Analizzando "a bocce ferme" il tabulato dei risultati del 10° Circuito
Nazionale e sentendo velati lamenti, sguardi attoniti e mesti borbottii,
ho pensato di proporre alcune riflessioni agli autori che si sono
trovati "sballottati" qua e là nella graduatoria. 7° in una giuria e
70° in un'altra, 4° da una parte e 66° dall'altra e così via. Mi
rendo conto di trattare una argomento alquanto spinoso ma, avendo
partecipato al Circuito Nazionale dal suo primo vagito posso garantire
che il quadro si è ripetuto pari pari in tutte le edizioni.
Il
fenomeno risulta evidente proprio per la formula intrinseca del
Circuito: lo stesso audiovisivo è giudicato da persone diverse in luoghi
diversi. Ne conseguono giudizi diversi. Inevitabile il confronto.
E'
facile processare le giurie, accusandole di scarsa competenza, limitata
preparazione, superficialità. Peccato che questi risultati altalenanti
si siano osservati anche in giurie composte da membri plurititolati.
Forse dietro tutto questo c'è un equivoco legato al termine "giuria",
che evoca un quid di imparziale ed aulico, che presuppone profonde
conoscenze di contorti regolamenti, applicati con indiscutibile
discernimento e salomonica perentorietà. Ahimè, la stessa cronaca
quotidiana smentisce l'infallibilità delle giurie istituzionali,
proponendoci condanne a 20 anni in primo grado e assoluzioni in appello.
Occorre
fare "corsi per giurati" si tuona da più parti. Ho una
controproposta: facciamo dei "corsi per partecipanti". Lo
dico anche a me stesso, visto che in tutte le edizioni sono stato
"partecipante" e, come tale, spesso sballottato a ping pong nella
graduatoria. E cosa insegnare a questi corsi? Concetti molto semplici.
L'audiovisivo è un'opera artistica che entra nella mente e nel cuore
dello spettatore, e quindi anche del giurato, attraversando i filtri
della cultura personale, della sensibilità individuale, delle conoscenze
formali. Raggiunge poi l'inconscio individuale di freudiana
memoria, costituito dalle categorie mentali depositate nel nostro
cervello che sono frutto della esperienza personale, dell'educazione,
del contatto con la famiglia e l’ambiente.
Più in
profondità, coinvolge i territori dell'inconscio collettivo del
sogno di Jung (1-2), incontrando i filtri più primordiali che
accomunano tutto il genere umano e che hanno eguale validità in ogni
cultura, in ogni area geografica ed in ogni periodo storico.
Oltre a
questo, i suoni, le forme, i colori penetrano nel profondo della
caverna e raggiungono le aree del paleoencefalo, attivando una rete
di connessioni neuronali in grado di modulare la nostra reattività
corticale in senso positivo o negativo, senza che noi capiamo perchè.
La
formulazione di un giudizio, condizionata inevitabilmente da questi
filtri, presenta pertanto un elevatissimo coefficiente di soggettività.
Fanno la parte del leone l'impatto e l'emozionalità che l'opera induce,
difficilmente traducibili in numeri da sommare.
A questo si dovranno
aggiungere altri elementi tecnici imprescindibili: il numero elevato
delle opere presentate, l’inevitabile stanchezza che la visione
prolungata impone, la difficoltà di vedere una seconda volta per limiti
di tempo, la necessità di utilizzare strumenti di giudizio rapidi come
il punteggio, attribuito via via alle varie componenti, con una somma
finale.
Se poi aggiungiamo lo stato
d'animo storto, la cattiva digestione, il mal di testa, la fretta, il
caldo, il freddo, un impianto che si inceppa, uno schermo piccolo,
colori falsati, audio gracchiante ... come si dice da noi, ne viene una
gamba.
In conclusione la
graduatoria formulata in un concorso tra opere artistiche non ha nulla a
che vedere con la graduatoria dei 100 metri piani, definita da un
cronometro. Accettate queste bonarie riflessioni, risulta inevitabile
accettare i risultati, a volte contradditori, delle giurie.
Aggiungo
ora un altro quesito: è proprio necessario giudicare un audiovisivo?
Molto interessante al riguardo è un articolo della belga Liliane
Dorikens, (Diaporame Club Belgique - Notiz. DiAF, Anno VIII, N° 31: p.
9-11) che afferma: ”Perché non possiamo limitare le nostre
osservazioni ad esprimere il nostro apprezzamento o negandolo, come
facciamo con un dipinto o con una scultura?” e di seguito “ … più
vedo ed ascolto, più sono persuasa che l’arte, ed in particolare il
diaporama, non dovrebbe essere giudicato e non è adatto alla
competizione”. (3)
E allora perchè
iscriversi ad un concorso? Due amici che hanno partecipato al 10°
Circuito con un'ottima opera, discretamente penalizzata nella
graduatoria finale, mi scrivono:
il concorso è uno dei mezzi
utili per venire in contatto con altri appassionati: in questo caso meno
male che abbiamo deciso di intraprendere quello che per noi era un
esperimento, altrimenti non avremmo avuto possibilità di entrare in
contatto con voi! E un altro vantaggio portato dalla nostra
partecipazione è l'aver potuto iniziare a conoscere tante sfumature di
questo mondo, come per esempio l'esistenza di rassegne, convegni,
seminari sull'AV: non ne avevamo idea!
Il Circuito può quindi
essere strumento per conoscere, farsi conoscere, migliorare attraverso
il confronto, condividere la propria passione e, infine, creare
amicizie. La pubblicazione degli audiovisivi partecipanti sul sito DiAF
(4), prevista dal regolamento, trasforma il circuito da fredda
competizione a strumento di crescita e di formazione. Visionando le
opere abbiamo l'opportunità di confrontarci e di migliorare.
Un nuovo strumento formativo
è rappresentato da AV Lab - lettura e analisi degli Audiovisivi
(5) Prendendo a modello la lettura del Portfolio fotografico, l’idea è
quella di visionare e poi ragionare insieme con l’autore sull’opera
presentata da parte di due lettori docenti FIAF AV. L’intento è di
escludere qualsiasi atteggiamento didattico per dare all’incontro il
sapore di una conversazione tra amici di diverse esperienza, finalizzata
ad una crescita reciproca. Mentre la graduatoria del Circuito non dà
spiegazioni, ecco una occasione per rivedere e discutere la propria
opera approfondendone pregi e limiti.
(1)
http://gabriellagiudici.it/il-sogno-di-jung-la-definizione-di-inconscio-collettivo-e-il-distacco-da-freud/
(2)
http://guide.supereva.it/sogni/interventi/2008/11/jung-e-linconscio-collettivo
(3)
http://www.fiaf.net/diaf/wp-content/uploads/2013/01/Notiziario31_09-2005.pdf
(4)
http://www.fiaf.net/diaf/9-circuito-audiovisivi/
(5)
http://www.fiaf.net/diaf/av-lab/ |