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EGITTO - Valle del Nilo e Sharm

Luglio 2005

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E’ stata una decisione dell’ultima ora, una specie di “last minute”. Avevamo attivato una complicata e deprimente ricerca di un posto per la crociera sul Nilo, abbinata ad uno straccio di soggiorno balneare sul Mar Rosso ma ci siamo scontrati continuamente con il tutto esaurito. Eppoi dicono che il turismo all’estero è in calo !! Nel bel mezzo di questa caccia al viaggio, ci siamo resi conto che i passaporti erano fatalmente scaduti. Ho così cominciato a preparare il camper per una tradizionale vacanza in Croazia ma, tre giorni prima, è arrivata la conferma dalla agenzia “Tintarella” (un nome che è un programma) per i Viaggi del Turchese. Contemporaneamente, grazie ed uno strampalato giro di conoscenze (la titolare dell’agenzia è vicina di casa di un poliziotto della Questura), siamo riusciti ad avere i passaporti ed eccoci all’aeroporto di Bologna, per l’imbarco alle 23:30.

Lunedì 11: Un giorno inesistente dal punto di vista del viaggio perché dopo ½ ora di volo è scoccata la mezzanotte ed è iniziata la prima micidiale giornata del tour egiziano.

Martedì 12: Siamo sbarcati a Luxor verso le 4 del mattino, pregustando il meritato riposo sulla motonave ma il Tour operator era di tutt’altro avviso: un’ora per dare un’occhiata alla cabina e per fare colazione, poi mmediata partenza in bus per la visita alla VALLE DEI RE. Detto e fatto ci siamo ritrovati sul trenino che dal parcheggio conduce alle tombe dei faraoni della XVIII, XIX e XX dinastia, dal 1500 al 1000 a.C. La valle è chiusa da pareti rocciose e non tira un alito di vento. Già alle 7 del mattino il caldo era esagerato e la nostra impareggiabile guida Sami, di fronte all’ingresso della tomba di Sethi II°, si dilungava in spiegazioni di cui onestamente ricordo ben poco. Abbiamo visitato le tombe di Sethi II°, di Sethnakth e di Ramses VI°, quest’ultima arricchita da splendide decorazioni sulle pareti. I villaggi nei dintorni sono specializzati nella lavorazione dell’alabastro ed era implicito che il nostro Sami ci avrebbe portato nel classico negozietto convenzionato. In realtà penso che la maggior parte di noi fosse interessata più al refrigerio dell’aria condizionata che ai procedimenti di lavorazione. Un’altra magnifica tomba è situata nella VALLE DELLE REGINE e appartiene in realtà ad un principe, figlio di Ramses III°, forse il principe Amon-Ker-Khopechef. Poco distante la tomba della famosa Nefertari che purtroppo non si può visitare.  A pochi chilometri si trova il TEMPIO DELLA REGINA HATSHEPSUT, circondato da un doppio portico di colonne a base quadrata, con pareti ricoperte di bassorilievi. Questa regina dal nome impossibile fu reggente del figlio per circa 20 anni, nel 1500 a.C. Aveva abitudini dubbie: indossava abiti maschili e portava una barba posticcia per dimostrare che era forte come un uomo. Raggiungere a piedi l’ingresso del tempio sotto il sole cocente è una impresa non da poco. Mi chiedo come facessero la Regina e il suo seguito. I COLOSSI DI MEMNON erano all’ingresso di un tempio funerario di Amenofis III, ormai perduto da secoli. Pare che emettessero suoni nelle giornate ventose tanto che i romani li consideravano un oracolo e li andavano ad interrogare. Un bel giorno Settimio Severo pensò di restaurarli per ingraziarsi Memnon e da allora non “parlano” più. Sono alti 18 metri e, circondati da frotte di turisti accaldati e sudati, fanno la loro figura. Siamo poi ripartiti alla volta di LUXOR, per visitare il famoso tempio dell’antica capitale TEBE. La visita comincia dal lunghissimo VIALE DELLE SFINGI, che univa Luxor a Karnak. Al portale d’ingresso si affiancano due colossali statue di Ramses II ed uno solo dei due obelischi (l’altro, come noto, si trova a Place de la Concorde). Seguono vari cortili, circondati da colonnati e ornati da statue gigantesche, raffiguranti varie divinità e spesso e volentieri il nostro Ramses II, che, appena trovava un angolino vuoto in un tempio, vi faceva piazzare una sua nuova statua. La visita di KARNAK si è svolta all’insegna della disperazione. Anche qui il tempio è preceduto da un viale di sfingi, questa volta con la testa di ariete (criocefale). Il viale, nell’occhio del sole di mezzodì, è stato percorso dal nostro gruppo ad alta velocità per poter raggiungere la famosissima SALA IPOSTILA, formata da 134 colonne alte 23 metri, molto apprezzata perchè in grado di generare vasti spazi di ombra e un adeguato refrigerio. Confesso di aver visitato le aree successive, inevitabilmente al sole, in modo frettoloso. Un minimo di interesse hanno suscitato il LAGO SACRO, troppo paludoso però per farci il bagno, e la colonna con il gigantesco SCARABEO attorno al quale si fanno tre giri in senso antiorario perchè vengano esauditi i propri desideri. Penso che in quel momento desiderio di tutti fosse tornare al più presto all’aria condizionata del pullman. Scortati dalla polizia abbiamo raggiunto, in un’oretta, la chiusa di Esna, nei pressi della quale ci attendeva la motonave. Un ultimo sforzo sotto il sole a piedi sulla sterrata ed eccoci finalmente al fresco. Le motonavi sono ormeggiate una dopo l’altra, per cui per arrivare alla nostra ne abbiamo attraversate almeno tre. Ci attendeva una salvietta rinfrescante ed un bicchiere di limonata, poi il pranzo a buffet e il meritato riposo. Verso sera, dal bordo della piscina, abbiamo osservato l’attraversamento della chiusa di Esna e i meravigliosi paesaggi sulle rive del Nilo al tramonto.

Mercoledì 13: Dopo la massacrante prima giornata, la sveglia ci è stata data ad un orario più ragionevole: le 5:30!!  Il TEMPIO DI HORUS, ad EDFU, è il meglio conservato di tutto l’Egitto. Davanti all’enorme portale di ingresso fanno la guardia due cupi falconi di granito che, con il loro sguardo torvo, incutono una certa soggezione. All’interno un vasto cortile circondato da un  colonnato ricorda il chiostro di un monastero, se non fosse per i capitelli a fiore di loto e i geroglifici di tipico gusto egiziano. Seguono una serie di sale con colonnati ipostili superaffollati di turisti. Queste sale sono chiuse dal tetto per cui all’interno non circola l’aria e si suda solo a star fermi. Al di là del caldo, l’interno è però estremamente suggestivo. Da piccole aperture filtrano i raggi di sole che illuminano i bassorilievi, creando effetti di luce sulle pareti. Stretti corridoi e ripide scalette si intersecano in un labirinto che ricorda certe scenografie di Tomb Raider. La Sala del Tabernacolo, un monolito di granito grigio alto 4 metri, è circondata dal Corridoio dei Misteri dal quale si aprono 10 salette laterali adibite a funzioni diverse. All’interno di una di queste, mettendosi in coda, ci si può far fotografare di fianco ad una splendida portantina a forma di piroga. All’esterno del tempio la classica rassegna di bancarelle, con i venditori esasperanti che ti vogliono trascinare a forza nel loro negozietto per convincerti ad acquistare soprammobili dozzinali, abiti assurdi e copricapo improbabili. Al nostro rientro la motonave ha preso il largo, si fa per dire, in direzione Kom Ombo. Dopo la riunione delle 10:00 per le notizie organizzative di circostanza, ci siamo concessi un meritato bagno in piscina. Dietro le vetrate della sala da pranzo scorrevano, come in un documentario, splendide immagini delle rive del Nilo con gruppi di case di fango e paglia sotto le palme e povera gente al lavoro. A poche centinaia di metri dall’ormeggio si trova il TEMPIO DI KOM OMBO, edificato in epoca relativamente recente (300 a.C. circa) dei Tolomei, sulle rovine di un precedente tempio risalente al 1000 a.C. Nella vasta area rimangono alte mura di cinta, in parte ricostruite, colonnati e sale dalle pareti ricoperte di raffigurazioni di divinità. Da una parte alcuni bassorilievi rappresentano gli strumenti chirurgici in uso all’epoca. In un cortile un pozzo profondo veniva utilizzato come “nilometro” per misurare le piene del Nilo. Abbiamo fatto la fila per fotografare due coccodrilli imbalsamati. Non ne valeva sicuramente la pena. Lungo il tragitto di ritorno alla motonave siamo stati letteralmente presi d’assalto dai ragazzini che volevano venderci cianfrusaglie a poco prezzo. Ho scoperto che si tengono alla larga con la parola “bahc” (non so come si scrive) che in arabo significa “basta” oppure “dacci un taglio” o “smamma”. Per la cena ci siamo tutti addobbati all’egiziana perchè era previsto il “galabeya party”. Alcuni hanno utilizzato galabeye di foggia moderna, altri hanno optato per abiti da antichi faraoni, con risultati decisamente discutibili. Il risultato peggiore è stato ottenuto da alcune prosperose signore abbigliate nello stile “danza del ventre”. Ottima la cena, molto modesta la successiva animazione che ha coinvolto Elena e Maria Rosa in giochi penosi.

Giovedì 14: Forse per effetto dei clamorosi sbalzi di temperatura dai 50 gradi esterni ai 18 gradi delle camere o, forse, grazie all’animazione della sera precedente, gran parte del “Sami group” si è sciolto in diarrea per cui ho cominciato la prevista distribuzione di Dissenten ed integratori. Ma la vita continua, per cui l’impareggiabile Sami ci ha guidato in bus alla visita di ASSUAN. Pare che Assuan abbia un clima estremamente mite per cui è considerata una importante stazione climatica e di villeggiatura. Chi fa simili affermazioni non ha la più pallida idea di cosa significhi un clima temperato e sicuramente non è mai stato in Italia. In realtà girare per Assuan equivale ad una immensa sauna e il vento corrisponde ad un phon gigante che ti asciuga all’istante. Alla periferia della città, nelle antiche cave di granito, giace coricato un immenso OBELISCO INCOMPIUTO, lasciato lì perchè difettoso. Il granito di Assuan, detto sienite dal nome antico della città – Syene, fu utilizzato dagli Egizi per costruire tutti i loro edifici ed è molto pregiato. Non mi è sembrato particolarmente speciale. Sami ci ha spiegato che veniva spaccato utilizzando la dolerite, un materiale più duro del granito: nelle fessure praticate venivano infilati cunei di legno di sicomoro che,  opportunamente  bagnati, si rigonfiano. Tappa successiva la famosa DIGA DI ASSUAN la cui costruzione nel dopoguerra diede origine al Lago Nasser. La visita più interessante si è svolta al TEMPIO DI FILE dedicato alla dea Iside. Dopo la costruzione della diga vecchia, quindi dal 1898, il tempio rimaneva sommerso per tutto l’anno, riemergendo solo in agosto e settembre. Già questo era un problema non da poco. Con la diga alta la situazione sarebbe ulteriormente peggiorata perchè l’acqua del Nilo avrebbe mantenuto un costante livello di 4 metri. Senza mezze misure il tempio (dal 1972 al 1980) fu “traslocato” di 500 metri, su un’isola più alta, dopo essere stato opportunamente affettato. Dopo un primo cortile circondato da colonne, appare il portale di ingresso decorato da giganteschi bassorilievi. Segue un secondo cortile che conduce al tempio di Iside. In epoca cristiana fu trasformato in una chiesa per cui si trovano qua e là croci scolpite e simboli cristiani. Parte dei bassorilievi furono all’epoca scalpellati per cancellare le divinità pagane. All’esterno il Tempio di Hathor e il Chiostro di Adriano, un colonnato affacciato sul Nilo. Anche questa visita è stata in parte guastata dall’eccessivo caldo e dai diffusi movimenti intestinali. Per fortuna il nostro prezioso Sami ci ha condotto al negozio delle essenze noto anche per la produzione di preparati medicinali, una specie di farmacia alternativa insomma. Qui, nel refrigerio dell’aria condizionata, abbiamo potuto assaggiare the alla menta e karkadè al prezzo di una noiosa spiegazione sui poteri benefici delle varie specialità. Dopo il pranzo sulla motonave, tramite feluca, abbiamo raggiunto l’ORTO BOTANICO che a dire il vero non è un gran chè. Qualche foto e poi un nuovo imbarco alla volta del VILLAGGIO NUBIANO. Lungo il percorso abbiamo incrociato invadenti ragazzini su piccole canoe di legno che si aggrappavano pericolosamente ai bordi della barca cantando a squarciagola “quel mazzolin di fiori”. Tutt’attorno, sulle rive, un paesaggio di dune, gruppi di palme, rocce scure. Quest’area è conosciuta come cateratte del Nilo. Un edifico a cupola che sovrasta le dune è la tomba dell’Agha Khan. Nel villaggio nubiano vieni letteralmente sommerso da ragazzini postulanti. Ci siamo rifugiati in una abitazione opportunamente predisposta per le visite turistiche ma in realtà tutto il villaggio è ad alta densità di turisti alle cui spalle vivono tutti gli abitanti. All’interno Sami si è dilungato sulla storia e le abitudini di vita del popolo nubiano che pare sia specializzato nella pesca del coccodrillo nel lago Nasser e in effetti nell’acquario di casa sguazzavano alcuni cuccioli di coccodrillo, ancora piccoli ma già aggressivi. Di ritorno sulla motonave, Sami ci ha brevemente descritto il programma del giorno successivo con la sveglia programmata nientemeno che per l’una e 45.

Venerdì 15: Il previsto viaggio in pullman verso ABU SIMBEL era stato sostituito da un volo aereo, di qui la necessità di una alzataccia che ci ha fiondato a 300 Km. a sud di Assuan, 30 Km dal confine con il Sudan. Era ancora buio quando il Sami group compatto è giunto nella storica spianata, di fronte al monumentale tempio edificato da Ramses II. Abbiamo potuto così ammirare le colossali statue illuminate dai fari notturni e, pian piano, dalle luci dell’alba, in un ambiente di grande suggestione. Dalle dimensioni delle statue è evidente che Ramses aveva una discreta considerazione di se stesso. La sua autostima lo portava a costruire dappertutto enormi “autoritratti” di fianco alle principali divinità egizie, ma qui ha veramente esagerato. Sono convinto comunque che certi nostri uomini politici farebbero altrettanto se solo gli dessimo un po’ di corda. Il tempio è estremamente spettacolare anche all’interno: si accede ad una prima sala con il soffitto sostenuto da otto colonne ancora una volta con le forme del faraone. Sulle pareti magnifici bassorilievi raffiguranti scene di guerra. Ai lati si aprono numerose sale riccamente decorate e in fondo, nel Sacrario, sono collocate quattro statue disposte in modo da essere illuminate dalla luce dell’alba due volte all’anno, in occasione degli equinozi, per venti minuti. Ma Ramses ha voluto esagerare dedicando a Nefertari, la moglie preferita, un secondo splendido tempio a 100 metri dal suo. Sulla facciata sei statue alte 10 metri di cui quattro raffiguranti se stesso (mi sembrava bene!) e due la moglie con i figli. Mentre la spianata si stava riempiendo di turisti assatanati di foto, il nostro gruppo si imbarcava e raggiungeva l’aeroporto del CAIRO verso le 8. Ancora una volta pregustavo il meritato riposo ma l’inesorabile Sami era  di tutt’altro avviso: un pullman ci ha trascinati alla CITTADELLA per visitare la moschea di alabastro di Mohammed Ali. Naturalmente è stato necessario togliersi le scarpe e le donne del gruppo sono state bardate con grandi mantelli verdi. Sami si è dilungato in descrizioni delle tradizioni religiose del mondo islamico. Bello l’interno di stile “barocco-ottomano” illuminato da 365 lampade. Abbiamo pranzato in un discreto ristorante e finalmente siamo stati condotti al Sofitel Sphynx, un magnifico hotel con veduta sulle piramidi. Dopo la pennichella pomeridiana e la cena ci attendeva lo spettacolo SUONI E LUCI che si è rivelato estremamente scenografico.

Sabato 16: Gran parte della mattinata è stata dedicata alla visita della piana di GIZA. Ancora una volta l’astuto Sami ha saputo evitare le orde di turisti iniziando la visita dalla SFINGE. Dietro il gigantesco leone dal corpo umano si stagliano maestose le due piramidi più alte, CHEOPE e CHEFREN, immense gradinate verso il cielo. Avvicinandosi ai blocchi appare ancora più evidente la grandiosità di queste costruzioni ed è inevitabile riflettere sulla loro origine che appare ancora misteriosa, forse opera di mente non terrestre. E’ stato possibile fare foto senza elementi di disturbo, anche se, di recente, il paesaggio è stato rovinato da una malaugurata strada asfaltata che passa tra la piramide di Cheope e quella di Chefren. Accanto alla piramide di Cheope sorge un bruttissimo edificio in cemento che contiene la BARCA DEL SOLE, ritrovata nel 1954 in una fossa, proprio in questa posizione. Serviva al Faraone per i suoi spostamenti nell’aldilà. Sarebbe come farsi seppellire di fianco la propria Rolls Royce. Occorre un biglietto a parte ma la visita è del tutto giustificata dalla bellezza del reperto. Inevitabile la storica foto di gruppo ed una successiva esplorazione di una piramidina secondaria il cui interno olezzava di problematiche intestinali. All’estremo opposto dell’altopiano, da un belvedere superaffollato di bus e circondato di una miriade di bancarelle, si può ammirare l’intero paesaggio, in uno splendido colpo d’occhio. Ci attendeva il refrigerio del NEGOZIO DI PAPIRI dove abbiamo potuto assistere al metodo di lavorazione di questa pianta per poi sbizzarrirci in acquisti a modico prezzo. Dopo una sosta in un buon ristorante con piatti tipici e grigliata e il riposino al Sofitel, il pomeriggio è stato destinato al MUSEO DEL CAIRO. Purtroppo lo stile di esposizione è di tipo ottocentesco, paragonato di recente ad un “magazzino tipo Upim o Standa in cui, in vetrine casalinghe, sono esposte cose preziosissime, strette come barattoli di conserva”. Visitare il museo con una guida come il colto Sami è stato un vero piacere. Ha scelto i pezzi più famosi e interessanti, raccontandone l’origine e facendoci apprezzare gli aspetti estetici di ogni opera. Naturalmente le sale più clamorose sono quelle che contengono il TESORO DI TUTANKHAMON, una raccolta di 2000 pezzi che culminano con il sarcofago interno, in oro massiccio a 22 carati, del peso di 110 Kg. e con la famosa MASCHERA del faraone, in oro e pietre preziose. L’insieme è talmente stupefacente che consiglio vivamente di andarci e vedere di persona perchè ogni descrizione è sicuramente riduttiva. Abbiamo fatto sosta al famoso bazar di KHAN-EL-KHALILI, un labirinto di vicoli che ospita una miriade di negozietti di gioielli, spezie, profumi, abiti, ceramiche, legni e metalli lavorati. La visita meriterebbe tempo e pazienza ma dopo 1 ora il bus ci attendeva per il rientro all’hotel. Un bagno in piscina con veduta sulle piramidi e poi la cena.

Domenica 17: L’escursione facoltativa alla città di ALESSANDRIA D’EGITTO è particolarmente cara ma abbiamo aderito ugualmente, convinti dall’abile dialettica di Sami che descriveva cose meravigliose. In realtà è una gita interessante che si potrebbe tranquillamente evitare. Il viaggio dura quasi due ore: l’autostrada attraversa il delta del Nilo, in massima parte percorso da canali e pertanto ampiamente coltivato. Le CATACOMBE sono scavate su tre piani cui si accede mediante un’ampia scala a chiocciola. All’interno si trovano nicchie con dipinti murari di epoca greco-romana, numerosi corridoi ed una sala da pranzo che serviva ai parenti per banchettare dopo la sepoltura del defunto, forse per festeggiare l’eredità. In riva al mare, sulle vestigia del famoso Faro di Alessandria d’Egitto, una delle sette meraviglie del mondo, ora sorge un forte che ospita un museo navale ed una moschea che naturalmente non abbiamo visitato. Tappa d’obbligo la famosa BIBLIOTECA d’Alessandria d’Egitto, in stile decisamente moderno, inaugurata nel 2002. Molto interessante la visita al Museo che accoglie reperti del tardo periodo egizio e di epoca greco-romana. Il lungomare si affaccia su spiagge estremamente affollate di turisti locali, con gli ombrelloni talmente vicini da costituire una specie di unico riparo. Impressionante la quantità di bagnanti in acqua, con le donne rigorosamente vestite di nero e velate. Abbiamo pranzato a buffet allo Sheraton e visitato poi il parco del Palazzo del Re Faruk, ora residenza di Stato. Al ritorno ci attendeva la piscina del Sofitel, la sauna, il bagno turco e l’idromassaggio. Avendo poco tempo ho fatto tutto di seguito.

Lunedì 18: A pochi chilometri dal Cairo si raggiunge la NECROPOLI DA SAQQARA, con la famosa piramide a gradoni di Zoser. Appartiene alla 1° dinastia e pare sia la più antica del paese (2700 a.C). Un lungo colonnato conduce ad un vasto cortile da cui si può ammirare la piramide. Intorno all’area alcune mastabe, tombe di dignitari e di nobili decorate di bassorilievi ma non visitabili. Le rovine di MENFI, l’antica capitale, sono state trasformate in un vasto museo all’aperto, in uno scenario di palme e cespugli. Un brutto edificio in muratura contiene un colosso di Ramses II coricato. Al centro del parco una Sfinge di Alabastro realizzata in un unico blocco e qua e là colonne, steli e altre statue. Abbiamo potuto osservare gli operosi egiziani in azione, alle prese con dubbi interventi di restauro. Sette operai seduti all’ombra che osservano compiaciuti l’amico scalpellino alle prese con un blocco di pietra sotto il sole cocente. Il pezzo forte è stato il trasbordo di una fetta di colonna da una parte all’altra di un fosso: in quattro l’hanno fatta rotolare su alcune assi fino a che la colonna, con il suo peso, ha sollevato di colpo una delle assi che ha colpito un operaio esattamente dove non batte mai il sole. Applauso meritato. Al ritorno abbiamo sostato in un bel ristorante caratteristico e nel primo pomeriggio abbiamo salutato il Cairo, dirigendoci in pullman verso Sharm el Sheik. Il viaggio è durato più di sei ore, con una breve sosta in un discutibile “autogrill”. La maggior parte del gruppo è stata sistemata presso l’HOLIDAY INN, situato a 6 chilometri dalla città, in una zona desertica affacciata al mare. Alcuni invece erano destinati all’Hotel Mariott, a poche centinaia di metri dal centro. L’Holiday Inn è un vasto villaggio costruito su vari livelli degradanti fino al mare. La struttura architettonica è davvero splendida e tra palme, cespugli fioriti e villette, sono state collocate quattro grandi piscine. Queste sono indispensabili per chi non sa nuotare perchè dalla spiaggia inizia subito la barriera corallina che prosegue a pelo d’acqua per un centinaio di metri e su questa è assolutamente impossibile camminare. Mediante una lunga passerella si supera questo tratto di mare e ci si immerge sul bordo del reef che scende in verticale fino ad una profondità di 15-20 metri. Qui lo spettacolo è davvero assicurato. Si nuota in un acquario naturale tra una miriade di pesci multicolori: pesci farfalla, pesci angelo, pesci pappagallo, cernie di grandi dimensioni entrano ed escono dagli anfratti creati dai coralli e dalle madrepore. Con un po’ di attenzione si scorgono anche murene e i pericolosi pesci scorpione con pinne colorate che sembrano pennacchi.

Martedì 19: Tutta la giornata è stata dedicata al riposo e ai bagni sia in mare che in piscina, frammisti a chiacchiere con i simpatici compagni di viaggio. Nel pomeriggio, quando si alza la marea è possibile fare snorkeling anche vicino a riva per cui anche Maria Rosa ha potuto immergersi con maschera e pinne ammirando il ricco fondale. Mi sono cimentato in una specie di duello con un polipo che spostandosi nell’acqua limpida assumeva il colore del corallo. Gli unici punti deboli del soggiorno sono stati i pasti e l’animazione. Nella sala da pranzo eravamo alle prese con camerieri totalmente incapaci che apparecchiavano e sparecchiavano senza cognizione girando tra i tavoli come zombi. Il buffet era poi quantitativamente abbondante ma qualitativamente ripetitivo, con una sospetta tendenza al riciclaggio. Per quanto riguarda l’animazione, i ragazzi si davano parecchio da fare, ma durante il giorno non sapevano proporre molto più che la gara di freccette in spiaggia e il classico acquagym, mentre alla sera gli spettacoli erano a dir poco terrificanti.

Mercoledì 20: Una delle escursioni vivamente caldeggiata era la MOTORATA NEL DESERTO, un percorso nel deserto della durata di circa 3 ore con i quad, moto a quattro ruote motrici. Alle 17 siamo stati condotti in pulmino al noleggio delle moto e ci è stato assegnato il nostro mezzo. Eravamo bardati con scialli avviluppati in stile egiziano per difenderci dalla polvere. La moto si guida con una certa facilità anche se durante il percorso dovevamo procedere in fila e non erano consentiti sorpassi o fuoripista. Abbiamo percorso alcune vallate di deserto roccioso a nord di Sharm, con tappe d’obbligo, come la valle dell’eco e le tende dei beduini. Questi ci hanno offerto the alla menta. Molto bello il paesaggio al tramonto anche se la presenza di un impensabile numero di moto crea vera e proprie nubi di polvere. E’ comunque stato un vero spasso. Siamo rientrati alle 21:30 per un bagno ristoratore in piscina seguito dalla cena.

Giovedì 21: Immersioni e assoluto relax per tutta la giornata. Alla sera l’elezione di miss Holiday Inn con squallidi giochi e competizioni tra le concorrenti.

Venerdì 22: Elena ed io abbiamo partecipato alla gita all’isola di Tiran per cui di buon ora siamo stati convogliati al porto e ci siamo imbarcati in una comoda barca. Dopo un paio d’ore di navigazione abbiamo raggiunto i bassi fondali dell’isola e con la nostra guida abbiamo effettuato alcune belle immersioni tra splendidi coralli, madrepore in una miriade di pesci colorati. Siamo anche sbarcati sull’isola raggiungendo una laguna con splendidi colori. Alla sera finalmente uno spettacolo veramente dignitoso: i virtuosismi di un ballerino in costume tipico che ruotava vorticosamente sul palco e di seguito la danza del ventre.

Sabato 23: Appena usciti dalla camera, diretti alla sala della prima colazione, abbiamo saputo delle autobomba esplose durante la notte a Sharm e Naama Bay. Rientrati in stanza, ci siamo incollati ai telefonini per dare notizia di noi a casa e, dalla televisione, abbiamo appreso notizie più dettagliate. Alla reception i referenti del Turchese ci hanno consigliato di rimanere nel villaggio, consiglio superfluo perchè i taxi per tutta la giornata non sarebbero stati disponibili. Abbiamo annullato l’altra escursione prevista a Ras Mohammed preferendo evitare rischi, per cui ci siamo limitati alla spiaggia e alle piscine del villaggio. Alla sera siamo stati allietati, si fa per dire, da uno spettacolo di cabaret con scenette modeste e prive di senso, adatte comunque al clima triste della giornata.

Domenica 24: Ancora spiaggia e bagni sulla barriera corallina del villaggio, talmente ricca da competere con i fondali dell’isola di Tiran. Abbiamo di continuo seguito le notizie alla TV ma la vita nel villaggio è continuata senza interruzioni. Alla sera lo spettacolo di danze irlandesi è stato preceduto da una esibizione di tipo pseudoteatrale eseguita da un ospite di nome Vito. Peccato non aver avuto a disposizione pomodori o uova marce, ma fischi e ululati di protesta non sono mancati.

Lunedì 25: L’agenzia ha confermato il volo come previsto per cui, preparate le valige, ci siamo concessi un’ultima mattina in riva al mare ed un pranzo da pochi euro in spiaggia. Il volo di ritorno è stato senza intoppi. Siamo atterrati a Bologna alle 21:30.

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