A volte mi diverto a
collocare gli audiovisivi in una classificazione più generale e ho
notato che la maggior parte delle opere hanno una prevalenteimpronta
DESCRITTIVA. Sono in sostanza dei documentari che ci danno informazioni
riguardanti luoghi, natura, feste popolari, attività lavorative ecc.
L'intento dell'autore è prevalentemente quello di descrivere
senza emozionare né comunicare idee.
Altre opere contengono in
prevalenza un MESSAGGIO, cioè trasferiscono al pubblico un’idea
personale dell'autore. Gli elementi descrittivi sono sostanzialmente
finalizzati al messaggio. Potremmo dire che comunicano
idee senza descrivere né emozionare.
E' evidente che la
classificazione non va presa in modo rigoroso né in una logica di
merito. Ogni opera è un contenitore di vari elementi; anche un AV descrittivo ha
una sua componente emozionale e può altresì evocare idee. Proprio per
questo mi sono servito del termine prevalente.
Fin
qui è tutto semplice. Mi hanno complicato le cose alcuni autori che non
riesco ad inserire in questa classificazione. Primo fra tutti Ivano
Bolondi. I suoi audiovisivi emozionano
senza descrivere nè comunicare idee. Li definirei ESTETICO-CREATIVI.
Vi suggerisco di guardare: "Tracce nel Nulla" (https://youtu.be/Lgz1GrpH_z0)
o ancora di più "Atmosfere sospese" (https://youtu.be/UdujFT6vuxg)
con gli effetti sofisticati del montaggio di Claudio Tuti.
Ora, dovrete ammettere che
molte immagini sono incomprensibili giochi di forme e di colori, senza
aspetti descrittivi o messaggi, collocabili geograficamente in qualsiasi
parte del mondo o anche fuori dal mondo. Ed ecco il quesito che mi sono
posto: perchè gli AV di Bolondi piacciono? O più in generale, perchè
immagini, apparentemente prive di riferimenti descrittivi, fatte
esclusivamente di forme e colori, piacciono?
All'inizio
degli anni '60 molti psicologi americani indirizzarono i loro studi
verso la percezione visiva nei neonati per cercare di identificare tempi
e modalità di insorgenza delle percezioni sensoriali. Tra questi Robert
Fantz, americano, nel 1961 installò, sopra la culla di un bambino di tre
mesi, un tabellone con due immagini: da una parte un volto umano
schematico e dall'altra gli stessi tratti del volto disposti però in
modo disordinato. Il neonato dimostrava interesse solo per il volto che,
oltretutto,incuteva in lui una sensazione di gioia
http://www.perkinselearning.org/videos/webcast/visual-acuity-testing-part-1-history-preferential-looking-and-early-testing
La
prima immagine non suscita interesse perchè non viene riconosciuta,
mentre nella seconda riconosce le forme del volto della madre di cui ha
già acquisito elementi di comparazione, costituiti dai tratti salienti.
Questo test introduce due concetti fondamentali: riconoscimento ed equilibro
armonico.
Dalla nascita è presente
in tutti noi un processo molto semplice: vedo
- ricerco nel mio database cerebrale - confronto - riconosco - mi
tranquillizzo. Non vale solo per la vista. All'estero, in un
paese di cui non conosciamo la lingua, se ci imbattiamo in una
persona che parla l'italiano, scatta un meccanismo analogo: il
riconoscimento dell'idioma familiare crea in noi un senso di
sollievo.
Anello fondamentale di
questa catena sembra essere il database.
Durante la vita, giorno per giorno, dal contatto con l’ambiente,
dall'educazione, dalle nostre esperienze personali in famiglia,
nella scuola, nel lavoro e dalle interazioni affettive, riceviamo
milioni di informazioni che depositiamo, inconsapevolmente, nel
cervello; vengono così confezionate delle Categorie
mentali che
rappresentano il database di cui dicevo sopra, cioè l'insieme delle
informazioni che ci permettono di riconoscere e di valutare quanto
percepito dai nostri sensi. In questa forma di conoscenza diretta
possono essere collocati gli AV "descrittivi".
La cultura è una
componente fondamentale delle nostre categorie mentali. Arricchisce
enormemente il nostro database e permette sofisticate e strane
rielaborazioni. Immagini spietate di un campo di concentramento
comportano una percezione drammatica, ma il confronto di queste
immagini con i contenuti del nostro database consente
un riconoscimento e conferisce loro una adeguata collocazione
culturale attraverso la quale anche il dramma diventa equilibrio
armonico. E' questa la logica degli Audiovisivi che ho definito
"di messaggio".
Le categorie mentali
possono essere impresse tanto profondamente nella nostra mente da
non essere sempre percepite, appartenendo alla sfera dell'inconscio
(inconscio individuale). Subiamo però ugualmente la loro
influenza tanto che, a volte, dominano i nostri comportamenti e solo
con l'aiuto di uno "strizzacervelli" riusciamo ad esplorarle,
esorcizzandole.
Come
avevo accennato in un mio precedente articolo Giudicate
per essere giudicati (Notiziario
DiAF n° 73 -
p. 11-12), Carl Gustav Jung, allievo di Freud, nel 1909, aveva
concepito l'esistenza di categorie primordiali,
ancora più profonde, in grado di accumunare tutti gli esseri umani,
indipendentemente dalla loro origine, razza, cultura, periodo
storico, e comuni anche alle specie animali più evolute. Ipotizzò l'inconscio
collettivo, un insieme di schemi finalizzati alla conservazione
della specie sulla terra.
"Col pianterreno cominciava
l’inconscio vero e proprio. Quanto più scendevo in basso, tanto più
diveniva estraneo e oscuro. Nella caverna avevo scoperto i resti di
una primitiva civiltà, cioè il mondo dell’uomo primitivo in me
stesso: un mondo che solo a stento può essere raggiunto o illuminato
dalla coscienza. La psiche primitiva dell’uomo confina con la vita
dell’anima animale, così come le caverne dei tempi preistorici erano
di solito abitate da animali prima che gli uomini le rivendicassero
per sé ". Tratto
da Ricordi, sogni e
riflessioni di Carl
Gustav Jung, Milano, BUR, 1992.
Dopo 100 anni le ipotesi
di Jung hanno trovato conferma attraverso studi di neuroscienza che
definiscono in senso anatomo-funzionale i meccanismi e le
connessioni che stanno alla base delle nostre attività cognitive:
mentre molte informazioni vengono immagazzinate nelle aree più
superficiali del nostro cervello (corteccia), deputate al pensiero
consapevole per essere rielaborate e raffinate, altre scendono più
in profondità, raggiungendo il sistema
limbico, la parte più antica del nostro cervello (paleoencefalo)
che ci accomuna alle specie animali più evolute.
Il sistema
limbico è il cervello
"emotivo" al
quale sono legate le reazioni alle quattro funzioni della
sopravvivenza: lotta,
fuga, nutrizione, riproduzione cioè ira,
paura, piacere, desiderio. In questa sede sono
depositate già alla nascita le categorie mentali primordiali
ipotizzate da Jung, comuni a tutti gli esseri umani. Il paleoencefalo non
conosce le parole ma solo immagini
(forme, colori), suoni, odori e movimento.
Su questo database si trascrivono gli stimoli sensoriali
"elementari" che non necessitano di una decodifica
culturale, essendo privi di significati estrinseci, ma che
ugualmente devono essere riconosciuti in una logica
armonica, come le forme del volto della madre per il
neonato.
In questo
territorio giocano gli accostamenti di colore, le sfumature,
le forme e, naturalmente, visto che parliamo di audiovisivi,
i suoni, armonizzati con forme e colori e pure il movimento.
E' un linguaggio semplice ma universale, senza barriere
linguistiche o condizionamenti culturali.
Ecco dove si
possono collocare gli audiovisivi estetico-creativi di
Ivano Bolondi. Sono in grado di sorvolare confini
territoriali, divisioni ideologiche, religiose, di razza. Li
potrete proiettare in tutto il mondo e sempre funzioneranno.
Ma
è solo una apparente semplicità perchè non tutti gli accostamenti
cromatici sono adeguati, non tutte le forme suscitano equilibrio
armonico. Realizzare un audiovisivo descrittivo o introdurre in
questo un messaggio è facile perchè possiamo ricorrere alle nostre
conoscenze culturali, alle nostre idee, alla nostra sensibilità.
Realizzare un'immagine
in grado di raggiungere il cervello
emotivo richiede che
l'autore sia capace di vedere intorno a sé quei perfetti elementi
compositivi, quegli armonici accostamenti cromatici che si porranno
in equilibrio con il database del sistema limbico e che pertanto
saranno dotati del carattere di universalità. Questo procedimento
avviene, per definizione, nella totale inconsapevolezza dell'autore
che in realtà non vede ma percepisce, servendosi
non delle sue capacità cognitive ma di una dote innata, di un
talento naturale che pochissimi hanno e che trasforma l'autore in
artista.
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