Se è vero che comunicare significa
“mettere in comune”, mi sembra ovvio che il nostro
audiovisivo debba essere condiviso con un pubblico. Lo
spettatore o gli spettatori diventano un elemento
imprescindibile per la serata di proiezione: la
comunicazione viene fatta tra noi e “loro”. Loro,
unitamente all’ambiente e alla circostanza di
proiezione, sono il contesto.
I contesti sono spesso diversi. Un po’
come a scuola: un insegnante può avere una scolaresca di
alunni in età elementare o una classe di liceali. Stesso
insegnante ma diversi i contesti. La storia di Napoleone
dovrà essere insegnata con modalità estremamente diverse.
Addirittura alcune cose non si potranno nemmeno insegnare,
ad esempio la trigonometria alle elementari e le lettere
dell’alfabeto al liceo.
Sono concetti estremamente ovvi nella
scuola, ma non lo sono altrettanto nel mondo degli
audiovisivi. Solo pochi autori infatti riflettono sul fatto
che la dinamica comunicativa varia in rapporto al contesto.
Chi ha partecipato ai miei workshop sa
benissimo quanto tempo dedico ad analizzare i contesti. Dal
lontano 1984 credo di essermi trovato a proiettare in tutti
i contesti possibili ed immaginabili, dalla scuola alla
canonica, dalla sede politica al festival internazionale,
dal concorso prestigioso al web. E sono sopravissuto.
Di ritorno dalla vostra meravigliosa
vacanza in Australia, una volta realizzato l'inevitabile
audiovisivo di immagini sonorizzate, il contesto migliore di
proiezione è rappresentato dalle anziane zie, dotate
di tutta la pazienza necessaria per sopportare i vostri 35
minuti di paesaggi, città moderne e sfilate di canguri, in
muta ammirazione per le doti di esploratore del loro
nipotino. Altro contesto positivo è rappresentato dai
compagni di viaggio anche se, in questo caso, la colonna
sonora che avete scelto dopo una puntigliosa ricerca verrà
soverchiata dalla chiacchiere e dalle sonore risate degli
amici, dense di ricordi della vacanza.
Evitate accuratamente il contesto degli
amici. Guarderanno in silenzio, alcuni rodendosi di
invidia, altri dormendo saporitamente, complice il buio.
Sicuramente declineranno elegantemente ulteriori inviti a
cena.
In una rassegna di viaggio, per
definizione, dovrete proporre un viaggio e, se gli
organizzatori vi parleranno di un pubblico con prevalenza di
viaggiatori, saranno tollerati anche AV di lunga durata
(15-20 minuti). Non sottovalutate però questi ambienti
perchè tra i viaggiatori ci sono spesso fotografi esigenti e
sofisticati. Mantenete sempre alta la qualità fotografica e
di montaggio ed eventualmente alternate alcuni brevi AV non
di viaggio che voi amate particolarmente. E' necessario che
presentiate i contenuti di ogni lavoro: renderà più vivace
la serata e vi farà conoscere al pubblico, lasciando un buon
ricordo (si spera) di voi.
Il circolo fotografico, come
pure l'annuale seminario è formato da un pubblico di
addetti ai lavori. In questi ambienti non vi sono vincoli di
idee, contenuti, montaggio, tecnica. Fantasia e creatività
sono i benvenuti. La presentazione verbale non dovrebbe
esserci, perchè la vera comunicazione deve avvenire tra
l'opera e il pubblico. Si è soliti dire che l'audiovisivo
deve parlare da solo. Del resto quando andiamo al cinema non
abbiamo Steven Spielberg nella poltroncina di fianco che ci
spiega i contenuti. La vostra opera verrà vivisezionata, a
volte in modo spietato, ma il confronto tra autore e
pubblico, in un ambiente amichevole, potrà diventare una
grande occasione di crescita per entrambi.
La presentazione al circolo può
preludere alla presentazione dell'AV in un concorso.
Partecipare ad un concorso significa accettare precise
regole di durata o, a volte, di tema, ma soprattutto
accettare la discrezionalità delle giurie. In questo caso
l'audiovisivo deve veramente "parlare da solo". Può essere
ammessa una breve presentazione scritta che non sempre viene
letta. La graduatoria definisce i vincitori ma non dà
chiarimenti a chi non ha vinto. Questo spesso genera
frustrazione e delusione ma del resto non si è obbligati a
partecipare ad un concorso.
Come vediamo i contesti sono molto
diversi ma questo non vuol dire che dobbiamo adattare la
nostra creatività. La creatività non deve mai essere piegata
ad esigenze di concorso, di circolo o di amici. A volte
emergono luoghi comuni veramente balordi che invitano a
scegliere tematiche o sistemi di montaggio con specifiche
finalità. "Bisogna utilizzare linguaggi moderni per
avvicinare i giovani al mondo dell'audiovisivo". In
sostanza io dovrei realizzare un AV scegliendo contenuti e
utilizzando tecniche per attrarre giovani. Pazzesco. Questa
mentalità, adatta ad una polisportiva, non la ritroverete
sicuramente nei circoli letterari o artistici. Sarebbe come
pretendere che un pittore utilizzi colori più vivaci
rinunciando alla sua ispirazione per indurre i giovani a
dipingere. Se tra di noi ci sono molti giovani è un bel
fatto, anche se l'arte come sappiamo non ha età. E' noto che
Michelangelo progettò la Cupola di S. Pietro a 85 anni e
poco prima della sua morte, a 89 anni, scolpì la sua terza
Pietà, quella del Rondanini, considerata un’opera alquanto
originale rispetto alle precedenti.
L'audiovisivo deve venire dal cuore e
dal cervello. Deve comunicare in modo libero, spontaneo,
senza condizionamenti. Il genere che voi amate può non
essere adatto a tutti gli ambienti di proiezione. L'ideale
sarebbe produrre opere di natura molto diversa, facilmente
inseribili nei diversi contesti, ma non è da tutti. Se non
avete un audiovisivo di viaggio non potrete partecipare ad
una rassegna di viaggi. Dovrete farvene una ragione. Avrete
altre opportunità, il circolo fotografico, il seminario, i
concorsi, il Web. Esistono poi serate fotografiche a tema
(es. natura) e, in alcuni ambienti più sofisticati, vengono
organizzate rassegne dedicate a singoli fotografi che si
sono distinti per opere di qualità. Queste occasioni sono
sempre più frequenti e possono costituire un ambizioso
obiettivo per ogni autore di AV. |