E’ stata una decisione dell’ultima ora, una specie di
“last minute”. Avevamo attivato una complicata e deprimente ricerca di
un posto per la crociera sul Nilo, abbinata ad uno straccio di soggiorno
balneare sul Mar Rosso ma ci siamo scontrati continuamente con il tutto
esaurito. Eppoi dicono che il turismo all’estero è in calo !! Nel bel
mezzo di questa caccia al viaggio, ci siamo resi conto che i passaporti
erano fatalmente scaduti. Ho così cominciato a preparare il camper per
una tradizionale vacanza in Croazia ma, tre giorni prima, è arrivata la
conferma dalla agenzia “Tintarella” (un nome che è un programma) per
i Viaggi del Turchese. Contemporaneamente, grazie ed uno strampalato giro
di conoscenze (la titolare dell’agenzia è vicina di casa di un
poliziotto della Questura), siamo riusciti ad avere i passaporti ed eccoci
all’aeroporto di Bologna, per l’imbarco alle 23:30.
Lunedì 11: Un giorno inesistente dal
punto di vista del viaggio perché dopo ½ ora di volo è scoccata la
mezzanotte ed è iniziata la prima micidiale giornata del tour egiziano.
Martedì 12: Siamo sbarcati a Luxor verso le 4
del mattino, pregustando il meritato riposo sulla motonave ma il Tour
operator era di tutt’altro avviso: un’ora per dare un’occhiata alla
cabina e per fare colazione, poi mmediata partenza in bus per la visita
alla VALLE DEI RE. Detto e fatto ci siamo ritrovati sul trenino che
dal parcheggio conduce alle tombe dei faraoni della XVIII, XIX e XX
dinastia, dal 1500 al 1000 a.C. La valle è chiusa da pareti rocciose e
non tira un alito di vento. Già alle 7 del mattino il caldo era esagerato
e la nostra impareggiabile guida Sami, di fronte all’ingresso della
tomba di Sethi II°, si dilungava in spiegazioni di cui onestamente
ricordo ben poco. Abbiamo visitato le tombe di Sethi II°, di Sethnakth e
di Ramses VI°, quest’ultima arricchita da splendide decorazioni sulle
pareti. I villaggi nei dintorni sono specializzati nella lavorazione
dell’alabastro ed era implicito che il nostro Sami ci avrebbe portato
nel classico negozietto convenzionato. In realtà penso che la maggior
parte di noi fosse interessata più al refrigerio dell’aria condizionata
che ai procedimenti di lavorazione. Un’altra magnifica tomba è situata
nella VALLE DELLE REGINE e appartiene in realtà ad un principe,
figlio di Ramses III°, forse il principe Amon-Ker-Khopechef. Poco
distante la tomba della famosa Nefertari che purtroppo non si può
visitare. A pochi chilometri
si trova il TEMPIO DELLA REGINA HATSHEPSUT, circondato da un doppio
portico di colonne a base quadrata, con pareti ricoperte di bassorilievi.
Questa regina dal nome impossibile fu reggente del figlio per circa 20
anni, nel 1500 a.C. Aveva abitudini dubbie: indossava abiti maschili e
portava una barba posticcia per dimostrare che era forte come un uomo.
Raggiungere a piedi l’ingresso del tempio sotto il sole cocente è una
impresa non da poco. Mi chiedo come facessero la Regina e il suo seguito.
I COLOSSI DI MEMNON erano all’ingresso di un tempio funerario di
Amenofis III, ormai perduto da secoli. Pare che emettessero suoni nelle
giornate ventose tanto che i romani li consideravano un oracolo e li
andavano ad interrogare. Un bel giorno Settimio Severo pensò di
restaurarli per ingraziarsi Memnon e da allora non “parlano” più.
Sono alti 18 metri e, circondati da frotte di turisti accaldati e sudati,
fanno la loro figura. Siamo poi ripartiti alla volta di LUXOR, per
visitare il famoso tempio dell’antica capitale TEBE. La visita comincia
dal lunghissimo VIALE DELLE SFINGI, che univa Luxor a Karnak. Al portale
d’ingresso si affiancano due colossali statue di Ramses II ed uno solo
dei due obelischi (l’altro, come noto, si trova a Place de la Concorde).
Seguono vari cortili, circondati da colonnati e ornati da statue
gigantesche, raffiguranti varie divinità e spesso e volentieri il nostro
Ramses II, che, appena trovava un angolino vuoto in un tempio, vi faceva
piazzare una sua nuova statua. La visita di KARNAK si è svolta
all’insegna della disperazione. Anche qui il tempio è preceduto da un
viale di sfingi, questa volta con la testa di ariete (criocefale). Il
viale, nell’occhio del sole di mezzodì, è stato percorso dal nostro
gruppo ad alta velocità per poter raggiungere la famosissima SALA
IPOSTILA, formata da 134 colonne alte 23 metri, molto apprezzata perchè
in grado di generare vasti spazi di ombra e un adeguato refrigerio.
Confesso di aver visitato le aree successive, inevitabilmente al sole, in
modo frettoloso. Un minimo di interesse hanno suscitato il LAGO SACRO,
troppo paludoso però per farci il bagno, e la colonna con il gigantesco
SCARABEO attorno al quale si fanno tre giri in senso antiorario perchè
vengano esauditi i propri desideri. Penso che in quel momento desiderio di
tutti fosse tornare al più presto all’aria condizionata del pullman.
Scortati dalla polizia abbiamo raggiunto, in un’oretta, la chiusa di
Esna, nei pressi della quale ci attendeva la motonave. Un ultimo sforzo
sotto il sole a piedi sulla sterrata ed eccoci finalmente al fresco. Le
motonavi sono ormeggiate una dopo l’altra, per cui per arrivare alla
nostra ne abbiamo attraversate almeno tre. Ci attendeva una salvietta
rinfrescante ed un bicchiere di limonata, poi il pranzo a buffet e il
meritato riposo. Verso sera, dal bordo della piscina, abbiamo osservato
l’attraversamento della chiusa di Esna e i meravigliosi paesaggi sulle
rive del Nilo al tramonto.
Mercoledì 13: Dopo la massacrante prima
giornata, la sveglia ci è stata data ad un orario più ragionevole: le
5:30!! Il TEMPIO DI HORUS,
ad EDFU, è il meglio conservato di tutto l’Egitto. Davanti
all’enorme portale di ingresso fanno la guardia due cupi falconi di
granito che, con il loro sguardo torvo, incutono una certa soggezione.
All’interno un vasto cortile circondato da un
colonnato ricorda il chiostro di un monastero, se non fosse per i
capitelli a fiore di loto e i geroglifici di tipico gusto egiziano.
Seguono una serie di sale con colonnati ipostili superaffollati di
turisti. Queste sale sono chiuse dal tetto per cui all’interno non
circola l’aria e si suda solo a star fermi. Al di là del caldo,
l’interno è però estremamente suggestivo. Da piccole aperture filtrano
i raggi di sole che illuminano i bassorilievi, creando effetti di luce
sulle pareti. Stretti corridoi e ripide scalette si intersecano in un
labirinto che ricorda certe scenografie di Tomb Raider. La Sala del
Tabernacolo, un monolito di granito grigio alto 4 metri, è circondata dal
Corridoio dei Misteri dal quale si aprono 10 salette laterali adibite a
funzioni diverse. All’interno di una di queste, mettendosi in coda, ci
si può far fotografare di fianco ad una splendida portantina a forma di
piroga. All’esterno del tempio la classica rassegna di bancarelle, con i
venditori esasperanti che ti vogliono trascinare a forza nel loro
negozietto per convincerti ad acquistare soprammobili dozzinali, abiti
assurdi e copricapo improbabili. Al nostro rientro la motonave ha preso il
largo, si fa per dire, in direzione Kom Ombo. Dopo la riunione delle 10:00
per le notizie organizzative di circostanza, ci siamo concessi un meritato
bagno in piscina. Dietro le vetrate della sala da pranzo scorrevano, come
in un documentario, splendide immagini delle rive del Nilo con gruppi di
case di fango e paglia sotto le palme e povera gente al lavoro. A poche
centinaia di metri dall’ormeggio si trova il TEMPIO DI KOM OMBO,
edificato in epoca relativamente recente (300 a.C. circa) dei Tolomei,
sulle rovine di un precedente tempio risalente al 1000 a.C. Nella vasta
area rimangono alte mura di cinta, in parte ricostruite, colonnati e sale
dalle pareti ricoperte di raffigurazioni di divinità. Da una parte alcuni
bassorilievi rappresentano gli strumenti chirurgici in uso all’epoca. In
un cortile un pozzo profondo veniva utilizzato come “nilometro” per
misurare le piene del Nilo. Abbiamo fatto la fila per fotografare due
coccodrilli imbalsamati. Non ne valeva sicuramente la pena. Lungo il
tragitto di ritorno alla motonave siamo stati letteralmente presi
d’assalto dai ragazzini che volevano venderci cianfrusaglie a poco
prezzo. Ho scoperto che si tengono alla larga con la parola “bahc”
(non so come si scrive) che in arabo significa “basta” oppure “dacci
un taglio” o “smamma”. Per la cena ci siamo tutti addobbati
all’egiziana perchè era previsto il “galabeya party”. Alcuni
hanno utilizzato galabeye di foggia moderna, altri hanno optato per abiti
da antichi faraoni, con risultati decisamente discutibili. Il risultato
peggiore è stato ottenuto da alcune prosperose signore abbigliate nello
stile “danza del ventre”. Ottima la cena, molto modesta la successiva
animazione che ha coinvolto Elena e Maria Rosa in giochi penosi.
Giovedì 14: Forse per effetto dei clamorosi
sbalzi di temperatura dai 50 gradi esterni ai 18 gradi delle camere o,
forse, grazie all’animazione della sera precedente, gran parte del
“Sami group” si è sciolto in diarrea per cui ho cominciato la
prevista distribuzione di Dissenten ed integratori. Ma la vita continua,
per cui l’impareggiabile Sami ci ha guidato in bus alla visita di ASSUAN.
Pare che Assuan abbia un clima estremamente mite per cui è considerata
una importante stazione climatica e di villeggiatura. Chi fa simili
affermazioni non ha la più pallida idea di cosa significhi un clima
temperato e sicuramente non è mai stato in Italia. In realtà girare per
Assuan equivale ad una immensa sauna e il vento corrisponde ad un phon
gigante che ti asciuga all’istante. Alla periferia della città, nelle
antiche cave di granito, giace coricato un immenso OBELISCO INCOMPIUTO,
lasciato lì perchè difettoso. Il granito di Assuan, detto sienite dal
nome antico della città – Syene, fu utilizzato dagli Egizi per
costruire tutti i loro edifici ed è molto pregiato. Non mi è sembrato
particolarmente speciale. Sami ci ha spiegato che veniva spaccato
utilizzando la dolerite, un materiale più duro del granito: nelle fessure
praticate venivano infilati cunei di legno di sicomoro che,
opportunamente bagnati,
si rigonfiano. Tappa successiva la famosa DIGA DI ASSUAN la cui
costruzione nel dopoguerra diede origine al Lago Nasser. La visita più
interessante si è svolta al TEMPIO DI FILE dedicato alla dea
Iside. Dopo la costruzione della diga vecchia, quindi dal 1898, il tempio
rimaneva sommerso per tutto l’anno, riemergendo solo in agosto e
settembre. Già questo era un problema non da poco. Con la diga alta la
situazione sarebbe ulteriormente peggiorata perchè l’acqua del Nilo
avrebbe mantenuto un costante livello di 4 metri. Senza mezze misure il
tempio (dal 1972 al 1980) fu “traslocato” di 500 metri, su un’isola
più alta, dopo essere stato opportunamente affettato. Dopo un primo
cortile circondato da colonne, appare il portale di ingresso decorato da
giganteschi bassorilievi. Segue un secondo cortile che conduce al tempio
di Iside. In epoca cristiana fu trasformato in una chiesa per cui si
trovano qua e là croci scolpite e simboli cristiani. Parte dei
bassorilievi furono all’epoca scalpellati per cancellare le divinità
pagane. All’esterno il Tempio di Hathor e il Chiostro di Adriano, un
colonnato affacciato sul Nilo. Anche questa visita è stata in parte
guastata dall’eccessivo caldo e dai diffusi movimenti intestinali. Per
fortuna il nostro prezioso Sami ci ha condotto al negozio delle essenze
noto anche per la produzione di preparati medicinali, una specie di
farmacia alternativa insomma. Qui, nel refrigerio dell’aria
condizionata, abbiamo potuto assaggiare the alla menta e karkadè al
prezzo di una noiosa spiegazione sui poteri benefici delle varie specialità.
Dopo il pranzo sulla motonave, tramite feluca, abbiamo raggiunto l’ORTO
BOTANICO che a dire il vero non è un gran chè. Qualche foto e poi un
nuovo imbarco alla volta del VILLAGGIO NUBIANO. Lungo il percorso
abbiamo incrociato invadenti ragazzini su piccole canoe di legno che si
aggrappavano pericolosamente ai bordi della barca cantando a squarciagola “quel
mazzolin di fiori”. Tutt’attorno, sulle rive, un paesaggio di
dune, gruppi di palme, rocce scure. Quest’area è conosciuta come
cateratte del Nilo. Un edifico a cupola che sovrasta le dune è la tomba
dell’Agha Khan. Nel villaggio nubiano vieni letteralmente sommerso da
ragazzini postulanti. Ci siamo rifugiati in una abitazione opportunamente
predisposta per le visite turistiche ma in realtà tutto il villaggio è
ad alta densità di turisti alle cui spalle vivono tutti gli abitanti.
All’interno Sami si è dilungato sulla storia e le abitudini di vita del
popolo nubiano che pare sia specializzato nella pesca del coccodrillo nel
lago Nasser e in effetti nell’acquario di casa sguazzavano alcuni
cuccioli di coccodrillo, ancora piccoli ma già aggressivi. Di ritorno
sulla motonave, Sami ci ha brevemente descritto il programma del giorno
successivo con la sveglia programmata nientemeno che per l’una e 45.
Venerdì 15: Il previsto viaggio in pullman
verso ABU SIMBEL era stato sostituito da un volo aereo, di qui la
necessità di una alzataccia che ci ha fiondato a 300 Km. a sud di Assuan,
30 Km dal confine con il Sudan. Era ancora buio quando il Sami group
compatto è giunto nella storica spianata, di fronte al monumentale tempio
edificato da Ramses II. Abbiamo potuto così ammirare le colossali statue
illuminate dai fari notturni e, pian piano, dalle luci dell’alba, in un
ambiente di grande suggestione. Dalle dimensioni delle statue è evidente
che Ramses aveva una discreta considerazione di se stesso. La sua
autostima lo portava a costruire dappertutto enormi “autoritratti” di
fianco alle principali divinità egizie, ma qui ha veramente esagerato.
Sono convinto comunque che certi nostri uomini politici farebbero
altrettanto se solo gli dessimo un po’ di corda. Il tempio è
estremamente spettacolare anche all’interno: si accede ad una prima sala
con il soffitto sostenuto da otto colonne ancora una volta con le forme
del faraone. Sulle pareti magnifici bassorilievi raffiguranti scene di
guerra. Ai lati si aprono numerose sale riccamente decorate e in fondo,
nel Sacrario, sono collocate quattro statue disposte in modo da essere
illuminate dalla luce dell’alba due volte all’anno, in occasione degli
equinozi, per venti minuti. Ma Ramses ha voluto esagerare dedicando a
Nefertari, la moglie preferita, un secondo splendido tempio a 100 metri
dal suo. Sulla facciata sei statue alte 10 metri di cui quattro
raffiguranti se stesso (mi sembrava bene!) e due la moglie con i figli.
Mentre la spianata si stava riempiendo di turisti assatanati di foto, il
nostro gruppo si imbarcava e raggiungeva l’aeroporto del CAIRO
verso le 8. Ancora una volta pregustavo il meritato riposo ma
l’inesorabile Sami era di
tutt’altro avviso: un pullman ci ha trascinati alla CITTADELLA
per visitare la moschea di alabastro di Mohammed Ali. Naturalmente è
stato necessario togliersi le scarpe e le donne del gruppo sono state
bardate con grandi mantelli verdi. Sami si è dilungato in descrizioni
delle tradizioni religiose del mondo islamico. Bello l’interno di stile
“barocco-ottomano” illuminato da 365 lampade. Abbiamo pranzato in un
discreto ristorante e finalmente siamo stati condotti al Sofitel Sphynx,
un magnifico hotel con veduta sulle piramidi. Dopo la pennichella
pomeridiana e la cena ci attendeva lo spettacolo SUONI E LUCI che si è
rivelato estremamente scenografico.
Sabato 16: Gran parte della mattinata è
stata dedicata alla visita della piana di GIZA. Ancora una volta
l’astuto Sami ha saputo evitare le orde di turisti iniziando la visita
dalla SFINGE. Dietro il gigantesco leone dal corpo umano si stagliano
maestose le due piramidi più alte, CHEOPE e CHEFREN, immense
gradinate verso il cielo. Avvicinandosi ai blocchi appare ancora più
evidente la grandiosità di queste costruzioni ed è inevitabile
riflettere sulla loro origine che appare ancora misteriosa, forse opera di
mente non terrestre. E’ stato possibile fare foto senza elementi di
disturbo, anche se, di recente, il paesaggio è stato rovinato da una
malaugurata strada asfaltata che passa tra la piramide di Cheope e quella
di Chefren. Accanto alla piramide di Cheope sorge un bruttissimo edificio
in cemento che contiene la BARCA DEL SOLE, ritrovata nel 1954 in una
fossa, proprio in questa posizione. Serviva al Faraone per i suoi
spostamenti nell’aldilà. Sarebbe come farsi seppellire di fianco la
propria Rolls Royce. Occorre un biglietto a parte ma la visita è del
tutto giustificata dalla bellezza del reperto. Inevitabile la storica foto
di gruppo ed una successiva esplorazione di una piramidina secondaria il
cui interno olezzava di problematiche intestinali. All’estremo opposto
dell’altopiano, da un belvedere superaffollato di bus e circondato di
una miriade di bancarelle, si può ammirare l’intero paesaggio, in uno
splendido colpo d’occhio. Ci attendeva il refrigerio del NEGOZIO DI
PAPIRI dove abbiamo potuto assistere al metodo di lavorazione di
questa pianta per poi sbizzarrirci in acquisti a modico prezzo. Dopo una
sosta in un buon ristorante con piatti tipici e grigliata e il riposino al
Sofitel, il pomeriggio è stato destinato al MUSEO DEL CAIRO.
Purtroppo lo stile di esposizione è di tipo ottocentesco, paragonato di
recente ad un “magazzino tipo Upim o Standa in cui, in vetrine
casalinghe, sono esposte cose preziosissime, strette come barattoli di
conserva”. Visitare il museo con una guida come il colto Sami
è stato un vero piacere. Ha scelto i pezzi più famosi e interessanti,
raccontandone l’origine e facendoci apprezzare gli aspetti estetici di
ogni opera. Naturalmente le sale più clamorose sono quelle che contengono
il TESORO DI TUTANKHAMON, una raccolta di 2000 pezzi che culminano con il
sarcofago interno, in oro massiccio a 22 carati, del peso di 110 Kg. e con
la famosa MASCHERA del faraone, in oro e pietre preziose. L’insieme è
talmente stupefacente che consiglio vivamente di andarci e vedere di
persona perchè ogni descrizione è sicuramente riduttiva. Abbiamo fatto
sosta al famoso bazar di KHAN-EL-KHALILI, un labirinto di vicoli
che ospita una miriade di negozietti di gioielli, spezie, profumi, abiti,
ceramiche, legni e metalli lavorati. La visita meriterebbe tempo e
pazienza ma dopo 1 ora il bus ci attendeva per il rientro all’hotel. Un
bagno in piscina con veduta sulle piramidi e poi la cena.
Domenica 17: L’escursione facoltativa alla
città di ALESSANDRIA D’EGITTO è particolarmente cara ma abbiamo
aderito ugualmente, convinti dall’abile dialettica di Sami che
descriveva cose meravigliose. In realtà è una gita interessante che si
potrebbe tranquillamente evitare. Il viaggio dura quasi due ore:
l’autostrada attraversa il delta del Nilo, in massima parte percorso da
canali e pertanto ampiamente coltivato. Le CATACOMBE sono scavate su tre
piani cui si accede mediante un’ampia scala a chiocciola. All’interno
si trovano nicchie con dipinti murari di epoca greco-romana, numerosi
corridoi ed una sala da pranzo che serviva ai parenti per banchettare dopo
la sepoltura del defunto, forse per festeggiare l’eredità. In riva al
mare, sulle vestigia del famoso Faro di Alessandria d’Egitto, una delle
sette meraviglie del mondo, ora sorge un forte che ospita un museo navale
ed una moschea che naturalmente non abbiamo visitato. Tappa d’obbligo la
famosa BIBLIOTECA d’Alessandria d’Egitto, in stile decisamente
moderno, inaugurata nel 2002. Molto interessante la visita al Museo che
accoglie reperti del tardo periodo egizio e di epoca greco-romana. Il
lungomare si affaccia su spiagge estremamente affollate di turisti locali,
con gli ombrelloni talmente vicini da costituire una specie di unico
riparo. Impressionante la quantità di bagnanti in acqua, con le donne
rigorosamente vestite di nero e velate. Abbiamo pranzato a buffet allo
Sheraton e visitato poi il parco del Palazzo del Re Faruk, ora residenza
di Stato. Al ritorno ci attendeva la piscina del Sofitel, la sauna, il
bagno turco e l’idromassaggio. Avendo poco tempo ho fatto tutto di
seguito.
Lunedì 18: A pochi chilometri dal Cairo si
raggiunge la NECROPOLI DA SAQQARA, con la famosa piramide a gradoni
di Zoser. Appartiene alla 1° dinastia e pare sia la più antica del paese
(2700 a.C). Un lungo colonnato conduce ad un vasto cortile da cui si può
ammirare la piramide. Intorno all’area alcune mastabe, tombe di
dignitari e di nobili decorate di bassorilievi ma non visitabili. Le
rovine di MENFI, l’antica capitale, sono state trasformate in un
vasto museo all’aperto, in uno scenario di palme e cespugli. Un brutto
edificio in muratura contiene un colosso di Ramses II coricato. Al centro
del parco una Sfinge di Alabastro realizzata in un unico blocco e qua e là
colonne, steli e altre statue. Abbiamo potuto osservare gli operosi
egiziani in azione, alle prese con dubbi interventi di restauro. Sette
operai seduti all’ombra che osservano compiaciuti l’amico scalpellino
alle prese con un blocco di pietra sotto il sole cocente. Il pezzo forte
è stato il trasbordo di una fetta di colonna da una parte all’altra di
un fosso: in quattro l’hanno fatta rotolare su alcune assi fino a che la
colonna, con il suo peso, ha sollevato di colpo una delle assi che ha
colpito un operaio esattamente dove non batte mai il sole. Applauso
meritato. Al ritorno abbiamo sostato in un bel ristorante caratteristico e
nel primo pomeriggio abbiamo salutato il Cairo, dirigendoci in pullman
verso Sharm el Sheik. Il viaggio è durato più di sei ore, con una breve
sosta in un discutibile “autogrill”. La maggior parte del gruppo è
stata sistemata presso l’HOLIDAY INN, situato a 6 chilometri
dalla città, in una zona desertica affacciata al mare. Alcuni invece
erano destinati all’Hotel Mariott, a poche centinaia di metri dal
centro. L’Holiday Inn è un vasto villaggio costruito su vari livelli
degradanti fino al mare. La struttura architettonica è davvero splendida
e tra palme, cespugli fioriti e villette, sono state collocate quattro
grandi piscine. Queste sono indispensabili per chi non sa nuotare perchè
dalla spiaggia inizia subito la barriera corallina che prosegue a pelo
d’acqua per un centinaio di metri e su questa è assolutamente
impossibile camminare. Mediante una lunga passerella si supera questo
tratto di mare e ci si immerge sul bordo del reef che scende in verticale
fino ad una profondità di 15-20 metri. Qui lo spettacolo è davvero
assicurato. Si nuota in un acquario naturale tra una miriade di pesci
multicolori: pesci farfalla, pesci angelo, pesci pappagallo, cernie di
grandi dimensioni entrano ed escono dagli anfratti creati dai coralli e
dalle madrepore. Con un po’ di attenzione si scorgono anche murene e i
pericolosi pesci scorpione con pinne colorate che sembrano pennacchi.
Martedì 19: Tutta la giornata è stata
dedicata al riposo e ai bagni sia in mare che in piscina, frammisti a
chiacchiere con i simpatici compagni di viaggio. Nel pomeriggio, quando si
alza la marea è possibile fare snorkeling anche vicino a riva per cui
anche Maria Rosa ha potuto immergersi con maschera e pinne ammirando il
ricco fondale. Mi sono cimentato in una specie di duello con un polipo che
spostandosi nell’acqua limpida assumeva il colore del corallo. Gli unici
punti deboli del soggiorno sono stati i pasti e l’animazione. Nella sala
da pranzo eravamo alle prese con camerieri totalmente incapaci che
apparecchiavano e sparecchiavano senza cognizione girando tra i tavoli
come zombi. Il buffet era poi quantitativamente abbondante ma
qualitativamente ripetitivo, con una sospetta tendenza al riciclaggio. Per
quanto riguarda l’animazione, i ragazzi si davano parecchio da fare, ma
durante il giorno non sapevano proporre molto più che la gara di
freccette in spiaggia e il classico acquagym, mentre alla sera gli
spettacoli erano a dir poco terrificanti.
Mercoledì 20: Una delle escursioni vivamente
caldeggiata era la MOTORATA NEL DESERTO, un percorso nel deserto
della durata di circa 3 ore con i quad, moto a quattro ruote motrici. Alle
17 siamo stati condotti in pulmino al noleggio delle moto e ci è stato
assegnato il nostro mezzo. Eravamo bardati con scialli avviluppati in
stile egiziano per difenderci dalla polvere. La moto si guida con una
certa facilità anche se durante il percorso dovevamo procedere in fila e
non erano consentiti sorpassi o fuoripista. Abbiamo percorso alcune
vallate di deserto roccioso a nord di Sharm, con tappe d’obbligo, come
la valle dell’eco e le tende dei beduini. Questi ci hanno offerto the
alla menta. Molto bello il paesaggio al tramonto anche se la presenza di
un impensabile numero di moto crea vera e proprie nubi di polvere. E’
comunque stato un vero spasso. Siamo rientrati alle 21:30 per un bagno
ristoratore in piscina seguito dalla cena.
Giovedì 21: Immersioni e assoluto relax per
tutta la giornata. Alla sera l’elezione di miss Holiday Inn con
squallidi giochi e competizioni tra le concorrenti.
Venerdì 22: Elena ed io abbiamo partecipato
alla gita all’isola di Tiran per cui di buon ora siamo stati convogliati
al porto e ci siamo imbarcati in una comoda barca. Dopo un paio d’ore di
navigazione abbiamo raggiunto i bassi fondali dell’isola e con la nostra
guida abbiamo effettuato alcune belle immersioni tra splendidi coralli,
madrepore in una miriade di pesci colorati. Siamo anche sbarcati
sull’isola raggiungendo una laguna con splendidi colori. Alla sera
finalmente uno spettacolo veramente dignitoso: i virtuosismi di un
ballerino in costume tipico che ruotava vorticosamente sul palco e di
seguito la danza del ventre.
Sabato 23: Appena usciti dalla camera,
diretti alla sala della prima colazione, abbiamo saputo delle autobomba
esplose durante la notte a Sharm e Naama Bay. Rientrati in stanza, ci
siamo incollati ai telefonini per dare notizia di noi a casa e, dalla
televisione, abbiamo appreso notizie più dettagliate. Alla reception i
referenti del Turchese ci hanno consigliato di rimanere nel villaggio,
consiglio superfluo perchè i taxi per tutta la giornata non sarebbero
stati disponibili. Abbiamo annullato l’altra escursione prevista a Ras
Mohammed preferendo evitare rischi, per cui ci siamo limitati alla
spiaggia e alle piscine del villaggio. Alla sera siamo stati allietati, si
fa per dire, da uno spettacolo di cabaret con scenette modeste e prive di
senso, adatte comunque al clima triste della giornata.
Domenica 24: Ancora spiaggia e bagni sulla
barriera corallina del villaggio, talmente ricca da competere con i
fondali dell’isola di Tiran. Abbiamo di continuo seguito le notizie alla
TV ma la vita nel villaggio è continuata senza interruzioni. Alla sera lo
spettacolo di danze irlandesi è stato preceduto da una esibizione di tipo
pseudoteatrale eseguita da un ospite di nome Vito. Peccato non aver avuto
a disposizione pomodori o uova marce, ma fischi e ululati di protesta non
sono mancati.
Lunedì 25: L’agenzia ha confermato il volo
come previsto per cui, preparate le valige, ci siamo concessi un’ultima
mattina in riva al mare ed un pranzo da pochi euro in spiaggia. Il volo di
ritorno è stato senza intoppi. Siamo atterrati a Bologna alle 21:30.
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