Il 25 settembre 2019 è venuto a
mancare Roberto Santini, figura storica e di primo piano per
l’Audiovisivo UMORISTICO. Tra i primi iscritti al DiAF, ha partecipato
ai Seminari del Dipartimento con i suoi Audiovisivi arguti, piccanti e
spesso irriverenti, ma sempre carichi di grande simpatia.
Medico, professore associato di
Dermatologia all’Università di Parma, è stato Primario ospedaliero a
Lecco fino alla pensione, continuando poi a esercitare in libera
professione.
Figura molto colta e poliedrica, appassionato di musica e di
letteratura, amava recitare o cantare tra amici le sue poesie
dissacratorie. Realizzava i testi e cantava personalmente le musiche dei
suoi AudioVisivi, riuscendo a cogliere e a sottolineare con ironia gli
aspetti contraddittori della vita quotidiana.
La parola a ROBERTO SANTINI
CURRICULETTO
Roberto
Santini, sardo
(ma non muto) fin dalla nascita, ha coniugato la fotografia con un certo
spirito ironico e dissacratorio. Parmigiano di adozione e ormai lecchese
stabilizzato cronico, per 12 anni è stato ritenuto responsabile del
Centro Ustionati dell’Ospedale di Parma dove si è fatto le ossa e… un
mazzo della madonna! Nel 1970, privo delle necessarie raccomandazioni
baronali e/o politiche (cosa di cui va giustamente orgoglioso) ha subito
un processo concorsuale che gli è valsa una condanna a 30
anni di Primariato Ospedaliero, riuscendo poi ad evadere anzitempo per
non lasciarsi abbindolare dalla Bindi (!).
A
cavallo degli Anni ’90 è stato insignito dell’onorificenza di Autore
dell’ano, in quanto le sue foto sono state giudicate delle
cagate pazzesche. Un anno dopo è stato nominato MFI (Maldestro
della Fotografia Italiana), tanto che le sue opere sono
ancor oggi gelosamente conservate in frigorifero presso l’obitorio del
Cimitero monumentale di Vimercate. Altre invece, piuttosto oscure,
hanno avuto la nomination al Premio Nobel per la pece. La sua
poetica, elevata a sineddoche, si esprime nel mosso… a
compassione: le sue foto sono infatti quasi sempre sfuocate
per aver subito diversi tentativi di darle alle fiamme! In un
successivo maldestro tentativo di messa a fuoco ha dovuto però
subire le ire del suo parroco Don Egidio, che si è visto bruciacchiare
il pizzo delle tovaglie copri-altare. Fra le molte onorificenze a lui
attribuite, spicca quella di ESPIAF avendo espiato con 3
anni di carcere le sue innumerevoli colpe verso la fotografia.
Il
suo modo di fotograffiare non è “manicheo”, nel
senso che a chi ha la sfortuna di vedere le sue foto cadono subito le
braccia e quindi, in questo caso, le maniche sono del tutto
inutili! Un uso smodato del diaframma gli consente poi qualche
foto di più ampio respiro. Le sue opere, perennemente escluse
dall’Annuario e da FotoIt, non trovano collocazione neppure sul
calendario di Frate Indovino.
.
Predilige di gran lunga il soggetto al complemento e il
suo portfolio è sempre costantemente e desolatamente vuoto.
I suoi AudioVisivi sono un enigma che pericolosamente affascina e in
qualche modo stordisce l’annichilito spettatore, in aperta sfida ai
cacosmici e ai deboli di cuore. Uomo avvisato.
Sei uscito di scena come un grande artista, tra gli applausi
di tutti noi, e il sipario si è chiuso mestamente. Siamo
usciti dal teatro della tua vita conservando nel cuore la
freschezza, le battute ironiche, i doppi sensi, le frasi
volgari e irriverenti, tutte magicamente coniugate con
immagini altrettanto irriverenti e con musiche allusive e
intriganti, scelte con attenzione dal tuo immenso
repertorio.
Sempre attento alle vicende di attualità per poterne
ricavare spunti di satira, hai portato sul palcoscenico
dell'AudioVisivo i vizi della società, le contraddizioni dei
politici, la vanità del mondo dello spettacolo. Ma c'erano
anche i vizietti personali di tutti noi, le gelosie, le
invidie, la sessualità, temi proposti a volte in modo
sboccato, ma sempre con bonarietà ed eleganza. Tu stesso sei
stato, più di una volta, protagonista di ironiche
autocritiche, dimostrando grande sensibilità nel saper
ridere di te stesso.
Quando ti telefonai per proporti una serata al nostro
Fotoclub mi chiedesti: «Quali Audiovisivi devo portare?». Ti
dissi: «Tutti, devi scatenarti!». E fu una serata che ancora
i soci ricordano. Tante risate e tanta simpatia.
Dietro al
palcoscenico ormai vuoto c’è uno schermo gigante su cui scorrono i tuoi
Audiovisivi che parlano di te e che, per noi, ti renderanno eterno.
Gianni Rossi
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