senza
difficoltà l’albergo prenotato, il Motel Blu (7700 Biscayne
Blvd. 33138). E’ situato nei quartieri nord di Miami, North Miami,
all’incrocio con la 77th St. a una decina di chilometri dal centro
della città e da Miami Beach. Le stanze sono decisamente scarse,
dotate di un sistema antidiluviano di aria condizionata, molto
rumoroso. Di buono c’è un parcheggio interno gratuito ed una piccola
piscina che peraltro non abbiamo utilizzato. Abbiamo dormito fino
alle 19 e poi siamo usciti in auto, raggiungendo la famosa OCEAN
DRIVE, il lungomare di Miami Beach. Proprio qui, alle prese con
uno splendido tramonto, ho rotto la reflex. Rientrati verso l’Hotel,
abbiamo cenato in un TacoBell.
La città ha una fisionomia molto particolare che è
bene conoscere per potersi orientare. Il centro, (Downtown) e i vari
quartieri residenziali, di livello alto, medio o basso (es.
quartiere cubano e haitiano), sono sulla terraferma. Parallela alla
costa, a distanza di 3-4 Km, c’è una isola lunga e stretta,
collegata con vari ponti alla terraferma. E’ questa Miami Beach che
ospita la maggior parte degli alberghi, zone residenziali di lusso,
negozi e centri commerciali. Il lungomare di questa isola è la
famosa Ocean Drive. In realtà è una penisola, perché a nord si
collega con la terraferma. Se si sceglie Miami per una vacanza è
opportuno sistemarsi qui, per evitare lunghi e noiosi spostamenti in
auto. Meglio se l’albergo dispone di un parcheggio che risulta un
problema logistico non indifferente. Sempre di fronte, parallele
alla costa, più a sud di Miami Beach, ci sono due piccole isole:
Fisher Island e Key Biscayne, zone di grande lusso, con splendide
ville e pochissimi accessi al mare per i comuni mortali.
23 luglio – venerdì
Dopo la colazione al McDonald’s abbiamo lasciato la
città diretti al Centro Spaziale di Cape Canaveral
KENNEDY SPACE CENTER
che si trova a 350 Km a nord, sulla costa. L’autostrada gratuita è
molto comoda ma purtroppo siamo stati rallentati da un incidente che
ha creato lunghe colonne per cui siamo arrivato al Centro alle 14:30
(pranzo lungo la strada al ristorante Vero Beach – 21 $ in tre). Per
fortuna il Centro è aperto fino alle ore 20:00 per cui abbiamo
calcolato che era possibile una visita anche non affrettata. Il
parcheggio è gratuito. L’ingresso è 41 $ per persona. Dalla piazzola
centrale (VISITOR COMPLEX) si raggiunge la fermata della
navetta che consente di effettuare l’intero tour. Le navette partono
ogni 15 minuti. Le tappe importanti sono tre: si scende, si visita e
si sale sulla navetta successiva. Il giro completo dura circa 3 ore.
Come al solito gli autobus e le sale di visita hanno un’aria
condizionata gelida mentre all’esterno caldo e umidità.
L'OBSERVATION GANTRY è una grande torre su
più piani, sulla quale potrete salire per vedere dall'alto numerose
rampe di lancio di razzi, shuttle, sonde ecc... In una saletta
limitrofa vengono di continuo proiettati filmati sui lanci nello
spazio. Interessante. Il secondo punto strategico è costituito dall'APOLLO/SATURN
V CENTER. Questo è il momento e lo spazio più bello di questa
visita. Entrerete in una grande sala dove verrete accolti da una
guida virtuale che ancora vi spiegherà la storia dello shuttle e dei
vari lanci che sono stati effettuati. I filmati riguardano la
conquista americana dello spazio. Potrete ammirare anche il vero
Apollo V, quello che ha portato il primo uomo sulla Luna, lungo
circa 90 metri. Nell’immenso hangar si trovano piccole salette che
espongono tute spaziali e molti altri oggetti appartenuti agli
astronauti.
Da qui ci si ferma all'INTERNATIONAL
SPACE STATION CENTER per una visita audio-guidata sulla storia
dello shuttle. Altri filmati, e la visita alle sale di allestimento
dei motori e delle parti meccaniche delle navi spaziali. Questa è
forse la parte meno interessante e si potrebbe anche saltare,
tornando subito al Visitor Complex.
Da qui, dopo una
lunga fila, abbiamo avuto l’accesso alla SHUTTLE LAUNCH
EXPERIENCE che vorrebbe essere una riproduzione di un lancio
spaziale. Tutti allineati su comode poltrone e muniti di cinture di
sicurezza siamo stati proiettati nello spazio avvertendo le
sensazioni della forte accelerazione e poi della assenza di peso, di
fronte ad uno schermo virtuale. Una riproduzione molto suggestiva
anche se un po’ infantile.
Abbiamo assistito a due film in 3D, uno sullo sbarco
sulla Luna ed un altro sulle bellezze dell’universo. Vi è una lunga
programmazione di questi films ma i nostri sono risultati molto
ripetitivi. Verso le 20:00 ci siamo diretti verso Orlando (distante
86 Km) e ci siamo sistemati al Best Western Hotel Airport (80
$ con prima colazione) per la notte, bello e pulito. Abbiamo cenato
proprio di fianco all’Hotel, a Waffle House, spendendo 27,50 $ in
tre.
24 luglio – sabato:
Gli UNIVERSAL STUDIOS distano circa 15 Km
dall’Hotel e sono dotati di un enorme parcheggio dal costo di 14 $
per l’intera giornata. Si viene inevitabilmente incanalati dagli
addetti ma è molto importante definire esattamente la posizione
della propria auto per poterla ritrovare all’uscita. Ci si serve di
tabelle che riportano nomi di film (tipo King Kong). Bisogna
ricordare i numeri delle corsie e i piani. In realtà i parchi da
visitare sono due, quello tradizionale denominato UNIVERSAL STUDIOS,
a destra rispetto alla biglietteria. e quello più recente, a
sinistra, ISLANDS OF ADVENTURE. L’ingresso ad entrambi i
parchi costa 109 $ + tax. In totale abbiamo speso 348 $. La visita
richiede minimo una intera giornata visto che le file fanno perdere
molto tempo. La scelta di visitare di sabato non è stata tra le
migliori.
Seguendo la mappa consegnata alla biglietteria,
abbiamo cominciato dagli Studios e in particolare da Revenge of the
Mummy (percorso veloce nell’antico Egitto). Poi Disaster, una
ricostruzione del terremoto di S. Francisco effettuata mediante
scenografie già precostituite e attori scelti tra il pubblico.
Permette di capire con quale abilità vengono realizzate le scene dei
film. Lo Squalo è un divertente percorso su un battello. Veramente
esilarante e da non perdere The Simpson Ride anche se la fila per
accedere è molto lunga. Shrek, in 4 D si può veramente tralasciare.
Nel pomeriggio ci siamo spostati in Islands of Adventure e
sicuramente l’attrazione maggiore è costituita dal Castello di Henry
Potter. Un guasto agli impianti ci ha costretto a prolungare la fila
per oltre 1 ora e 30. E’ comunque una ricostruzione fantastica. Al
termine della visita ci siamo concessi inevitabilmente una “burro
birra”. Molto bello anche Jurassic Park. Abbiamo perso l’Uomo Ragno
che pare sia splendido ma oramai verso sera siamo rientrati al
parcheggio e, dopo una disperata ricerca, abbiamo recuperato l’auto
e siamo tornati in albergo. Cena ancora una volta al Waffle House,
spendendo 21 $.
25 luglio – domenica:
Ci siamo svegliato presto e dopo una abbondante
colazione a base di waffles ci siamo diretti a sud, verso le
EVERGLADES. E’ una distanza notevole (350 Km.) e il viaggio ha
impegnato l’intera mattina e il primo pomeriggio. Parte
dell’itinerario è su strada normale e il tempo di percorrenza è
stato condizionato dalla interruzione di un ponte che ci ha
costretto ad una lunga deviazione. Il lato nord di questo parco è
percorso dalla n° 41 ove si trovano i Visitor Center e numerose
piccole fattorie che propongono itinerari sull’area paludosa
mediante gli Airbots. Abbiamo optato per il WOOTENS EVERGLADES
AIRBOAT che propone anche una escursione mediante Shrampbuggy
(131 $ in tre).
L’airboat è una imbarcazione piatta che utilizza come
propulsore una enorme elica posteriore che funge anche da timone.
Raggiunge velocità notevoli passando senza problemi tra le canne,
acqua salmastra e terreno fangoso. Il motore è assordante per cui
siamo stati forniti di grosse cuffie per attutire il rumore.
Naturalmente il pilota alterna tratti a bassa velocità per
individuare i numerosi alligatori, a tratti ad alta velocità, con
improvvise sterzate e virate. L’escursione dura circa ½ ora e
assolutamente è da non perdere. Discreto anche il breve itinerario
nella palude boschiva mediante lo shrampbuggy, un veicolo molto alto
dal suolo e dotato di enormi ruote che gli permettono di spostarsi
senza difficoltà nella fanghiglia. Abbiamo avvistato altri uccelli e
mammiferi. Nei pressi della farm di prenotazione e di acquisto del
biglietto, in un piccolo canale, stazionano alcuni alligatori,
probabilmente attratti dalla presenza dei turisti che li foraggiano,
per cui è possibile scattare foto a distanza ravvicinata. Poco
distante si visita un padiglione tipo zoo all’aperto, che ospita
vari alligatori e altri animali della zona.
Il tratto di strada successivo è stato funestato da
un forte temporale. Avevamo previsto altre escursioni a piedi che
avrebbero impegnato un’ora e ½ (Località SHARK VALLEY – Flamingo)
ma siamo stati costretti a procedere verso KEY WEST che dista
parecchi chilometri (342 Km.), più di 4 ore di strada. Quest’area
della Florida è costituita da una miriade di isolette che la natura
ha disposto in fila e che l’uomo ha unito in un primo momento con
una linea ferroviaria (ora in disuso) e in un secondo momento con
una superstrada lunga ben 100 miglia. L’ultima di queste isole è
proprio Key West. Il lungo percorso assicura bellissimi panorami
sulla laguna che in molte parti assume colorazioni notevoli per la
presenza della barriera corallina. Siamo arrivati a Key West giusto
al tramonto e abbiamo parcheggiato nei pressi del porto. Di qui,
secondo la guida, si gode uno dei più bei tramonti del mondo. La
piazzetta del molo è davvero carina: qua e là giocolieri e artisti
da strada esibiscono i loro numeri circondati da capannelli di
turisti e in effetti il tramonto, con il profilo delle due isolette
che delimitano la rada è da ricordare.
Avevamo prenotato l’Hotel Double Tree Grand Key
Resort – 3990 South Roosvelt Blvd, di gran lusso ma situato in
una posizione sfavorevole, tanto da costringere di continuo
l’impiego dell’auto. Oltre a questo Elena non ha avuto a
disposizione un vero letto ma un divano apribile abbastanza scomodo.
Cenato al McDonald’s. Una passeggiata in centro e sul lungo mare. Il
movimento non è per le strade ma solo all’interno dei locali e dei
pubs, vietati ai minori di 21 anni quindi abbiamo dovuto rinunciare
causa Elena. Per le strade un vero mortorio.
26
luglio – lunedì:
Dopo
una abbondante colazione abbiamo lasciato l’albergo e, parcheggiato
in centro senza troppe difficoltà, abbiamo visitato la casa di
Hemingway. E’ una villa in stile coloniale, circondata da una
vasto parco di piante tropicali e, da un lato, una bella piscina.
L’ingresso costa 12 $ a testa e la visita è libera anche se alcune
guide cercano di intruppare i turisti per dare spiegazioni. Le
stanze sono arredate e dappertutto sono esposte foto di Hemingway e
dei suoi familiari. Il punto di forza è sicuramente il parco, molto
bello. Caratteristica è la presenza di numerosissimi gatti con zampe
a sei e anche sette dita che lo scrittore ospitava e allevava.
Usciti dalla villa abbiamo fatto una passeggiata per la cittadina,
ammirando le numerose case coloniali ma soprattutto i bellissimi
giardini esotici. Non è chiaro come accedere al mare perché non
abbiamo trovato spiagge fruibili. Probabilmente per godere
pienamente di questi luoghi occorre fare escursioni in battello o
disporre di una barca. Siamo ripartiti verso le 11,45, allucinati
dal caldo umido e abbiamo percorso a ritroso la strada a scorrimento
veloce verso Miami che dista 265 Km attraversando bei paesini
bagnati da un mare dai colori favolosi.
Arrivati in città verso le 15 abbiamo preferito effettuare alcune
escursioni programmate di quartieri situati nella area sud-ovest. In
particolare CORAL GABLES non va assolutamente tralasciato.
Punto di riferimento è la VENETIAN POOL situata nei pressi
della rotonda di Desoto Blvd. Qui si può lasciare l’auto e fare un
bagno (9 $ l’ingresso). E’ una piscina all’aperto in vago stile
veneziano, con cascatelle. Non troppo speciale. Molto interessante
invece il vasto quartiere intorno, in particolare nei pressi di
Columbus Blvd e Almeria Ave. Si possono ammirare ville sontuose,
immerse in bellissimi parchi e affacciate su viali di enormi ficus e
piante tropicali. Lo abbiamo percorso in auto, lentamente,
fermandoci spesso stupiti per fare foto.
Percorrendo le tangenziali di collegamento, siamo ritornati a Miami
Beach diretti all’isola di KEY BISCAYNE, situata a sud e
collegata da un ponte (913) dal costo di 1 $. Gran parte della
bellissima isola è occupata da favolosi quartieri di ville
Hollywoodiane con porticcioli privati e pochissimi accessi al mare
per i turisti. Solo un tratto della costa orientale dispone di una
spiaggia libera rivolta verso l’oceano, con un grande parcheggio.
Percorrendo a ritroso il ponte per ritornare sulla costa, una buona
tappa è rappresentata dal parcheggio di Rickenbacker Marina
(quasi alla fine del ponte) dal quale si possono fare buone
fotografie dello skyline della città, con gli alti grattacieli in
controluce al tramonto.
Percorrendo un altro ponte (1°) siamo ritornati a Miami Beach e
abbiamo parcheggiato nei pressi di LINCOLN ROAD MALL, una via
del tutto chiusa al traffico e trasformata in un mega centro
commerciale che accoglie le firme più famose oltre che ristoranti
rinomati. E’ una via piena di movimento ma i negozi sono in realtà
abbastanza dozzinali, tranne rare eccezioni. Numerosi i negozi di
elettronica e di materiale fotografico, gestiti in gran parte da
veri filibustieri per cui i prezzi non sono mai certi. Purtroppo
l’aver sistemato l’auto nel parcheggio a pagamento con il muso
rivolto all’interno ci è costato una multa di 23,8 $. E’ comunque un
parcheggio di riferimento per l’area commerciale, situato tra la
Jackie Gleason Drive N e la 17th. Un ampia visita ai negozi e poi al
ristorante cubano indicato dalla guida: Ristorante Puerto Sagua al
n° 700 della Collins Ave. Abbiamo mangiato molto bene (cernia),
spendendo 66 $ in tre. E’ un indirizzo da tener presente se si vuole
assaggiare una autentica cena cubana in un ambiente caratteristico.
Siamo poi rientrati al Motel Blu per la notte.
27
luglio – martedì:
Il
Motel Blu si trova nei pressi del quartiere Haitiano (LITTLE
HAITI) ma pur seguendo le indicazioni della guida non siamo
riusciti a identificare tracce della popolazione di provenienza
haitiana e tanto meno il museo voodoo o il mercato. Abbiamo chiesto
nei distributori ma nessuno ci ha saputo aiutare. Ci siamo spostati
pertanto verso il quartiere cubano (LITTLE HAVANA) che è
attraversato da Calle Ocho (SW 8th St), una via a senso unico verso
il mare. Consiglio di percorrere la 7th in direzione ovest fino alla
22nd Ave e poi invertire la rotta imboccando Calle Ocho verso est.
Molti negozi di sigari, ristoranti e qualche bar di stile cubano ove
si può assaggiare un caffè molto più vicino ai nostri gusti.
Probabilmente la lunga via andrebbe percorsa verso sera. Non abbiamo
trovato elementi di particolare interesse se non un caffè di stile
più simile al nostro espresso.
Il quartiere
COCONUT GROVE è un’area molto rinomata vicino al mare. Punto di
interesse è il centro commerciale COCOWALK, 3030 Grand Ave. In
realtà a noi i centri commerciali non interessano particolarmente
per cui ci siamo allontanati dopo una breve esplorazione. Poco
distante abbiamo percorso alcune vie caratteristiche del quartiere
come Fuller St., Commodore Plaza e abbiamo ammirato la rinomata
Coconaut Grove Playhouse uno storico e caratteristico teatro dipinto
in azzurro. Una stretta via ci ha condotto in un quartiere
residenziale fino al porticciolo.
Siamo ritornati
a Miami Beach per pagare la multa al centro di polizia (Miami Beach
District Court - 1130, Washington St.). Minime le formalità. Tra la
5° e la Alton c’è un vasto centro commerciale (parcheggio gratuito
interno) con spazi dedicati anche all’elettronica. I prezzi sono
vantaggiosi ma non vengono proposti modelli di macchine fotografiche
particolarmente sofisticati. La scelta quindi è molto scarsa.
Un’altra passeggiata sulla Lincoln che al mattino è l’unica via
veramente movimentata e poi il pranzo in un diner molto carino,
situato nei pressi del distretto di polizia. Abbiamo speso 30 € in
tutto. Nel pomeriggio siamo andati in spiaggia per un breve bagno.
La spiaggia è molto vasta, non attrezzata e poco affollata. Molto
bello il colore dell’acqua. Accanto agli ingressi alla spiaggia si
trovano docce all’aperto.
Elena ed io
abbiamo fatto una passeggiata su Ocean Drive, tappezzata di
ristoranti, pub e bar. I camerieri fermano i passanti invitandoli ad
entrare e proponendo in gran parte gli stessi piatti a base di
pesce. Una via vivace, con strani e insoliti personaggi ma nel
complesso non particolarmente affascinante. Probabilmente andrebbe
percorsa di sera o meglio ancora di notte e nei giorni prefestivi o
festivi.
Lasciata Miami
Beach, siamo ritornati sulla costa attraversando il ponte e abbiamo
visitato Bayside Market Place, un vasto centro commerciale
situato in Downtown, sul porto. Non è facile parcheggiare se si
vogliono evitare tariffe molto elevate. Ci siamo sistemati poco
distante, in Arena Blvd, nei pressi della stazione del Metrorail. Il
porto è a pochi minuti. Si tratta di un centro commerciale molto
affollato e movimentato, con bellissimi negozi, bar e ristoranti.
Dalle terrazze del centro è bella la veduta sul porto e sulla baia.
Dopo la cena al McDonald’s siamo rientrati in albergo.
NEW ORLEANS
28
luglio – mercoledì:
Restituita l’auto alla Alamo Rent a Car, ci siamo imbarcati alle
10:50 per New Orleans. Da Miami a New Orleans c’è un’ora di volo e un’ora in meno di fuso
orario per cui si arriva all’ora in cui si è partiti. Siamo stati
accolti nella hall dell’aeroporto a suon di jazz, da una intera
orchestra di fiati. Non ci si poteva aspettare altro dalla città
della musica.
Abbiamo preferito utilizzare il taxi per il centro (42 $ x 3
persone) dopo aver scoperto che lo shuttle risulta un po’ più caro,
visto che viene pagato a persona. Avevamo prenotato all’HOTEL
RAMADA INN PLAZA, dislocato nella via principale, 541 Bourbon
Streat, nel cuore del FRENCH QUARTIER. La posizione è ottima,
belle le stanze e buoni i servizi.
A New Orleans è perfettamente inutile prendere a nolo un’auto
perché l’area di interesse turistico è molto piccola e visitabile
comodamente a piedi. Le vie centrali, compresa la mitica BOURBON
STREAT, sono inoltre chiuse al traffico.
Verso le 14 ci siamo ritrovati alla ricerca di un ristorante e
abbiamo optato per PO’ BOYS, un ristorante storico della
città. Si tratta di una specie di piccola latteria con pochi posti a
sedere, famoso per i suoi panini. Po’ Boys sta per poor boys: i
poveri ragazzi di un tempo ovviamente mangiavano solo panini. Il
panino con ostriche fritte, una delle più famose specialità del
ristorante, è enorme e favoloso. Varrebbe la pena di prenderne uno
in due per le sue dimensioni, risparmiando anche un tot. Ottima
anche la mufletta, un altro tipo di panino farcito con carne e vari
ingredienti. Abbiamo speso 42 $ in tre, portando in albergo quello
che non siamo riusciti a consumare, come abitudine negli USA.
Il quartiere si affaccia sul fiume Mississippi sulle cui rive sono
ormeggiati i classici battelli. Nelle piazzette, sugli incroci
principali, nei pressi di bar rinomati è facile incontrare piccole
orchestre di jazz che suonano, circondate da capannelli di turisti.
Un po’ dappertutto artisti da strada agghindati nei modi più strani.
Abbiamo visitato i negozi del FRENCH MARKET e verso il
tramonto abbiamo raggiunto il RIVER WALK (si trova al termine
della Channel St.) imbarcandoci sul battello che attraversa il fiume
(gratuito), per cogliere le immagini dello skyline della città.
Siamo poi tornati all’Hotel per un bagno in piscina.
Abbiamo cenato con pizza e birra da asporto, passeggiando poi per
Bourbon Streat e per le vie limitrofe. L’ambiente è molto
trasgressivo. Locali notturni a luci rosse e pornoshop, pubs e
discoteche. Prostitute in vetrina o per strada, in biancheria intima
ridottissima, cercano di attrarre i turisti nei loro locali. Le vie
sono affollatissime e illuminate da una miriade di luci al neon
multicolori. L’ingresso ai bar e ai ristoranti è rigorosamente
vietato ai minori di 21 anni e giganteschi buttafuori controllano i
documenti ai giovani. In questo ambiente di moralità decisamente
incerta sembra che l’unica preoccupazione sia evitare che un minore
beva un bicchiere di birra. Tutto il resto è lecito. In realtà la
birra viene venduta a chiunque da ambulanti nei vicoli meno
illuminati. La polizia a cavallo controlla gli angoli delle strade
ma sembra non vedere niente.
29 luglio 2010 –
giovedì:
Fatta colazione al McDonald’s, abbiamo acquistata una macchina
fotografica presso il negozio New York Camera, situato sulla Channal
St. In Luisiana è possibile recuperare le tasse di un acquisto
importante presentando un particolare modulo rilasciato dal
negoziante all’ufficio delle tasse, che a New Orleans è situato al
secondo piano nel Centro Commerciale situato presso River Walk. La
restituzione in contanti è limitata ai turisti, per cui occorre
esibire il biglietto aereo e il passaporto. Nello stesso Centro
Commerciale abbiamo pranzato in un fast food, poi siamo rientrati in
Hotel. Una delle attrazioni di New Orleans è rappresentata dal
Cimitero (St. Louis
Cemetery n°1, in Basin Street)
che accoglie le
spoglie di una sacerdotessa voodoo Marie Laveau, vissuta
nell’ottocento. Siamo arrivati però dopo la chiusura che avviene
alle 15. Esistono anche tours organizzati che partono dal
Zombie's Voodoo Shop, (723 St. Peter
St). A questo proposito non
si deve perdere la visita ai piccoli NEGOZI VOODOO che
espongono talismani, pozioni magiche, strani animali imbalsamati e
tanto altro materiale da utilizzare per riti e stregonerie.
C’è
anche un museo
Voodoo - 724 Dumaine Street (Between Bourbon and Royal Streets in
the Heart of the French Quarter) ma non l’abbiamo visitato.
Le vie sono molto animate anche nel pomeriggio e nei bar si ascolta
musica dal vivo e si beve birra. Dopo una sosta nella piscina
dell’Hotel, abbiamo cenato al ristorante PERE ANTOINE che
propone cucina creola. Ottimo il pesce gatto. Le porzioni sono
abbondanti, per un totale di 58 $.
Nella superaffollata Bourbon Streat, tra musica, luci e
trasgressione vi è l’abitudine di gettare dai balconcini collane di
perline alle belle donne che passeggiano sulla strada. Della paurosa
alluvione di qualche anno prima nessuna traccia: qui tutto è stato
ricostruito in funzione del divertimento.
30 luglio 2010 –
venerdì:
Tornati all’aeroporto in taxi (42 $), ci siamo imbarcati alle
13:50, con un ritardo di tre ore, per Las Vegas.
New Orleans è una città da non perdere. Ha una fisionomia unica e
caratteristica che non ha riscontri negli USA. Si visita rapidamente
e in modo confortevole ma lascia un indiscutibile ricordo.
Bellissima l’architettura e lo stile degli edifici ma soprattutto
straordinaria la vitalità che passa attraverso la musica, la
tradizione e la trasgressione, quest’ultima naturalmente solo per i
maggiori di 21 anni |