ANTANANARIVO – ANTSIRABE – AMBOSITRA – PARCO NAZIONALE DI RANOMAFANA
– FIANARANTSOA – MANAKARA - RISERVA DI ANJA – RANOHIRA -
PARCO ISALO – ILAKAKA – TOLIARA – ANAKAO – IFATY – MORONDAVA - PARCO
NAZIONALE TSINGY – MIANTRIVAZO - ANTANANARIVO
Per
organizzare il viaggio ci siamo rivolti direttamente a TAHINA
RAKOTOMAVO titolare dell'agenzia "Avventurieri in Madagascar"
Telefono cellulare: +261343315026. Tahina parla correttamente
l'italiano, è anche un autista esperto e un impareggiabile
accompagnatore. Conosce benissimo il suo paese e, durante il
viaggio, sa illustrare in modo esauriente gli ambienti sia dal lato
naturalistico che etnico.
Sabato 3 agosto:
Francesco ed Elena ci hanno accompagnati all'aeroporto di Bologna e
alle 19.30 ci siamo imbarcati. Dallo scalo di Fiumicino, con la
Etiopian Air Line, abbiamo viaggiato dalle 23.00 alle 6.00 (un'ora
in più dell'Italia) fino ad Adis Abeba.
Domenica 4 agosto:
Da qui, un nuovo volo tranquillo (9.00-14.00), ci ha condotto a
ANTANANARIVO, capitale del Madagascar. Recuperati i bagagli, ci
aspettava la nostra guida Tahina che ci ha condotto all'hotel
Belvedere, vicino al centro della città. In un breve briefing
abbiamo sistemato il debito con l'agenzia e cambiato la valuta. 1
EUR = 4600 Ariary. Meglio cambiare in certi alberghi e in città. In
banca il cambio è peggiore. Riposo sul terrazzo e poi in camera.
Cena alle 19.30. Carpaccio di zebù e ravioli.
Lunedì 5 agosto:
Partenza alle 7.30. Molto traffico per uscire dalla capitale. Ci
siamo fermati in supermercato per rifornirci di acqua. Poi abbiamo
sostato in piccolo mercato di AMPANGA BE per visitare un negozio
specializzato in oggetti di rafia. A pochi km, ad AMPATOLAMPY**,
abbiamo visitato una piccola fabbrica di pentole, assistendo, nel
cortile, alla fusione dell'allumino (riciclato) e alla colatura
della fusione negli stampi per fare pentole e altri oggetti.
Proseguendo per la
Nazionale n 7, stretta e piena di buche, si attraversano villaggi
con mercati estremamente affollati. Lungo la strada si trovano
bancherelle dove vendono camioncini di legno colorati e altre dove
vendono strumenti musicali e perfino statue della Madonna.
Verso mezzogiorno,
attraversando il piccolo villaggio di ANTSOANTANY, la nostra guida
ha identificato una cerimonia di Famadihana *** (ritorno), la
riesumazione di un morto. In un vasto cortile sulla strada, di
fronte alle case, un folto gruppo di persone di tutte le età,
danzavano sulle note allegre di una banda scalcinata. Poco lontano,
nei campi, una casetta nuova, dai colori sgargianti, è la tomba
nuova di zecca, pronta per essere abitata dal defunto.
Dopo il pranzo per
gli ospiti (noi non ci siamo fidati) nuove danze e balli, fino
all'arrivo del morto, avvolto in teli e portato sulle spalle da vari
parenti. Con una lunga processione a suon di musica, il morto è
stato accompagnato nei pressi della tomba. Ancora musica e danze,
poi alcuni familiari hanno ringraziato i presenti e raccontato
alcune vicende della sua vita. Altra musica e balli fino al tramonto
quando la salma è stata tumulata.
Alle 16.30 siamo
arrivati ad ANTSIRABE*. All'ingresso della città, sostando sul ponte
del fiume, abbiamo potuto scattare magnifiche foto di donne alle
prese con il lavaggio dei panni. È una grande città di 200.000
abitanti famosa per i centri termali e per varie aziende alimentari
e fabbriche. L'abbiamo semplicemente attraversata per raggiungere
alcune botteghe artigianali caratteristiche. In una piccola fabbrica
uno straordinario artigiano crea biciclette, moto, auto in
miniatura, riciclando materiale di scarto, principalmente lattine di
alluminio. Poco distante il negozio dei ricami, principalmente
tovaglie, e infine una bottega dove creano splendidi soprammobili
utilizzando le corna degli zebù. Verso le 19.00 ci siamo sistemati
nell'hotel Les Chambers du Vojageur, un lodge in un bellissimo parco
di bamboo, con laghetto. Ottima la cena con filetto di zebù.
Martedì 6 agosto:
siamo partiti dal lodge dopo un'abbondante colazione e abbiamo
visitato il centro di Antsirabe: il viale dell'Indipendenza,
fiancheggiato da vecchie case coloniali, la stazione, ora non in uso
e l'Hotel delle Terme, con una bella architettura coloniale e la
piscina. Abbiamo poi trascorso mezz'ora in un favoloso mercato
coperto di generi alimentari, con colori e luci bellissime.
Dopo un'ora di
strada, in parte asfaltata e in parte sterrata, abbiamo raggiunto il
lago TRITRIVA*, all'interno di un vulcano spento. Un ripido sentiero
molto sconnesso, percorso a piedi in discesa, ci ha condotto in
fondo al cratere, in riva al laghetto circondato da pareti
verticali. Una escursione interessante, ma non straordinaria.
Faticosa la risalita.
Dopo un'ora siamo
arrivati a BETAFO** dove ci attendeva la guida Michaelle con cui
abbiamo iniziato un percorso a piedi che, attraverso vari sentieri,
ci ha permesso di vedere le coltivazioni a terrazzo e di visitare
alcuni piccoli gruppi di case, entrando nelle povere abitazioni. La
gente è semplice e molto ospitale. Abbiamo lasciato ai bimbi
indumenti, penne e caramelle. La passeggiata si è conclusa verso le
13,30 con un pic-nic nei pressi del lago Tatamarina e alle
14.00 abbiamo ritrovato Tahina con l'auto.
Ritornati al lodge e
recuperate le valigie, alle 15.30, siamo ripartiti verso AMBOSITRA,
distante circa 90 km. La strada è asfaltata ma molto accidentata
per cui siamo arrivati all'Artisan hotel verso le 18.00. Camere
molto modeste con letto duro e lenzuola troppo piccole. Cena
mediocre.
Mercoledì 7 agosto:
partenza alle 7.00 nella nebbia per ANTOETRA***, patrimonio UNESCO
dal 2006 per la lavorazione del legno. Dopo aver percorso un breve
tratto di nazionale, abbiamo deviato per una strada sterrata, circa
25 km di buche e vere e proprie voragini. Lungo la strada abbiamo
incontrato gente al lavoro, gruppo di casupole e bei paesaggi.
Siamo entrati nel
comune di Antoetra, abitata dalla etnìa Zafimaniri, famosi
per la lavorazione del legno. Il villaggio è formato da numerose
abitazioni di legno con porte e finestre finemente scolpite, con
disegni raffiguranti simboli religiosi. Passando tra le case, siamo
saliti fino all'abitazione del re di tutti i villaggi dell'area. È
un'autorità riconosciuta dagli abitanti e dal governo. La casa è di
legno, molto misera, un'unica stanza. In questa comunità il re è
morto 5 anni fa ed ora come re c'è il figlio e la moglie. Abbiano
salutato e lasciato un mancia di 2 euro.
Abbiamo visitato la
bottega degli artigiani del legno e poi il mercato, molto colorato e
pittoresco. Nel giorno del mercato (mercoledì), dai villaggi vicini
portano taniche gialle di rum, distillato illegalmente, per
venderle. È un commercio proibito ma ormai radicato in tutto il
Madagascar.
Alle 12.30 siamo
ripartiti per la sterrata e in 1 ora e mezza siamo arrivati sulla
nazionale diretti a Ranomafana che abbiamo raggiunto alle 18.00,
dopo altri 170 km. Ci siamo sistemati all'hotel Tanana, semplice ma
ordinato e abbiamo cenato lì.
Giovedì 8 agosto:
partenza alle 7.30 per raggiungere l'ingresso del Parco Nazionale
RANOMAFANA***, nella foresta pluviale secondaria.
Nell'itinerario siamo stati accompagnati da una guida e da un
avvistatore della fauna. I sentieri della foresta sono segnati molto
bene ma si alternano salite ripide, spesso con gradini di sasso, a
discese scoscese. I lemuri si riescono ad avvistare solo grazie alle
guide che rilevano segni o rumori della loro presenza. Il primo
avvistamento è stato abbastanza modesto anche per il
sovraffollamento di turisti. Siamo stati molto più fortunati nella
via del ritorno perché abbiamo avvistato, lungo il sentiero, ben
quattro lemuri a distanza molto ravvicinata e pertanto facilmente
fotografabili. Siamo rientrati all'auto verso le 12:00 e dopo una
doccia in hotel, siamo andati a pranzo al ristorante Grenat con la
guida Tahina. È anche un hotel per Avventure nel Mondo.
Nel pomeriggio
abbiamo visitato il piccolo paese, con negozi e abitazioni
estremamente modeste, il barbiere e una parte dedicata al centro
termale. In un campetto si giocava a football e a basket. Siamo
rientrati all'hotel verso le 17.00 per un meritato riposo dopo la
fatica della mattinata. Buona cena e a letto presto.
Venerdì 9 agosto:
siamo partiti alle 9.00 e, dopo pochi km, una breve sosta ci ha
permesso di fotografare la cascata di Andriomamovoka*, in una
gola, molto spettacolare. Verso le 10.30 una breve deviazione ci ha
condotti al piccolo villaggio di Alakamisy Ambohinaha** per
visitare le abitazioni tradizionali e vedere da vicino il lavoro dei
campi. Siamo stati circondati da un nugolo di bambini. Un piccolo
gruppo di bimbe, guidate dalla figlia di Tahina, hanno danzato per
noi. Abbiamo pranzato in una delle casette, veramente misera. Riso e
brodo di pollo con qualche pezzo di carne.
Verso le 14.30 siamo
arrivati a FIANARANTSOA**, una grande città di 700.000 abitanti.
Tahina ci ha accompagnato in auto ad un belvedere da cui si domina
la grande città. Poi ha parcheggiato all'ingresso della città
vecchia, patrimonio UNESCO per l'architettura degli edifici che
hanno decorazioni di mattoni rossi faccia a vista molto
caratteristiche. A piedi siamo saliti al belvedere e visitato
l'interno di una chiesa protestante.
Di seguito abbiamo
visitato il centro fotografico realizzato da Pierrot Men, il
fotografo malgascio più famoso, e ammirato le sue foto in mostra.
Abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo di persona. Dopo una breve
esplorazione al grande mercato, siamo arrivati al hotel Villa
Sylvestre, con un brutto ingresso ma un interno molto elegante, in
una struttura a piani sfalsati con pareti faccia a vista. Buone le
stanze e la cena a menù fisso.
Sabato 10 agosto:
colazione alle 6.00 e poi alla stazione per un purtroppo breve
percorso sul famoso treno** che fino al 2019 arrivava a Manakara.
Per il crollo di un ponte ora l'itinerario è molto più breve.
Fermandoci in alcune stazioni abbiamo potuto fotografare tanti
aspetti di vista quotidiana. Siamo scesi alla stazione di
Sahambavy, dopo due ore. Dietro alla stazione abbiamo assistito
ad un combattimento spontaneo tra galli.
Poco distante abbiamo
visitato una coltivazione di thè e la relativa fabbrica per
la lavorazione. Essendo sabato, il lavoro era sospeso ma ugualmente
un addetto ci ha illustrato nella fabbrica le vari fasi della
lavorazione.
Per 15 km abbiamo
seguito il percorso della ferrovia con bei paesaggi e gente al
lavoro raggiungendo poi la nazionale n. 25 in direzione MANAKARA**.
Arrivati in città verso le 18.00, ci siamo sistemati nell'hotel
Antemoro direttamente sul mare, in un bel palmeto. Abbiamo occupato
un bungalow molto spartano, con tetto di paglia e l'immancabile
geco, per la gioia di Maria Rosa. Doccia, riposo e cena con orata e
gamberetti.
Domenica 11 agosto:
siamo usciti alle 7.00 per un breve percorso tra gli edifici
coloniali di Manakara, tutti sul lungomare, in parte adibiti a
ministeri o altri uffici. Notevole degrado. Percorrendo una pazzesca
strada sterrata ci siamo avviati verso il villaggio MAROALA***,
della comunità Antemoro, un'etnia musulmana di origine araba.
Lo scopo era visitare il villaggio e rendere omaggio al re e alla
regina. In realtà abbiamo incontrato entrambi sul sentiero per cui,
dopo i saluti, li abbiamo caricati in auto al posto delle valigie.
Poco dopo il gruppo ha proseguito a piedi per la totale
impraticabilità della strada. Io purtroppo sono rimasto in auto,
causa disturbi gastro intestinali. Il gruppo in mezz'ora ha
raggiunto il villaggio. È stato regalato a ciascuno un cappello di
rafia e un pareo alle signore. Il sedicente palazzo reale è in
realtà una misera capanna di legno più grande delle altre. La stanza
si è rapidamente riempita di uomini e donne con tanti bambini. Dopo
un discorso preliminare di accoglienza il re ha accettato i doni
(15€ a testa e due bottiglie di rum). Il rum è stato suddiviso e
bevuto da tutti dopo un piccolo spruzzo sulla porta della capanna,
per gli antenati. Maria Rosa si è prodigata in un discorso di
ringraziamento e di saluto.
Recuperata l'auto,
siamo andati a visitare il villaggio dei pescatori*, a tre km e, sul
mare, tra gli eucalipti, abbiamo fatto un pic-nic con
panini. Segnalo che il mare non è balneabile per le fortissime
correnti. Alle 13.15 siamo abbiamo lasciato Manakara, diretti a
Fianarantsoa distante 260 km. Ancora una volta ci siamo sistemati
nel caratteristico hotel Villa Sylvestre. Ottima cena tranne che per
me che mi sono limitato ad un piatto di riso.
Lunedì 12 agosto:
abbiamo lasciato l'hotel alle 8.30 verso sud ovest. Dopo poche
decina di km l'ambiente cambia completamente: la foresta pluviale
viene sostituita da un territorio brullo, circondato da basse
montagne aride e rocciose. Cambiano anche le abitazioni: non più
capanne di legno a palafitta ma villaggi con numerosi edifici in
mattone con tetto di paglia o con tegole piatte. Scompaiono
gradualmente le risaie e le coltivazioni perché l'attività
principale è l'allevamento e il commercio degli zebù.
Dopo un'ora e trenta
ci siamo fermati in un villaggio per visitare un centro di
lavorazione della seta* e, poco dopo, un centro di
fabbricazione della carta* ottenuta dalla corteccia di una
particolare pianta. Alle 12.30 abbiamo visitato la piccola RISERVA
DI ANJA*** dove vivono i lemuri Catta (gatto) con la
caratteristica coda ad anelli bianchi e neri. Ne abbiamo incontrati
tanti sul sentiero e tra gli alberi perché sono molto curiosi e
familiarizzano facilmente.
Abbiamo pranzato (io
solo un thè) nel lodge accanto, per poi ripartire verso RANOHIRA
(250 km). Il paesaggio diventa ora piatto, vera savana. Superata
Ranohira, dopo 17 km, abbiamo raggiunto l'hotel Jardin Des Roys,
veramente molto lussuoso, in stile bretone, faccia a vista. Anche la
cena, a lume di candela, è stata all'altezza.
Martedì 13 agosto:
verso le nove abbiamo raggiunto il parcheggio del PARCO ISALO**,
rinomato per i trekking tra paesaggi rocciosi. Il percorso si
inerpica tra le rocce per un tratto ripido. Segue un tratto
pianeggiante, fino a raggiungere un Belvedere che permette di
abbracciare con lo sguardo tutte le formazioni rocciose intorno. Di
lì si scende alla piscina naturale, un minuscolo laghetto circondato
dalle palme e alimentato da una piccola cascata. Il percorso, tre
chilometri andare e tre tornare, ci ha impegnato fino alle 12:00.
Abbiamo pranzato in
un ristorante a Ranohira e poi, 20 km più a sud, abbiamo raggiunto
ILAKAKA***, centro abitato rinomato per le miniere di zaffiri. A
partire dal 1998, con la scoperta di uno dei più grandi giacimenti
alluvionali di zaffiro, è diventato il più importante centro
commerciale di zaffiri grezzi del mondo. Pagando una modesta somma,
siamo stati accompagnati a visitare le miniere, un'esperienza
estremamente interessante. A colpi di badile decine di operai
prelevano terra da una grande voragine, e la portano in superficie.
In seguito la terra viene setacciata nell'acqua di un laghetto
artificiale. Verso sera i frammenti raccolti vengono portati in
paese in piccole baracche dove esperti valutano l'autenticità del
materiale.
Verso le 17.00,
tramite una pista, abbiamo raggiunto una formazione rocciosa
denominata Finestra d’Isalo** per fare le fotografie di rito
al tramonto del sole. Abbiamo dormito nello stesso magnifico Jardin
Des Roys.
Mercoledì 14
agosto:
siamo partiti alle quattro del mattino per poter percorrere i 270 km
di nazionale veramente molto malmessa e arrivare in tempo al porto
di TOLIARA*, sulla costa sud occidentale. Alle 9.00 avevamo
l'appuntamento con la barca a motore che si doveva accompagnare a
ANAKAO**, un porto più a sud raggiungibile solo via mare. A Toliara
non c'è un pontile per cui siamo stati accompagnati sulla barca
mediante un carro trainato da due zebù. In un'ora e mezza di
navigazione abbiamo raggiunto l'Eco Lodge Lalandaka, un gruppo di
bungalow abbastanza spartani sul mare. Piscina piccola e poco
attraente. Mattina e pomeriggio in spiaggia (non particolare) e poi
una cena di qualità modesta. Dopo cena siamo stati avvisati che non
avremmo potuto rimanere ad Anakao le due notti previste perché era
in arrivo un forte vento che avrebbe impedito il rientro per alcuni
giorni. Abbiamo trascorso una notte pessima per una sgraziata musica
a tutto volume fino al mattino alle 6.30. In generale l'esperienza
di Anakao è stata di livello scarso.
Giovedì 15 agosto:
ci siamo imbarcati alle 8.30 sul motoscafo che ci ha condotto al
porticciolo di Toliara dove ci attendevano i carri tirati dagli zebù
per riportarci a terra. Approfittando della mattina libera, abbiamo
gironzolato tra i negozietti di artigianato locale e Teresa e Maria
Rosa si sono scatenate in acquisti. Nel limitrofo giardinetto alcuni
bimbi si divertivano su un'improbabile ruota panoramica. È poi
passato per strada un corteo di suonatori e figuranti in costume.
Verso le 11.30 siamo arrivati all'hotel Nautilus di IFATY, un bel
complesso sul mare, con bungalow nel verde, gestito da una francese.
Ottimo il pranzo con insalata di frutti di mare e filetto di pesce.
Qui abbiamo conosciuto Robinson, lo shamano che ci ha venduto strani
oli per i dolori muscolari.
Verso le 15.30 Tahina
ci ha accompagnato in auto al villaggio dei pescatori***. Altra
esperienza molto interessante: dalla piroghe colorate in riva al
mare alla sala "televisione" a pagamento. Il tutto tra povere
capanne di legno, bambini vocianti, donne col pareo colorato e
focolari accesi. Abbiamo festeggiato il ferragosto regalandoci
l'aragosta a cena, una pazzia da 15€.
Venerdì 16 agosto:
l'imprevisto cambiamento di programma ci ha costretto a spostarci
all'hotel La Bella Donna, a pochi km ma sempre a Ifaty. Una
splendida sistemazione sul mare, immersa tra le palme e le
buganvillee.
In tarda mattinata
abbiamo visitato il Villaggio delle tartarughe***, un area
protetta destinata ad accogliere le tartarughe sottratte dalla
polizia ai turisti che tentano di esportarle. Ospita oltre 3500
esemplari in varie aeree recintate all'interno della foresta
spinosa. Una bella esperienza didattica.
Nel pomeriggio, dopo
un po' di spiaggia, Tahina ci ha accompagnati alla Foresta dei
Baobab***. In questa vasta area di foresta spinosa, tra cactus e
piante officinali, vivono centinaia di baobab, alcuni di oltre 500
anni. Abbiamo potuto immortale i profili di questi enormi e buffi
alberi al tramonto. Ottima la cena con ravioli di pesce.
Sabato 17 agosto:
siamo riparti alle 10.00 diretti verso MANJA, distante circa 250 km
di strada, inizialmente buona, ma poi sterrata. Il percorso è
interrotto dal fiume Mangoky. Nei pressi del fiume abbiamo
incontrato una bellissima foresta di baobab. L’attraversamento del
fiume può essere fatto mediante un traghetto oppure percorrendo una
diga in costruzione. Con piccole mance abbiamo adottato questa
seconda soluzione, sicuramente più veloce. Abbiamo fatto sosta sotto
un albero per il picnic e poi abbiamo proseguito fino a MANJA dove
ci siamo sistemati in condizioni particolarmente scomode presso una
dépendance dell'hotel Kanto. Abbiamo cenato al ristorante dell'hotel
con carne di zebù. Notte fortemente disturbata dall'abbaiare dei
cani, dal rumore delle galline e dallo sbattere della lamiera sul
tetto.
Domenica 18 agosto:
siamo partiti alle 6:30 dopo una scarsa colazione diretti verso
MORONDAVA che dista 120 km di pista. Lo spostamento richiede dalle
5:00 alle 6:00 ore perché la pista è estremamente difficoltosa,
sconnessa e comprende l'attraversamento di numerosi guadi. Abbiamo
fatto brevi soste in villaggi Sakalava, molto caratteristici,
e fotografato giganteschi baobab. Arrivati verso le 11.30, ci siamo
sistemati nell'hotel Sun Beach, formato da bungalow, tra il verde e
i fiori, sul mare, con tartarughe nel parco. Discreto sia il pranzo
che la cena. Nel pomeriggio un itinerario molto dissestato di un'ora
ci ha condotto al Viale dei Baobab***, luogo molto rinomato
per la bellezza dello scenario al tramonto. Ovviamente c'era un gran
numero di turisti. Uno spettacolo da non perdere. Poco distante
Tahina ci ha portato nei pressi di uno stagno per qualche altra foto
con i riflessi degli alberi. Cena e notte.
Lunedì 19 agosto:
siamo partiti alle 4.45 per poter arrivare nel Viale dei Baobab
all'alba. Pochi turisti. Incantevole. Abbiamo proseguito su piste
estremamente sconnesse per uno spostamento: circa 8 ore per
percorrere 200 km. A metà strada abbiamo attraversato il fiume
Tsiribihina su una chiatta molto rudimentale e abbiamo poi
sostato nel villaggio BELO SUR TSIRIBIHINA, per pranzare nel famoso
ristorante Mad Zebù***. Un pranzo favoloso e raffinato.
Nel pomeriggio
abbiamo ripreso la pista e poco prima del tramonto siamo arrivati al
fiume Manambolo dove ci attendeva una seconda traghettata di
15 minuti per scendere nel vivace porticciolo del villaggio BEKOPAKA.
Ci siamo sistemati nell'hotel Olympie, sulla collina, costituito da
vari bungalow di livello mediocre, e da una bella struttura
centrale, con accanto la piscina. Discreta la cena sul terrazzo.
Martedì 20 agosto:
alle 6.30 siamo andati al porticciolo del villaggio e ci siamo
imbarcati sulla tradizionale piroga a remi** che, discendendo
lentamente il fiume, ci ha permesso di visitare le piccole grotte e,
più avanti, un antico cimitero Sakalava degli antenati
Vazimba, una fila di teschi che si intravede in una spaccatura
della roccia. Il giro di circa un'ora è veramente molto gradevole.
Con un'ora di pista
molto pesante, siamo arrivati nel parcheggio da cui partono i
trekking per il parco del GRANDE TSINGY*** (si pronuncia Cinghi),
patrimonio UNESCO. Avevamo deciso di fare solo una parte
dell'itinerario, fino al belvedere e al ponte sospeso e poi di
ritornare. Ci è stata assegnata un imbragatura e ci siamo avviati
con la guida per un tratto di foresta. Abbiamo avvistato alcuni
lemuri Hapa, piccoli, notturni. Di giorno dormono sugli alberi
con gli occhioni tondi e spalancati. In realtà non vedono, gli occhi
apparentemente spalancati servono per tenere lontani i nemici. Sulle
rocce si trovano fossili di conchiglie e madrepore.
Dopo la prima ora di
foresta, è incominciata la salita tra gigantesche guglie, rocce e
pinnacoli. Si tratta di una ferrata con funi d'acciaio di sicurezza
a cui attaccare i moschettoni nei punti più duri e ripidi. Si
utilizzano appigli naturali sulla roccia, gradini artificiali, scale
di ferro. Lungo il percorso si attraversano tre cunicoli camminando
a carponi o strisciando. La salita ha richiesto un'ora e mezzo anche
perché si incrociano persone che fanno il percorso inverso e il
passaggio è unico. Dal belvedere la veduta è favolosa: una
vastissima estensione di rocce nere, rigorosamente appuntite, di
forme bizzarre e dimensioni varie. Poco distante c'è il famoso ponte
sospeso, lungo in realtà una ventina di metri con un pianale solido
e compatto e ottime protezioni ai lati.
Come da programma,
siamo tornati al parcheggio in un'altra oretta e dopo un piccolo
pic-nic siamo ritornati all'hotel. C'era la possibilità, con un
supplemento di spesa, di visitare anche il Piccolo Tsingy al
tramonto, ma abbiamo preferito vederlo ... dal bordo della piscina,
per la notevole stanchezza. Cena di discreto livello.
Mercoledì 21
agosto:
partenza alle 6.30 per il lungo viaggio di rientro a Morondava. Al
porticciolo ci attendeva la chiatta per la breve traghettata e poi
di nuovo la pista polverosa. Dopo la seconda traghettata, abbiamo
sostato a Belo Sur Tsiribihina, per visitare un vasto mercato locale
e poi pranzare ancora una volta nel ristorante Mad Zebù. Lungo il
percorso pomeridiano una breve deviazione ci ha consentito di
fotografare i "baobab innamorati"**, due giganteschi alberi
cresciuti in una sorta di abbraccio. A Morondava, verso le 17.00 ci
siamo sistemati nell'hotel Vezo, bello, con un grande terrazzo sul
mare. Ottima cena con granchio.
Giovedì 22 agosto:
abbiamo lasciato l'hotel alle 11.00 in direzione Antananarivo,
distante 700 km da effettuare in due tappe, viste le condizioni
delle strade. Ancora una volta il percorso ci ha regalato bellissimi
scenari come i pescatori di gamberetti nei laghetti e il
bagno nel fiume Manambolo al tramonto. Verso le 18.00 siamo
arrivati MIANTRIVAZO, all'hotel Soa Lia, di buon livello, con aria
condizionata ma con un rumoroso generatore nelle prime ore del
mattino.
Venerdì 23 agosto:
partenza verso le sette verso l'altopiano. Una breve sosta nei
pressi di un ponte ci ha consentito di vedere dall'alto i
cercatori d'oro*** che, con lunghi bastoni, battono la pietra
per ottenere una polvere da setacciare con l'acqua. Il percorso
sull'altopiano ci ha consentito altri incontri particolari: ben due
processioni di Famadihana e un piccolo mercato di zebù.
Il lungo viaggio di circa 500 km è stato interrotto da un breve
sosta a Antsirabe per uno spuntino in un pasticceria. Siamo arrivati
all'hotel Belvedere di Antananarivo oltre le 18.30 per l'intenso
traffico. Buona la cena con spiedini misti.
Sabato
24 agosto:
abbiamo lasciato l'hotel alle 7.00 e in auto abbiamo effettuato un
tour panoramico della città: il viale dell'Indipendenza, il centro,
con i vari ministeri, la parte alta della città, in cima alla
collina, con il palazzo della regina*, ora museo, il belvedere e la
Cattedrale. C'è anche un laghetto con un monumento ai caduti al
centro. Poco distante il mercato dei fiori* e, nell'estrema
periferia ovest, sulla riva di un corso d'acqua, un bel mercato
dell'artigianato**, con prodotti molto belli, vari e con prezzi non
ottimi. Verso le 11.00 Tahina ci ha accompagnato all'aeroporto e,
dopo gli affettuosi saluti, abbiamo cominciato le pratiche
d'imbarco. Il viaggio di rientro è stato pesante: una lunga sosta ad
Adis Abeba e un'altra lunga sosta a Bologna. |