Avevo
deciso di ripetere l’esperienza di capogruppo con CLUB AVVENTURA
di Gino Lizzi, visto
che le cose nello Yemen del Nord l’anno prima non era andate
niente male. La prima proposta di Gino era stata 15 giorni in
Tanzania nei parchi, ma gli ho controproposto una estensione
facoltativa a Zanzibar per una settimana. Le ferie estive non
possono durare solo 15 giorni e una settimana di barriera corallina
ci vuole sempre dopo l’arsura della savana.
7 agosto
martedì :
Ci siamo incontrati all'aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino con
il gruppo formato da 19 persone. La partenza era prevista per
un’ora terrificante, le 2:00 di notte. Il volo prevedeva uno scalo
tecnico ad Adis Abeba di un’ora e 30, per cui siamo sbarcati
all’aeroporto Kilimangiaro di Arusha verso lo 14:00. All'uscita
dall'aeroporto ci attendevano le auto della Classic Tours &
Safaris, con Peter, il driver leader, che in seguito si sarebbe
dimostrato un’ottima guida nei parchi. Dopo circa 1 ora di strada
siamo finalmente arrivati all'Impala Hotel, situato a 10 minuti a
piedi dal centro della città. Il gruppo si è sistemato nelle
camere, discretamente pulite e ordinate e io ho preso contatti con i
responsabili della agenzia, Mr. Nachan e Mr. Mrema, il cui ufficio
si trova a breve distanza dal Hotel. Insieme abbiamo discusso
l’itinerario ed è stato possibile cambiare al nero i dollari
necessari per tutto il periodo di vista ai parchi. Il cambio
ufficiale è estremamente favorevole: 1 scellino = 6,21 lire, ma il
cambio nero è a dir poco allucinante: 1 scellino = 4 lire. A farla
breve: una aranciata da 100 scellini costa a noi 400 lire, una cena
da 1500 scellini viene 6000 lire. Per gli alberghi abbiamo speso da
un massimo di 130.000 lire ad un minimo di 1.600 lire. Ho cercato di
inserire nel programma la visita ad alcuni mercati settimanali, in
località situate vicino ai parchi, per poter occupare meglio la
parte centrale della giornata, quando gli animali sono nascosti, e
per poter avere maggiori contatti con la popolazione.
Contemporaneamente ho richiesto i biglietti per il volo su Zanzibar.
Dopo una breve passeggiata in centro, abbiamo cenato all’Impala,
mangiando bene e spendendo 1500
scellini a testa, bere escluso (bibite: 50-150 sc.; birra; 250-320
sc.; acqua 500 sc. X 2 litri).
8
agosto mercoledì: Dopo
colazione abbiamo preso possesso dei nostri veicoli. Erano vecchie
Land Rover prive di tetto e con il bordo superiore delle portiere
ben imbottito. Era
possibile effettuare gli avvistamenti e le fotografie rimanendo in
piedi sui sedili. Ci siamo diretti verso il Tarangire National Park,
a circa 2 ore da Arusha. Lungo la strada abbiamo effettuato una
breve sosta in località Burka Kisongo ove, tutti i mercoledì, si
tiene un bellissimo mercato masai di bovini. Il parco si trova in un
territorio collinare, con scarsa vegetazione. Abbiamo avvistato
numerosissimi animali, prevalentemente mandrie di zebre, gnu e
bufali. Il pranzo è stato al sacco e abbiamo prolungato la visita
anche nel pomeriggio. Il pacchetto dell’agenzia prevedeva
l’alloggio presso il Tarangire Safari Lodge, ma purtroppo, per un
disguido organizzativo tipicamente africano, questo era pieno, per
cui siamo stati dirottati al Fig Tree Hotel, un albergo più
economico e di scarso livello. La Classic in seguito ha restituito
al gruppo la differenza di spesa. Peccato comunque perchè il Lodge
previsto sembrava molto bello e in ottima posizione panoramica.
L’inaspettato spostamento si è però dimostrato un vantaggio,
visto che il Fig Tree è situato esattamente all’ingresso del Lake
Manyara National Park.
9
agosto giovedì: Data
la vicinanza, alle 6:30 eravamo pronti all’ingresso del Parco. I
parchi vanno visitati preferibilmente all'alba o al tramonto, perché
in questi orari gli animali escono all’aperto e raggiungono i
corsi d’acqua. Le strade nei parchi sono sterrate e naturalmente
le auto sollevano un gran polverone. Il mio ruolo di capogruppo mi
ha avvantaggiato non poco, perché mi ha permesso di rimanere sempre
sulla prima auto della colonna, ove si mangia meno polvere e
naturalmente si avvistano gli animali prima che fuggano. La
vegetazione del Lake Manyara è molto fitta, da foresta equatoriale.
Il paesaggio è ancora
più suggestivo sulle rive del lago che è circondato da basse
colline. Peter si è rivelato un prezioso avvistatore di animali. In
una radura siamo riusciti fotografare un leopardo sul ramo di
un’acacia: pare che i leopardi in questo parco siano rarissimi.
Verso le 10:00 siamo ritornati al Fig Tree per la prima colazione.
Poco distante abbiamo visitato il vicino villaggio di Mto Wa Mbo,
con un interessante mercato di artigianato di articoli vari. Alle
12:30 siamo ritornati nel parco per proseguire il safari, dopo un
breve pranzo a sacco. Sulle rive di un corso d’acqua in secca ci
siamo avvicinati con estrema prudenza ad un gruppo di elefanti. Uno
di questi, forse incuriosito o irritato, si è incamminato nella
nostra direzione per cui abbiamo preferito battere in ritirata, non
senza aver scattato numerosissime foto. Verso sera abbiamo raggiunto
il Lake Manyara Lodge, molto bello e confortevole.
10 agosto venerdì: Prima
della partenza abbiamo fatto una breve sosta nei negozietti di
artigianato situati di fronte al Lodge,
poi, dopo uno spostamento di 1 ora e ½, abbiamo raggiunto il
Junction Lodge, ove ci siamo sistemati in bungalow di livello molto
modesto, con servizi scarsi e in comune. Junction Lodge è un
campeggio con tende e bungalow, notevolmente lontano dal Ngorongoro
(circa 3 ore e 1/2 dal fondo del cratere). Il disagio della
sistemazione e la notevole distanza dal parco sono in parte
compensati da una buona cucina, movimentata da balli africani, con
danzatrici a quattro stellette. Col senno di poi sarebbe stato
meglio evitare questa sistemazione, optando per i Lodge situati sul
bordo del cratere (Rhino Lodge - modesto, Ngorongoro Wildlife Lodge
- molto bello). Essendo più vicini al Parco, consentono di iniziare
la visita veramente alle prime ore dell’alba. Avendo il pomeriggio
libero (eravamo in anticipo di ½ giornata), abbiamo esplorato il
vicino paese Karatù, con un bel mercatino, ed una missione
cattolica. Cena e danze al Junction Lodge.
11
agosto sabato: Data
la distanza, ci siamo avviati alle 6:30 per arrivare al bordo del
cratere alle 9:45. Il Ngorongoro ha un
diametro di circa 17 chilometri e le sue pareti sono
abbastanza scoscese, percorse da sentieri e strade sterrate a
tornanti. L’interno è pianeggiante, con la tipica vegetazione
della savana che circonda un lago popolato da fenicotteri. Nei
secoli questa ristretta area è diventata un habitat naturale per
moltissime specie animali. Erbivori, carnivori, uccelli qui
convivono, seguendo rigorosamente le terribili leggi della
sopravvivenza. In questo ambiente che ricorda un paradiso terrestre,
si inseriscono frotte di turisti armati di macchine fotografiche, ma
gli animali sembrano indifferenti, come esperti modelli in sala di
posa. Fino alle 10 del mattino siamo rimasti immersi in una fitta
nebbia, poi è uscito il sole. Da quel momento gli avvistamenti sono
stati molto numerosi. Tutte le specie della savana sono
rappresentate: antilopi, gazzelle, gnu, giraffe, rinoceronti e
ippopotami. Non mancano naturalmente elefanti e leoni. Delude un po'
la folta presenza di turisti. Sosta piacevole per il pranzo al sacco
presso un piccolo laghetto con ippopotami.
Nel pomeriggio siamo ritornati al Junction Lodge per cena e
notte.
12 agosto domenica: Durante il viaggio verso il Serengeti abbiamo fatto
sosta a Olduvai Gorge, raggiungibile mediante una deviazione di 10
Km dalla strada principale. Una grande roccia di origine vulcanica
con pareti verticali si stacca dalla pianura. Sulle pareti le
diverse colorazioni della roccia rappresentano diverse ere
geologiche. E' zona di importanti reperti preistorici. Il primo
ritrovamento ad opera di Louis e Mary Leakey risale al 1959. Si
trattava di un cranio risalente a 1.800.000 anni fa, appartenente ad
un nostro antenato denominato Homo Habilis o “Nutcracker”,
schiaccianoci,
per la sua abilità a schiacciare le noci. Maria Rosa discende
direttamente da lui. Nella stessa area, nel 1963, fu ritrovato
l’Homo Erectus (da cui discendo io) risalente a 1.500.000 anni fa.
Abbiamo visitato un piccolo museo ma purtroppo la visita completa
del sito avrebbe richiesto una prenotazione. Del resto la sosta non
era nemmeno prevista nel programma ed era stata esplicitamente
richiesta da me agli autisti. Abbiamo pranzato a sacco e nel
pomeriggio ci siamo sistemati presso il Seronera Wildlife Lodge
(stupendo!) Siamo poi usciti con le Land Rover per il safari
fotografico nel Parco Serengeti. Penso che la savana sia stata
inventata proprio qui. Il paesaggio è talmente tipico che sembra di
entrare in un libro di scienze naturali. Abbiamo effettuato numerosi
avvistamenti anche nei pressi del Lodge. Incrociando le auto di
altri turisti, Peter raccoglieva informazioni sugli spostamenti di
animali. Una buona guida è fondamentale soprattutto per individuare
i predatori. Con questo sistema siamo arrivati nei pressi di una
acacia che ospitava un leopardo sul ramo intento a digerire la sua
preda, una gazzella, oramai ridotta a poche ossa. In lontananza, una
fila di giraffe si stagliava contro il tramonto riproducendo
l’Africa del nostro immaginario, l’Africa che non si può
dimenticare.
13 agosto lunedì:
Ci siamo spostati nella savana per raggiungere il Lobo Wildlife
Lodge, incontrando numerosi
animali lungo l'itinerario. Abbiamo sostato alla Hippo Pool, per
fotografare ippopotami
e coccodrilli. In primavera immense mandrie di erbivori migrano
verso il parco Masai Mara, in
Kenia, ove stanziano fino all'autunno. Per tale motivo,
la parte nord del Serengeti, in estate, è povera di fauna.
Sarebbe stata utile, per completare l'itinerario, una escursione
dal Lobo Lodge al parco Masai Mara, a circa 1 ora e 1/2 di
strada, con rientro in giornata. Pare sia possibile attraversare il
confine con un permesso fornito tramite la Classic Tours.
14 agosto martedì:
Siamo
partiti alle 7:45 dal Lobo Lodge, diretti verso il Lago Natron. Dopo
circa 2 ore di pista siamo entrati nella riserva Masai e abbiamo
incontrato i primi villaggi. La visita al villaggio masai è
possibile solo dopo che gli autisti hanno contrattato il prezzo con
il capo villaggio. Abbiamo concordato 7.500 scellini per auto,
ovvero 30.000 lire, una cifra esagerata se proporzionata al costo
della vita in Tanzania, ove uno stipendio medio è di 4.000 scellini
al mese, cioè 16.000 lire, ed una camera d'albergo per la
popolazione costa 400 scellini. Ho potuto poi verificare che gran
parte della cifra è stata intascata dagli autisti. La somma ha
consentito foto a volontà e spettacolo di danze. I masai vivono in
tucul fatti di fango ed escrementi di animali e sono allevatori di
mucche. I tucul sono disposti in cerchio e i bovini di notte stanno
in piazzetta. Tra un tucul e l’altro vi sono mucchi di frasche che
impediscono la fuga degli animali e l’ingresso di eventuali
predatori. I masai sono alti e magri e pare che non portino le
mutande sotto i corti gonnellini. Quando danzano fanno dei gran
salti. Le ragazze del gruppo sono andate fuori di testa. Pranzo a
sacco. Presso Loliondo vi sono altri villaggi Sonjo che non abbiamo
visitato per mancanza di tempo.
Visitarli comunque sarebbe stato un grosso problema perchè si
tratta di popolazioni notoriamente ostili al turismo. A
dimostrazione di questo, alcuni ragazzini hanno tirato sassi e
frecce contro le macchine. Siamo
riusciti ad arrivare al Lago Natron giusto per il tramonto. La pista
tra le colline era estremamente sconnessa per cui il viaggio,
soprattutto l’ultimo tratto, è risultato massacrante. Il lago è
vasto, circondato da colline e popolato da numerosissimi fenicotteri
che formano da lontano una specie di tappeto rosa. L’acqua è
salata, e questo fatto ha dato il nome al lago. Natron deriva da
“Na” che è infatti il simbolo chimico del sodio. Ci
siamo sistemati in uno squallido campeggio, formato da sette tende
anteguerra, di cui due oltretutto allagate. Per un tipico disguido
africano, non eravamo nemmeno attesi. Abbiamo potuto utilizzare solo
cinque tende, dormendo su materassi di gommapiuma. Non parliamo poi dei servizi, dire precari è
dir poco ! Naturalmente dal gruppo si è levato un coro di proteste,
peraltro giustificate, ma abbiamo dovuto digerire il rospo. Con i
viveri a disposizione abbiamo allestito una cena servendoci della
cucina del campeggio. Peter ha procurato bibite in un villaggio
vicino.
15
agosto mercoledì:
Forse per la stanchezza e un certo malcontento, abbiamo preferito
partire presto al mattino anche se, con quello che c’era da fare
ad Arusha, sarebbe stato simpatico visitare i dintorni del lago. Gli
autisti parlavano di una cascata a breve distanza dal campeggio, con
possibilità di fare il bagno. Seguendo una pista estremamente
accidentata siamo arrivati ad Arusha alle 13:30, in circa 6 ore.
Pomeriggio libero per acquisti. Gli acquisti migliori si fanno ad
Arusha, nei negozietti del centro, ove c'è molta scelta con prezzi
contenuti. Gli oggetti Masai non si trovano a Dar el Salaam. Abbiamo
cenato all'Impala Hotel.
16 agosto giovedì: Mattina
libera ad Arusha e successiva visita ad un mercato Masai di bovini
in località Ngarantoni. Questo si svolge tutti i giovedì dalle 12
fino alla sera. E’ molto meglio della visita al villaggio di
qualche giorno prima. Qui i masai, vestiti con ampi mantelli a
quadroni, arrivano con i loro animali e si fanno fotografare senza
problemi e senza mancia. Ci siamo poi spostati verso l'Arusha
National Park, a 1 ora di strada da Arusha e abbiamo trascorso il
pomeriggio visitando l'area del Momella Lake. La vegetazione è
fitta per cui gli avvistamenti di animali sono stati scarsi. Il
parco non è un gran ché. Cena e notte presso il Momella Lodge
(molto bello). Questo parco, di gran lunga
inferiore ai precedenti, potrebbe essere visitato in giornata da
Arusha, risparmiando il
pernottamento al Momella Lodge.
17 agosto venerdì: In
mattinata abbiamo visitato di nuovo l'area dei laghi e il cratere di
un vulcano situato nei pressi. Siamo poi tornati ad Arusha e il
pomeriggio è stato libero per gli acquisti. Abbiamo cenato
all'Impala. La giornata è sembrata perfettamente inutile per cui
molti del gruppo hanno protestato.
18 agosto sabato: Alle
10:00 siamo partiti in pullman per Moshi, una località situata più
a nord, verso il confine con il Kenia, alle pendici del
Kilimangiaro. Dopo aver sostato lungo la strada in un
mercato locale per circa 1/2 ora, alle ore 12:00 siamo arrivati a
Moshi e ci siamo sistemati presso il Key' s Hotel.
E’ gestito da una francese che è anche titolare di una
agenzia turistica per safari ed escursioni sul Kilimangiaro. E’
dotato di alcune camere belle da 50 $ la doppia e di altre meno
belle da 25 $. Quei furbacchioni della Classic Tours avevano
prenotato le meno belle, facendole pagare 40 $. Naturalmente si sono
intascati la differenza. La cucina era comunque buona e questo non
guasta. Ancora una volta abbiamo avuto il pomeriggio libero e questo
ci ha permesso di visitare il locale mercato, molto grande e
colorato, per circa 2 ore. Moshi è una cittadina priva di qualsiasi
interesse ed e' assurdo perderci tanto tempo.
E' più ragionevole andare direttamente da Arusha al Kibo
Hotel (punto di
partenza delle escursioni sul Kilimangiaro).
19
agosto domenica: Era
stata programmata per la mattina una visita ad una torrefazione di
caffè, ma il tutto è
saltato per il fatto che era domenica. Siamo così arrivati al Kibo
Hotel in 1 ora e 1/2 di pullman. E’ situato ai piedi del
Kilimangiaro. L’ambiente è familiare e simpatico, mentre le
camere, pur con il bagno sono decisamente spartane. Ottima la
cucina. Abbiamo trascorso parte della mattinata e il pomeriggio
passeggiando tra i palmeti, guidati da un locale. Questo ci ha
permesso di visitare due cascate e di godere di paesaggi molto
verdeggianti, decisamente diversi dai colori della savana. Abbiamo
chiesto alla reception del Kibo una guida (è obbligatoria) per
l’itinerario sul Kilimangiaro, prevista per il giorno dopo.
Proprio all’ora di cena siamo stati informati che la salita
al Mandara Hut, il primo rifugio sulle pendici del monte, a circa
3000 mt, era molto fangosa. La nostra guida ci ha pertanto
consigliato di noleggiare scarponi e bastoncini.
20 agosto lunedì: Dopo
la colazione è iniziata la caccia agli scarponcini necessari per
l’itinerario e in
pullman siamo arrivati all’ingresso del parco. Sbrigate le
formalità, ci siamo incamminati salendo in modo agevole per almeno
2/3 del percorso. Solo l'ultimo tratto è più ripido. L’arrivo al
rifugio richiede circa 3 ore.Il paesaggio è davvero superbo. Si
attraversano lunghi tratti di foresta tropicale, con grandi alberi
ricoperti di rampicanti e di liane. Più in alto compare l’erica,
con cespugli giganti che superano i due metri di altezza. Nei pressi
del rifugio la vegetazione si dirada e il percorso si snoda tra
prati erbosi e rocce. Gli
scarponcini si sono dimostrati superflui e molto scomodi. Sono
senz'altro indispensabili se è piovuto di recente. Dal rifugio in
15 m' abbiamo raggiunto un piccolo cratere da cui si godeva di una
magnifica veduta del Kilimangiaro innevato. La discesa ha richiesto
circa un paio d’ore. Recuperati gli zaini al Kibo, verso sera
siamo arrivati ad Arusha ove ci attendeva una magnifica cena
all'aperto, con danze africane e giocolieri offerta gratuitamente
dalla Classic Tours.
21 agosto martedì:Purtroppo
il gruppo si è diviso, visto che 9 sfortunati non avevano previsto
l’estensione a Zanzibar. Abbiamo proseguito quindi in 11. La
nostra solita fedele agenzia Classic Tours ci ha accompagnato
all'aeroporto ove ci siamo imbarcati per Dar el Salaam. Siamo poi
stati prelevati da un bus della agenzia State Travel Service,
prenotata dalla Classic Tours, che ci ha accompagnato all'Hotel Sky
Way. Questo Hotel si trova in un’ottima posizione, vicino al
Kilimangiaro Hotel e all'Air Tanzania. La camera doppia costava 25
dollari: con il classico sistema africano, non sono stati accettati
gli scellini che comunque sono stati dati di resto.
Erano molto sporche, ma con bagno ed aria condizionata. Al
bar prostitute a disposizione per i disperati. Abbiamo trascorso il
resto del pomeriggio al mercato del pesce, sul lungomare. L’orario
migliore per la visita è verso le 14:00, quando rientrano le
barche. Il pesce viene messo all’asta e poi venduto. E’ uno
spettacolo da non perdere. Dal roof garden del Kilimangiaro Hotel si
gode un’ottima vista, impagabile al tramonto. Abbiamo cenato
ottimamente a base di aragosta, spendendo una esagerazione per un
tanzaniano: 3800 scellini cioè circa 15.000 lire, lo stipendio di
un mese.
22 agosto mercoledì: Una
spiaggia famosa si trova a 15’ in taxi. E’ la Oyster Bay. La
spiaggia è gradevole, una baia di sabbia bianca tra le alte palme
ma il bagno non è stato un gran chè, causa la bassa marea, la
presenza di alghe e di numerosi ricci di mare.
VAI
ALLE FOTO DELLA TANZANIA
Inizio
pagina
ZANZIBAR
Alle 14:00 ci siamo imbarcati
per Zanzibar dopo una serie infinita di formalità e vari controlli,
compreso il certificato di vaccinazione per la febbre gialla. Un
minibus appartenente
alla agenzia Spice Tours ci ha trasportato all'Hotel High Hill.
Purtroppo questo hotel si trova lontano dal centro, a cui è
collegato con bus pubblici, con taxi e con bus privati. Vicinissima
all'Hotel una bella spiaggia con pescatori e possibilità di
splendide foto al tramonto. Abbiano cenato al ristorante Simbad,
scarso e con servizio lento.
23 agosto giovedì: Di
fronte al porto, a 30 m' di barca c'è la Prison Island, o Isola
delle Tartarughe. Avevo prenotato una barca tramite un taxista del
porto ad un prezzo abbastanza abbordabile per tutto il gruppo (4000
scellini). Era previsto il ritorno
nel pomeriggio. L’isola delle tartarughe ha un ingresso a
pedaggio (1 $ a persona da pagare appena sbarcati). Vi è un piccolo
ristorante con bibite e noci di cocco. La barriera corallina è a
poche decine di metri dalla spiaggia. Il fondale scende
verticalmente per cui occorre saper nuotare almeno un po’. Pinne e
maschera sono indispensabili. La vegetazione e la fauna sottomarina
sono meravigliose. Naturalmente una delle attrazioni dell’isola
sono le tartarughe giganti, visto che i detenuti (Prison Island) non
ci sono più. Più all’interno si possono visitare ruderi di
scarso interesse. E' possibile raggiungere, in circa 1/2 ora di
barca la Bowe Island, con una ulteriore spesa di 3000 scellini. E'
un'isola più selvaggia ma non più bella, per cui non ne è valsa
la pena. Verso sera,
dopo il rientro, visita alla città. Il centro storico è formato da
numerosi palazzi del seicento e del settecento, di aspetto austero e
di stile arabeggiante. Vi sono grandi portoni con borchie in ottone.
Abbiamo
visitato il mercato degli schiavi (Old Slave Market) di cui è
rimasto ben poco, in sostanza una piazza circondata da palazzi
antichi, il Forte portoghese, la House of Wonder, la Moschea Shirazi,
il Museo Nazionale. I tetti di molti edifici sono ricoperti di
vegetazione e sarebbero necessarie grandiose opere di restauro per
recuperare tutto il patrimonio storico di questa città. Ci era
stato segnalato come ottimo il Fisherman Restaurant per cui già nel
pomeriggio avevamo prenotato. E’ infatti sempre molto affollato.
Abbiamo fatto strage di aragosta, fish-kebab e assaggiato la
bistecca di tartaruga. La birra era disgustosa per cui col senno di
poi sarebbe stato utile comprarla nel pomeriggio in negozio.
24 agosto venerdì:
Con il pulmino di Yussuf abbiamo effettuato il Tour
delle spezie. Si tratta di piantagioni
e coltivazioni dell’interno, nella parte settentrionale
dell’isola. Abbiamo visitato anche i Bagni Persiani (Persian Baths)
e altre rovine di poco conto (Kibweni Palace, Maruhubi Palace).
Ancora più a nord, presso la spiaggia di Mangapwani (rinomata ma
non bella per la bassa marea), vi è la famosa grotta degli schiavi,
il luogo dove gli schiavi diretti alle Indie, venivano ammassati per
essere poi caricati sulle navi. Il giro è interessante ma non
eccezionale. A dire e il vero non sono molto interessato alle
piantagioni, e i pochi luoghi storici che si visitano sono
fatiscenti. Le strade di collegamento poi sono tragicamente
sconnesse. Anche le spiagge di questa parte dell’isola non sono un
gran chè per cui, se
si vuole fare vita balneare, è meglio andare alla Prison Island.
25 agosto sabato: Al
mattino infatti, con il solito ragazzino della barca, siamo
ritornati alla Prison Island. Abbiamo trascorso il pomeriggio in
città gironzolando tra i negozietti, anche se l’artigianato è
scarso. Nei pressi del porto, in una fila di bancarelle, è
possibile assaggiare pesce fritto appena pescato: una vera delizia.
Ritornati all’albergo, abbiamo trovato un messaggio della Air
Tanzania in cui ci veniva segnalato che il volo da Zanzibar a Dar
era stato anticipato dalle 9:50 alle ore 6:00. Per fortuna avevo
lasciato il mio recapito! Del resto già sapevo che a Zanzibar gli
aerei si spostano solo quando sono pieni di passeggeri, per cui gli
orari dei voli sono puramente indicativi. Il nostro amico Giglietti
infatti l’anno prima aveva aspettato l’aereo per due giorni.
26 agosto domenica: Con
il bus di Yussuf siamo arrivati all’aeroporto alle 6:00. Abbiamo
trovato l’ingresso chiuso. Solo verso le 7:00, in bicicletta, è
arrivato un impiegato che ha sollevato la saracinesca del capannone
che era poi l’aeroporto. Puntuali siamo arrivati a Dar con una
intera giornata a disposizione. Abbiamo cercato un albergo presso
l’aeroporto, nel
timore di non trovare un taxi l’indomani
alle 3:30, orario di imbarco per l’Italia. Dopo varie ricerche e
discussioni all’interno del gruppo, abbiamo optato per il New
Rongai Guest House, dotato di camere
doppie con ventilatore a 400 scellini molto modeste ma pulite. Un
classico albergo destinato alla popolazione, non certo ai turisti,
visto che i pavimenti erano di cemento e l’arredamento era
estremamente spartano con turca in cortile. Lasciati i bagagli in
camera, con un bus privato siamo andati al Bahari Beach Hotel (20 Km
a nord di Dar). Questa è la spiaggia più rinomata della costa e
non a torto. Nel
pomeriggio, con il minibus ci siamo fatti accompagnare al mercato
dell'ebano, situato a 10 km da Dar. E’ possibile curiosare nei
retrobottega e vedere qui gli artigiani al lavoro. L’ultima
serata in Tanzania non poteva non essere al Kilimangiaro Hotel per
l’aragosta. Ritornati alla Guest House in taxi, abbiamo prenotato un
pulmino per il giorno dopo alle 4:00 tramite Catherine,
la proprietaria.
27 agosto lunedì: Il
minibus è arrivato puntuale alle 4:00 e l'autista mi ha chiesto
5000 scellini invece dei 2000 concordati per il breve percorso fino
all'aeroporto. Dopo la solita discussione gli ho consegnato quanto
pattuito, lasciando una mancia alla ragazza. Ottimo il volo di
rientro in Italia.
|