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MADAGASCAR 2024

3 – 25 agosto 2024

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ANTANANARIVO – ANTSIRABE – AMBOSITRA – PARCO NAZIONALE DI RANOMAFANA FIANARANTSOA – MANAKARA - RISERVA DI ANJA – RANOHIRA - PARCO ISALO – ILAKAKA – TOLIARA – ANAKAO – IFATY – MORONDAVA - PARCO NAZIONALE TSINGY – MIANTRIVAZO - ANTANANARIVO

Per organizzare il viaggio ci siamo rivolti direttamente a TAHINA RAKOTOMAVO titolare dell'agenzia "Avventurieri in Madagascar"  Telefono cellulare: +261343315026. Tahina parla correttamente l'italiano, è anche un autista esperto e un  impareggiabile accompagnatore. Conosce benissimo il suo paese e, durante il viaggio, sa illustrare in modo esauriente gli ambienti sia dal lato naturalistico che etnico.

Sabato 3 agosto: Francesco ed Elena ci hanno accompagnati all'aeroporto di Bologna e alle 19.30 ci siamo imbarcati. Dallo scalo di Fiumicino, con la Etiopian Air Line, abbiamo viaggiato dalle 23.00 alle 6.00 (un'ora in più dell'Italia) fino ad Adis Abeba. 

Domenica 4 agosto: Da qui, un nuovo volo tranquillo (9.00-14.00), ci ha condotto a ANTANANARIVO, capitale del Madagascar. Recuperati i bagagli, ci aspettava la nostra guida Tahina che ci ha condotto all'hotel Belvedere, vicino al centro della città. In un breve briefing abbiamo sistemato il debito con l'agenzia e cambiato la valuta. 1 EUR = 4600 Ariary. Meglio cambiare in certi alberghi e in città. In banca il cambio è peggiore. Riposo sul terrazzo e poi in camera. Cena alle 19.30. Carpaccio di zebù e ravioli.

Lunedì 5 agosto: Partenza alle 7.30. Molto traffico per uscire dalla capitale. Ci siamo fermati in supermercato per rifornirci di acqua. Poi abbiamo sostato in piccolo mercato di AMPANGA BE per visitare un negozio specializzato in oggetti di rafia. A pochi km, ad AMPATOLAMPY**, abbiamo visitato una piccola fabbrica di pentole, assistendo, nel cortile, alla fusione dell'allumino (riciclato) e alla colatura della fusione negli stampi per fare pentole e altri oggetti.

Proseguendo per la Nazionale n 7, stretta e piena di buche, si attraversano villaggi con mercati estremamente affollati. Lungo la strada si trovano bancherelle dove vendono camioncini di legno colorati e altre dove vendono strumenti musicali e perfino statue della Madonna.

Verso mezzogiorno, attraversando il piccolo villaggio di ANTSOANTANY, la nostra guida ha identificato una cerimonia di Famadihana *** (ritorno), la riesumazione di un morto. In un vasto cortile sulla strada, di fronte alle case, un folto gruppo di persone di tutte le età, danzavano sulle note allegre di una banda scalcinata. Poco lontano, nei campi, una casetta nuova, dai colori sgargianti, è la tomba nuova di zecca, pronta per essere abitata dal defunto.

Dopo il pranzo per gli ospiti (noi non ci siamo fidati) nuove danze e balli, fino all'arrivo del morto, avvolto in teli e portato sulle spalle da vari parenti. Con una lunga processione a suon di musica, il morto è stato accompagnato nei pressi della tomba. Ancora musica e danze, poi alcuni familiari hanno ringraziato i presenti e raccontato alcune vicende della sua vita. Altra musica e balli fino al tramonto quando la salma è stata tumulata.

Alle 16.30 siamo arrivati ad ANTSIRABE*. All'ingresso della città, sostando sul ponte del fiume, abbiamo potuto scattare magnifiche foto di donne alle prese con il lavaggio dei panni. È una grande città di 200.000 abitanti famosa per i centri termali e per varie aziende alimentari e fabbriche. L'abbiamo semplicemente attraversata per raggiungere alcune botteghe artigianali caratteristiche. In una piccola fabbrica uno straordinario artigiano crea biciclette, moto, auto in miniatura, riciclando materiale di scarto, principalmente lattine di alluminio. Poco distante il negozio dei ricami, principalmente tovaglie, e infine una bottega dove creano splendidi soprammobili utilizzando le corna degli zebù. Verso le 19.00 ci siamo sistemati nell'hotel Les Chambers du Vojageur, un lodge in un bellissimo parco di bamboo, con laghetto. Ottima la cena con filetto di zebù.

Martedì 6 agosto: siamo partiti dal lodge dopo un'abbondante colazione e abbiamo visitato il centro di Antsirabe: il viale dell'Indipendenza, fiancheggiato da vecchie case coloniali, la stazione, ora non in uso e l'Hotel delle Terme, con una bella architettura coloniale e la piscina. Abbiamo poi trascorso mezz'ora in un favoloso mercato coperto di generi alimentari, con colori e luci bellissime.

Dopo un'ora di strada, in parte asfaltata e in parte sterrata, abbiamo raggiunto il lago TRITRIVA*, all'interno di un vulcano spento. Un ripido sentiero molto sconnesso, percorso a piedi in discesa, ci ha condotto in fondo al cratere, in riva al laghetto circondato da pareti verticali. Una escursione interessante, ma non straordinaria. Faticosa la risalita.

Dopo un'ora siamo arrivati a BETAFO** dove ci attendeva la guida Michaelle con cui abbiamo iniziato un percorso a piedi che, attraverso vari sentieri, ci ha permesso di vedere le coltivazioni a terrazzo e di visitare alcuni piccoli gruppi di case, entrando nelle povere abitazioni. La gente è semplice e molto ospitale. Abbiamo lasciato ai bimbi indumenti, penne e caramelle. La passeggiata si è conclusa verso le 13,30 con un pic-nic nei pressi del lago Tatamarina e alle 14.00 abbiamo ritrovato Tahina con l'auto.

Ritornati al lodge e recuperate le valigie, alle 15.30, siamo ripartiti verso AMBOSITRA, distante circa 90 km.  La strada è asfaltata ma molto accidentata per cui siamo arrivati all'Artisan hotel verso le 18.00. Camere molto modeste con letto duro e lenzuola troppo piccole. Cena mediocre. 

Mercoledì 7 agosto: partenza alle 7.00 nella nebbia per ANTOETRA***, patrimonio UNESCO dal 2006 per la lavorazione del legno. Dopo aver percorso un breve tratto di nazionale, abbiamo deviato per una strada sterrata, circa 25 km di buche e vere e proprie voragini. Lungo la strada abbiamo incontrato gente al lavoro, gruppo di casupole e bei paesaggi.

Siamo entrati nel comune di Antoetra, abitata dalla etnìa Zafimaniri, famosi per la lavorazione del legno. Il villaggio è formato da numerose abitazioni di legno con porte e finestre finemente scolpite, con disegni raffiguranti simboli religiosi. Passando tra le case, siamo saliti fino all'abitazione del re di tutti i villaggi dell'area. È un'autorità riconosciuta dagli abitanti e dal governo. La casa è di legno, molto misera, un'unica stanza. In questa comunità il re è morto 5 anni fa ed ora come re c'è il figlio e la moglie. Abbiano salutato e lasciato un mancia di 2 euro. 

Abbiamo visitato la bottega degli artigiani del legno e poi il mercato, molto colorato e pittoresco. Nel giorno del mercato (mercoledì), dai villaggi vicini portano taniche gialle di rum, distillato illegalmente, per venderle. È un commercio proibito ma ormai radicato in tutto il Madagascar.

Alle 12.30 siamo ripartiti per la sterrata e in 1 ora e mezza siamo arrivati sulla nazionale diretti a Ranomafana che abbiamo raggiunto alle 18.00, dopo altri 170 km. Ci siamo sistemati all'hotel Tanana, semplice ma ordinato e abbiamo cenato lì.

Giovedì 8 agosto: partenza alle 7.30 per raggiungere l'ingresso del Parco Nazionale RANOMAFANA***, nella foresta pluviale secondaria. Nell'itinerario siamo stati accompagnati da una guida e da un avvistatore della fauna. I sentieri della foresta sono segnati molto bene ma si alternano salite ripide, spesso con gradini di sasso, a discese scoscese. I lemuri si riescono ad avvistare solo grazie alle guide che rilevano segni o rumori della loro presenza. Il primo avvistamento è stato abbastanza modesto anche per il sovraffollamento di turisti. Siamo stati molto più fortunati nella via del ritorno perché abbiamo avvistato, lungo il sentiero, ben quattro lemuri a distanza molto ravvicinata e pertanto facilmente fotografabili. Siamo rientrati all'auto verso le 12:00 e dopo una doccia in hotel, siamo andati a pranzo al ristorante Grenat con la guida Tahina. È anche un hotel per Avventure nel Mondo. 

Nel pomeriggio abbiamo visitato il piccolo paese, con negozi e abitazioni estremamente modeste, il barbiere e una parte dedicata al centro termale. In un campetto si giocava a football e a basket. Siamo rientrati all'hotel verso le 17.00 per un meritato riposo dopo la fatica della mattinata. Buona cena e a letto presto.

Venerdì 9 agosto: siamo partiti alle 9.00 e, dopo pochi km, una breve sosta ci ha permesso di fotografare la cascata di Andriomamovoka*, in una gola, molto spettacolare. Verso le 10.30 una breve deviazione ci ha condotti al piccolo villaggio di Alakamisy Ambohinaha** per visitare le abitazioni tradizionali e vedere da vicino il lavoro dei campi. Siamo stati circondati da un nugolo di bambini. Un piccolo gruppo di bimbe, guidate dalla figlia di Tahina, hanno danzato per noi. Abbiamo pranzato in una delle casette, veramente misera. Riso e brodo di pollo con qualche pezzo di carne.

Verso le 14.30 siamo arrivati a FIANARANTSOA**, una grande città di 700.000 abitanti. Tahina ci ha accompagnato in auto ad un belvedere da cui si domina la grande città. Poi ha parcheggiato all'ingresso della città vecchia, patrimonio UNESCO per l'architettura degli edifici che hanno decorazioni di mattoni rossi faccia a vista molto caratteristiche. A piedi siamo saliti al belvedere e visitato l'interno di una chiesa protestante.

Di seguito abbiamo visitato il centro fotografico realizzato da Pierrot Men, il fotografo malgascio più famoso, e ammirato le sue foto in mostra. Abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo di persona. Dopo una breve esplorazione al grande mercato, siamo arrivati al hotel Villa Sylvestre, con un brutto ingresso ma un interno molto elegante, in una struttura a piani sfalsati con pareti faccia a vista. Buone le stanze e la cena a menù fisso.

Sabato 10 agosto: colazione alle 6.00 e poi alla stazione per un purtroppo breve percorso sul famoso treno** che fino al 2019 arrivava a Manakara. Per il crollo di un ponte ora l'itinerario è molto più breve. Fermandoci in alcune stazioni abbiamo potuto fotografare tanti aspetti di vista quotidiana. Siamo scesi alla stazione di Sahambavy, dopo due ore. Dietro alla stazione abbiamo assistito ad un combattimento spontaneo tra galli. 

Poco distante abbiamo visitato una coltivazione di thè e la relativa fabbrica per la lavorazione. Essendo sabato, il lavoro era sospeso ma ugualmente un addetto ci ha illustrato nella fabbrica le vari fasi della lavorazione.

Per 15 km abbiamo seguito il percorso della ferrovia con bei paesaggi e gente al lavoro raggiungendo poi la nazionale n. 25 in direzione MANAKARA**. Arrivati in città verso le 18.00, ci siamo sistemati nell'hotel Antemoro direttamente sul mare, in un bel palmeto. Abbiamo occupato un bungalow molto spartano, con tetto di paglia e l'immancabile geco, per la gioia di Maria Rosa. Doccia, riposo e cena con orata e gamberetti.

Domenica 11 agosto: siamo usciti alle 7.00 per un breve percorso tra gli edifici coloniali di Manakara, tutti sul lungomare, in parte adibiti a ministeri o altri uffici. Notevole degrado. Percorrendo una pazzesca strada sterrata ci siamo avviati verso il villaggio MAROALA***, della comunità Antemoro, un'etnia musulmana di origine araba. Lo scopo era visitare il villaggio e rendere omaggio al re e alla regina. In realtà abbiamo incontrato entrambi sul sentiero per cui, dopo i saluti, li abbiamo caricati in auto al posto delle valigie. Poco dopo il gruppo ha proseguito a piedi per la totale impraticabilità della strada. Io purtroppo sono rimasto in auto, causa disturbi gastro intestinali. Il gruppo in mezz'ora ha raggiunto il villaggio. È stato regalato a ciascuno un cappello di rafia e un pareo alle signore. Il sedicente palazzo reale è in realtà una misera capanna di legno più grande delle altre. La stanza si è rapidamente riempita di uomini e donne con tanti bambini. Dopo un discorso preliminare di accoglienza il re ha accettato i doni (15€ a testa e due bottiglie di rum). Il rum è stato suddiviso e bevuto da tutti dopo un piccolo spruzzo sulla porta della capanna, per gli antenati. Maria Rosa si è prodigata in un discorso di ringraziamento e di saluto.

Recuperata l'auto, siamo andati a visitare il villaggio dei pescatori*, a tre km e, sul mare, tra gli eucalipti, abbiamo fatto un pic-nic con panini. Segnalo che il mare non è balneabile per le fortissime correnti. Alle 13.15 siamo abbiamo lasciato Manakara, diretti a Fianarantsoa distante 260 km. Ancora una volta ci siamo sistemati nel caratteristico hotel Villa Sylvestre. Ottima cena tranne che per me che mi sono limitato ad un piatto di riso.

Lunedì 12 agosto: abbiamo lasciato l'hotel alle 8.30 verso sud ovest. Dopo poche decina di km l'ambiente cambia completamente: la foresta pluviale viene sostituita da un territorio brullo, circondato da basse montagne aride e rocciose. Cambiano anche le abitazioni: non più capanne di legno a palafitta ma villaggi con numerosi edifici in mattone con tetto di paglia o con tegole piatte. Scompaiono gradualmente le risaie e le coltivazioni perché l'attività principale è l'allevamento e il commercio degli zebù.

Dopo un'ora e trenta ci siamo fermati in un villaggio per visitare un centro di lavorazione della seta* e, poco dopo, un centro di fabbricazione della carta* ottenuta dalla corteccia di una particolare pianta. Alle 12.30 abbiamo visitato la piccola RISERVA DI ANJA*** dove vivono i lemuri Catta (gatto) con la caratteristica coda ad anelli bianchi e neri. Ne abbiamo incontrati tanti sul sentiero e tra gli alberi perché sono molto curiosi e familiarizzano facilmente.

Abbiamo pranzato (io solo un thè) nel lodge accanto, per poi ripartire verso RANOHIRA (250 km). Il paesaggio diventa ora piatto, vera savana. Superata Ranohira, dopo 17 km, abbiamo raggiunto l'hotel Jardin Des Roys, veramente molto lussuoso, in stile bretone, faccia a vista. Anche la cena, a lume di candela, è stata all'altezza.

Martedì 13 agosto: verso le nove abbiamo raggiunto il parcheggio del PARCO ISALO**, rinomato per i trekking tra paesaggi rocciosi. Il percorso si inerpica tra le rocce per un tratto ripido. Segue un tratto pianeggiante, fino a raggiungere un Belvedere che permette di abbracciare con lo sguardo tutte le formazioni rocciose intorno. Di lì si scende alla piscina naturale, un minuscolo laghetto circondato dalle palme e alimentato da una piccola cascata. Il percorso, tre chilometri andare e tre tornare, ci ha impegnato fino alle 12:00.

Abbiamo pranzato in un ristorante a Ranohira e poi, 20 km più a sud, abbiamo raggiunto ILAKAKA***, centro abitato rinomato per le miniere di zaffiri. A partire dal 1998, con la scoperta di uno dei più grandi giacimenti alluvionali di zaffiro, è diventato il più importante centro commerciale di zaffiri grezzi del mondo. Pagando una modesta somma, siamo stati accompagnati a visitare le miniere, un'esperienza estremamente interessante. A colpi di badile decine di operai prelevano terra da una grande voragine, e la portano in superficie. In seguito la terra viene setacciata nell'acqua di un laghetto artificiale. Verso sera i frammenti raccolti vengono portati in paese in piccole baracche dove esperti valutano l'autenticità del materiale. 

Verso le 17.00, tramite una pista, abbiamo raggiunto una formazione rocciosa denominata Finestra d’Isalo** per fare le fotografie di rito al tramonto del sole. Abbiamo dormito nello stesso magnifico Jardin Des Roys. 

Mercoledì 14 agosto: siamo partiti alle quattro del mattino per poter percorrere i 270 km di nazionale veramente molto malmessa e arrivare in tempo al porto di TOLIARA*, sulla costa sud occidentale. Alle 9.00 avevamo l'appuntamento con la barca a motore che si doveva accompagnare a ANAKAO**, un porto più a sud raggiungibile solo via mare. A Toliara non c'è un pontile per cui siamo stati accompagnati sulla barca mediante un carro trainato da due zebù. In un'ora e mezza di navigazione abbiamo raggiunto l'Eco Lodge Lalandaka, un gruppo di bungalow abbastanza spartani sul mare. Piscina piccola e poco attraente. Mattina e pomeriggio in spiaggia (non particolare) e poi una cena di qualità modesta. Dopo cena siamo stati avvisati che non avremmo potuto rimanere ad Anakao le due notti previste perché era in arrivo un forte vento che avrebbe impedito il rientro per alcuni giorni. Abbiamo trascorso una notte pessima per una sgraziata musica a tutto volume fino al mattino alle 6.30. In generale l'esperienza di Anakao è stata di livello scarso. 

Giovedì 15 agosto: ci siamo imbarcati alle 8.30 sul motoscafo che ci ha condotto al porticciolo di Toliara dove ci attendevano i carri tirati dagli zebù per riportarci a terra. Approfittando della mattina libera, abbiamo gironzolato tra i negozietti di artigianato locale e Teresa e Maria Rosa si sono scatenate in acquisti. Nel limitrofo giardinetto alcuni bimbi si divertivano su un'improbabile ruota panoramica. È poi passato per strada un corteo di suonatori e figuranti in costume. Verso le 11.30 siamo arrivati all'hotel Nautilus di IFATY, un bel complesso sul mare, con bungalow nel verde, gestito da una francese. Ottimo il pranzo con insalata di frutti di mare e filetto di pesce. Qui abbiamo conosciuto Robinson, lo shamano che ci ha venduto strani oli per i dolori muscolari.

Verso le 15.30 Tahina ci ha accompagnato in auto al villaggio dei pescatori***. Altra esperienza molto interessante: dalla piroghe colorate in riva al mare alla sala "televisione" a pagamento. Il tutto tra povere capanne di legno, bambini vocianti, donne col pareo colorato e focolari accesi. Abbiamo festeggiato il ferragosto regalandoci l'aragosta a cena, una pazzia da 15€.

Venerdì 16 agosto: l'imprevisto cambiamento di programma ci ha costretto a spostarci all'hotel La Bella Donna, a pochi km ma sempre a Ifaty. Una splendida sistemazione sul mare, immersa tra le palme e le buganvillee.

In tarda mattinata abbiamo visitato il Villaggio delle tartarughe***, un area protetta destinata ad accogliere le tartarughe sottratte dalla polizia ai turisti che tentano di esportarle. Ospita oltre 3500 esemplari in varie aeree recintate all'interno della foresta spinosa. Una bella esperienza didattica. 

Nel pomeriggio, dopo un po' di spiaggia, Tahina ci ha accompagnati alla Foresta dei Baobab***. In questa vasta area di foresta spinosa, tra cactus e piante officinali, vivono centinaia di baobab, alcuni di oltre 500 anni. Abbiamo potuto immortale i profili di questi enormi e buffi alberi al tramonto. Ottima la cena con ravioli di pesce. 

Sabato 17 agosto: siamo riparti alle 10.00 diretti verso MANJA, distante circa 250 km di strada, inizialmente buona, ma poi sterrata. Il percorso è interrotto dal fiume Mangoky. Nei pressi del fiume abbiamo incontrato una bellissima foresta di baobab. L’attraversamento del fiume può essere fatto mediante un traghetto oppure percorrendo una diga in costruzione. Con piccole mance abbiamo adottato questa seconda soluzione, sicuramente più veloce. Abbiamo fatto sosta sotto un albero per il picnic e poi abbiamo proseguito fino a MANJA dove ci siamo sistemati in condizioni particolarmente scomode presso una dépendance dell'hotel Kanto. Abbiamo cenato al ristorante dell'hotel con carne di zebù. Notte fortemente disturbata dall'abbaiare dei cani, dal rumore delle galline e dallo sbattere della lamiera sul tetto.

Domenica 18 agosto: siamo partiti alle 6:30 dopo una scarsa colazione diretti verso MORONDAVA che dista 120 km di pista. Lo spostamento richiede dalle 5:00 alle 6:00 ore perché la pista è estremamente difficoltosa, sconnessa e comprende l'attraversamento di numerosi guadi. Abbiamo fatto brevi soste in villaggi Sakalava, molto caratteristici, e fotografato giganteschi baobab. Arrivati verso le 11.30, ci siamo sistemati nell'hotel Sun Beach, formato da bungalow, tra il verde e i fiori, sul mare, con tartarughe nel parco. Discreto sia il pranzo che la cena. Nel pomeriggio un itinerario molto dissestato di un'ora ci ha condotto al Viale dei Baobab***, luogo molto rinomato per la bellezza dello scenario al tramonto. Ovviamente c'era un gran numero di turisti. Uno spettacolo da non perdere. Poco distante Tahina ci ha portato nei pressi di uno stagno per qualche altra foto con i riflessi degli alberi. Cena e notte.

Lunedì 19 agosto: siamo partiti alle 4.45 per poter arrivare nel Viale dei Baobab all'alba. Pochi turisti. Incantevole. Abbiamo proseguito su piste estremamente sconnesse per uno spostamento: circa 8 ore per percorrere 200 km. A metà strada abbiamo attraversato il fiume Tsiribihina su una chiatta molto rudimentale e abbiamo poi sostato nel villaggio BELO SUR TSIRIBIHINA, per pranzare nel famoso ristorante Mad Zebù***. Un pranzo favoloso e raffinato. 

Nel pomeriggio abbiamo ripreso la pista e poco prima del tramonto siamo arrivati al fiume Manambolo dove ci attendeva una seconda traghettata di 15 minuti per scendere nel vivace porticciolo del villaggio BEKOPAKA. Ci siamo sistemati nell'hotel Olympie, sulla collina, costituito da vari bungalow di livello mediocre, e da una bella struttura centrale, con accanto la piscina. Discreta la cena sul terrazzo.

Martedì 20 agosto: alle 6.30 siamo andati al porticciolo del villaggio e ci siamo imbarcati sulla tradizionale piroga a remi** che, discendendo lentamente il fiume, ci ha permesso di visitare le piccole grotte e, più avanti, un antico cimitero Sakalava degli antenati Vazimba, una fila di teschi che si intravede in una spaccatura della roccia. Il giro di circa un'ora è veramente molto gradevole. 

Con un'ora di pista molto pesante, siamo arrivati nel parcheggio da cui partono i trekking per il parco del GRANDE TSINGY*** (si pronuncia Cinghi), patrimonio UNESCO. Avevamo deciso di fare solo una parte dell'itinerario, fino al belvedere e al ponte sospeso e poi di ritornare. Ci è stata assegnata un imbragatura e ci siamo avviati con la guida per un tratto di foresta. Abbiamo avvistato alcuni lemuri Hapa, piccoli, notturni. Di giorno dormono sugli alberi con gli occhioni tondi e spalancati. In realtà non vedono, gli occhi apparentemente spalancati servono per tenere lontani i nemici. Sulle rocce si trovano fossili di conchiglie e madrepore.

Dopo la prima ora di foresta, è incominciata la salita tra gigantesche guglie, rocce e pinnacoli. Si tratta di una ferrata con funi d'acciaio di sicurezza a cui attaccare i moschettoni nei punti più duri e ripidi. Si utilizzano appigli naturali sulla roccia, gradini artificiali, scale di ferro. Lungo il percorso si attraversano tre cunicoli camminando a carponi o strisciando. La salita ha richiesto un'ora e mezzo anche perché si incrociano persone che fanno il percorso inverso e il passaggio è unico. Dal belvedere la veduta è favolosa: una vastissima estensione di rocce nere, rigorosamente appuntite, di forme bizzarre e dimensioni varie. Poco distante c'è il famoso ponte sospeso, lungo in realtà una ventina di metri con un pianale solido e compatto e ottime protezioni ai lati. 

Come da programma, siamo tornati al parcheggio in un'altra oretta e dopo un piccolo pic-nic siamo ritornati all'hotel. C'era la possibilità, con un supplemento di spesa, di visitare anche il Piccolo Tsingy al tramonto, ma abbiamo preferito vederlo ... dal bordo della piscina, per la notevole stanchezza. Cena di discreto livello.

Mercoledì 21 agosto: partenza alle 6.30 per il lungo viaggio di rientro a Morondava. Al porticciolo ci attendeva la chiatta per la breve traghettata e poi di nuovo la pista polverosa. Dopo la seconda traghettata, abbiamo sostato a Belo Sur Tsiribihina, per visitare un vasto mercato locale e poi pranzare ancora una volta nel ristorante Mad Zebù. Lungo il percorso pomeridiano una breve deviazione ci ha consentito di fotografare i "baobab innamorati"**, due giganteschi alberi cresciuti in una sorta di abbraccio. A Morondava, verso le 17.00 ci siamo sistemati nell'hotel Vezo, bello, con un grande terrazzo sul mare. Ottima cena con granchio. 

Giovedì 22 agosto: abbiamo lasciato l'hotel alle 11.00 in direzione Antananarivo, distante 700 km da effettuare in due tappe, viste le condizioni delle strade. Ancora una volta il percorso ci ha regalato bellissimi scenari come i pescatori di gamberetti nei laghetti e il bagno nel fiume Manambolo al tramonto. Verso le 18.00 siamo arrivati MIANTRIVAZO, all'hotel Soa Lia, di buon livello, con aria condizionata ma con un rumoroso generatore nelle prime ore del mattino. 

Venerdì 23 agosto: partenza verso le sette verso l'altopiano. Una breve sosta nei pressi di un ponte ci ha consentito di vedere dall'alto i cercatori d'oro*** che, con lunghi bastoni, battono la pietra per ottenere una polvere da setacciare con l'acqua. Il percorso sull'altopiano ci ha consentito altri incontri particolari: ben due processioni di Famadihana e un piccolo mercato di zebù. Il lungo viaggio di circa 500 km è stato interrotto da un breve sosta a Antsirabe per uno spuntino in un pasticceria. Siamo arrivati all'hotel Belvedere di Antananarivo oltre le 18.30 per l'intenso traffico. Buona la cena con spiedini misti.

 Sabato 24 agosto: abbiamo lasciato l'hotel alle 7.00 e in auto abbiamo effettuato un tour panoramico della città: il viale dell'Indipendenza, il centro, con i vari ministeri, la parte alta della città, in cima alla collina, con il palazzo della regina*, ora museo, il belvedere e la Cattedrale. C'è anche un laghetto con un monumento ai caduti al centro. Poco distante il mercato dei fiori* e, nell'estrema periferia ovest, sulla riva di un corso d'acqua, un bel mercato dell'artigianato**, con prodotti molto belli, vari e con prezzi non ottimi. Verso le 11.00 Tahina ci ha accompagnato all'aeroporto e, dopo gli affettuosi saluti, abbiamo cominciato le pratiche d'imbarco. Il viaggio di rientro è stato pesante: una lunga sosta ad Adis Abeba e un'altra lunga sosta a Bologna.

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